E’ nato in Senato un intergruppo formato da tutti i senatori sardi per accelerare il riconoscimento del principio di insularità in Costituzione [di Gianni Marilotti]

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Non tornerò sulle ragioni del Comitato per l’insularità. Esse sono state chiaramente espresse da Maria Antonietta Mongiu e Roberto Frongia e sono diventate la piattaforma di quella “pedagogia sociale e civile” che deve accompagnare e supportare la battaglia di lungo corso affinché il popolo sardo possa pienamente partecipare, attraverso il suo Statuto Autonomistico, al benessere suo, dello Stato italiano e della Unione Europea, di cui ci sentiamo parte.

Nel momento nel quale alcune Regioni del Nord Italia rivendicano maggiore autonomia per poter accrescere i vantaggi già oggi evidenti e fonte di disparità, sentiamo forte la necessità di un fronte comune per il rispetto degli articoli 2 e 3 della Costituzione che impongono “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” e l’imperativo di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.

Ora, che la condizione di insularità sia un oggettivo ostacolo non è dubbio per nessuno. Dunque non è più tempo dei distinguo, delle sottigliezze sulla tattica, delle riserve: occorre marciare compatti.

E’ quello che abbiamo iniziato a fare in Senato creando un intergruppo informale aperto a tutti i parlamentari sardi. Oltre il sottoscritto per ora hanno dato la loro adesione, partecipando a diversi incontri, Emilio Floris, Lina Lunesu, Emiliano Fenu, Giuseppe Cucca, Ettore Licheri.

L’obiettivo principale dell’intergruppo è di chiedere alla Commissione Affari Costituzionali di avviare le procedure per calendarizzare la proposta di legge popolare depositata (con le sue 120 mila firme) per l’inserimento del principio di insularità in Costituzione.

Se si dovesse constatare che i tempi tecnici per l’accoglimento della richiesta risultassero troppo lunghi (dalle prime interlocuzioni si è parlato di un anno o più), col rischio, tra l’altro, sempre imminente di fine anticipata della legislatura, l’alternativa potrebbe essere quella di ri-presentare la medesima proposta di legge a firma di tutti i senatori sardi con l’aggiunta di quella dei capigruppo dei partiti di riferimento.

Abbiamo valutato anche l’ipotesi che, nelle more di tali trattative, si presenti una mozione che impegni il Governo ad attivare su questo tema un tavolo con la Regione sarda nella prospettiva di avviare una trattativa con l’UE, in particolare con la Commissione, per dare esecutività immediata alla Risoluzione del Parlamento europeo del 4 febbraio 2016 sull’insularità, che al punto 4 recita: “il P.E. chiede che la Commissione avvii uno studio/analisi approfondita sui costi supplementari che la condizione di insularità determina a livello dei sistemi dei trasporti di persone e merci e dell’approvvigionamento energetico, nonché di accesso al mercato, in particolare per le PMI”.

Inserimento in Costituzione dell’insularità attraverso la modifica dell’articolo 119 della Carta, piena attuazione dell’articolo 13 dello Statuto Autonomistico, rispetto degli articoli 174 e 175 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea, risoluzione del 4 febbraio 2016 del Parlamento europeo: questi i riferimenti normativi per attuare una politica di riequilibrio di opportunità oggi negato.

Queste le premesse, ma sappiamo fin d’ora che senza un progetto alto che coinvolga le forze sane della società sarda, in primo luogo i giovani, per disegnare un nuovo modello di sviluppo che metta al centro ambiente, paesaggio, vocazioni, intelligenze, cultura , storia, tutto ciò non basterà a ridarci quel ruolo che ci spetta nel contesto italiano,  europeo e mediterraneo.

*Senatore della Repubblica – M5 Stelle

 

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