La Sardegna deve avere pari diritti nella mobilità di persone e merci [di Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu]

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Il Comitato per l’inserimento del principio di Insularità in Costituzione, nella costruzione di un percorso condiviso perché cittadine e cittadini sardi possano godere, come sancito dall’Art. 3 della Costituzione, di pari diritti, dignità e servizi del resto d’Italia, ha ripetutamente sottolineato quanto la Sardegna sia perennemente sull’orlo dell’isolamento perché la servitù nella mobilità è intrinseca alla sua insularità.

Solo politiche opportune possono superare tale servitù oggettiva. E’ colpa grave della politica non predisporre azioni per ovviarvi. Ciò è nella storia dell’Autonomia,  per responsabilità delle istituzioni regionali, nazionali, europee che non hanno incluso la Sardegna tra le regioni in cui la “perifericità” grava in forme insopportabili sulla libera circolazione di merci e persone che è il fondamento stesso dell’UE.

Non aver messo mano una volta per tutte da parte del Parlamento italiano e della Commissione europea alla risoluzione di un tema così decisivo come il riconoscimento del principio di insularità per la Sardegna con quanto questo significhi, crea un’obiettiva disparità tra cittadini. A catena, tale smaccata disparità nel diritto a muoversi liberamente, continua ad inerire drammaticamente in ogni aspetto della vita sociale, economica, culturale, imprenditoriale.

Dal prossimo 16 aprile l’isolamento sarà ineludibile perché scade la continuità territoriale e non è dato sapere se ci sarà un’ulteriore proroga o un qualche riscontro della Commissione europea sulle proposte della Regione Sardegna.  Non è dato sapere inoltre se le soluzioni che si adotteranno, in attesa dell’inserimento del principio di insularità in Costituzione, siano le più opportune e le più condivise da tutti i decisori politici, senza distinzione di appartenenza, vista la rilevanza della posta in gioco.

Nel percorso a sostegno prima del Referendum e in seguito della Proposta di legge di iniziativa popolare per l’insularità in Costituzione che il Comitato sta praticando con la comunità regionale; con le forze politiche, organizzazioni sindacali e datoriali, Sindaci, Università; con professionisti, studiosi e intellettuali, insegnanti e studenti, sportivi e terzo settore, il maggior disagio – che ne determina a catena altri – è da tutti individuato nell’impossibilità di autodeterminarsi nella libera mobilità a partire da quella interna nei diversi territori dell’isola, impossibile  a causa di una rete ferroviaria in gran parte a scartamento ridotto e ancora nell’assetto che ebbe nel suo primo impianto, nel secondo Ottocento. Ciò in controtendenza a quel principio di coesione promosso costantentemente dalle politiche europee.

L’azione che il Comitato sta conducendo non è di conseguenza soltanto la richiesta di un esito immateriale che attiene l’identità costituzionale, sottesa all’inserimento del principio di insularità in Costituzione, ma, come sa chiunque, in virtù della concretezza della Costituzione, le ricadute  materiali che permetteranno ai cittadini sardi e alle cittadine sarde di avere pari dignità e pari opportunità in ogni aspetto della vita.

Fintanto che non verrà eliminata questa condizione ostativa si forniranno facili alibi ai politici di ogni appartenenza e alla classe dirigente sarda in generale per il mancato progresso della nostra isola. La situazione della Sardegna oggi appare infatti la più grave di sempre da qualsiasi punto la si osservi. Un processo di desertificazione demografica, cultuale, produttiva sta intaccando ogni settore soprattutto quelli che in qualche modo sono ritenuti trainanti: le produzioni manufatturiere di qualità, le eccellenze agroalimentari, e quel turismo di qualità che è frutto di programmazione.

La domanda che poniamo al Parlamento italiano e alla Commissione europea è se si può fare economia di scala senza una programmazione? Se si può mai fare programmazione a fronte della totale incertezza nei trasporti? Come si intendano eliminare le condizioni ostative alle pari opportunità per cercare di competere con le regioni europee che sono economicamente e culturalmente trainanti in Europa se non riconoscendo il principio di insularità?

Nell’immediato bisogna riaffermare che il 16 aprile è dietro l’angolo e non c’è tempo da perdere e, contemporaneamente, che l’azione dei decisori politici, ai diversai livelli, deve essere pressante.

Ecco perché il Comitato per l’inserimento del principio di insularità in Costituzione sarà irriducibile nello spronare tutti i decisori di qualsiasi parte politica ad assumersi la responsabilità di azioni concrete e continuerà a promuovere azioni di pedagogia sociale e civile sulle concrete declinazioni dell’insularità, alfine di stimolare le istituzioni regionali, nazionali, europee preposte, esprimendo costante sostegno agli imprenditori che insieme a noi stanno sollecitando parole definitive da parte della Commissione Europea e dei decisori regionali e nazionali.

*Comitato per l’inserimento del principio di Insularità in Costituzione

 

 

Cagliari 20/01/2020

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