Malinconico è chi malinconico fa [di Nicolò Migheli]

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L’articolo di Umberto Cocco solo qualche anno fa l’avrei condiviso completamente. Lui ed io però siamo amici da troppo tempo e possiamo concederci il lusso di non essere d’accordo. Ha ragione Umberto sul senso di malinconia che oggi pervade il centrosinistra sardo; lo si legge nell’aria, lo si respira negli articoli che compaiono sul web e nei commenti dei social network. Quasi che la vittoria non fosse tale, quasi che non ci sia più progetto. Un risultato amministrativo o poco più, come se troppi avessero la sensazione che in fin dei conti “tocca sempre a loro”.

Evidentemente qualcosa si è rotto, non è bastato il volto pulito di Francesco Pigliaru e l’aver inserito forze ed aspirazioni sovraniste. I nomi che circolano sugli eventuali assessori aiutano. Più che le competenze promesse dal professore, le solite appartenenze. Non importa cosa conosci  ma chi conosci, come affermano cinicamente gli inglesi.

 Un pezzo di quel radicalismo sano se n’è andato con Michela Murgia, che lo ha portato fuori dalla sinistra, votandolo all’irrilevanza politica e non solo perché non è stato eletto nemmeno un consigliere, com’era largamente previsto. Fuori dalla sinistra, e contro la sinistra: per gli slogan usati, quel misto di grillismo sterile e di indipendentismo non ben compreso, di aggregazione di No a ogni opera pubblica e iniziativa industriale, e il ritornello che sembra sempre nuovo a qualcuno, della “diversità antropologica”, il siamo più puliti, più sani, incorruttibili, che funzionicchia per tutti i movimenti nascenti e che però se durano si rivelano nella storia più permeabili degli altri alla corruzione e ai vizi, senza l’argine di un ideale politico, di una struttura sedimentata di organizzazione minimamente democratica.” .

Mi dispiace Umberto, ma in questo passo del tuo scritto sbagli, e diventi ingeneroso, perché nella lettura di quel fenomeno complesso che è Sardegna Possibile, finisci col ricorrere agli strumenti del vecchio PCI, o della Chiesa cattolica: Nulla salus extra eclesiam! Quante volte ce lo hanno ripetuto i nostri insegnanti salesiani, ricordi? Sardegna Possibile è movimento di sinistra, basta leggere il programma. Non è antindustrialista, ma per una industrializzazione differente. È sì per il No, per un no su  come in tutti questi anni è stato gestito  il nostro territorio non certo per iniziative che abbiano senso, di cui se ne capiscono costi e benefici, ma soprattutto il vantaggio per le popolazioni coinvolte.

Sardegna Possibile non è grillismo, se lo fosse stata oggi Michela Murgia sarebbe la presidente della Sardegna. Non lo è perché non è populista per poter attrarre voti di protesta, mentre ha raccolto voti di proposta. Definisci l’indipendentismo “sterile” quando ben sai, ne abbiamo discusso più volte, che sempre di più la contraddizione territoriale è quella che sta segnando e segnerà i rapporti dentro la Repubblica italiana, così come avviene in Spagna e Gran Bretagna. Potrà succedere che la storia ci colga e, come spesso è accaduto, ci troverà impreparati. Forse ci conviene abituarci all’idea.

C’è un gioco che sta impazzando nel web. Un gruppo di buontemponi ha proposto che la Sardegna diventi cantone marittimo della Svizzera. Proposta che è finita persino sui giornali svizzeri. Pino Aprile, nell’articolo del Sole 24 da te citato, coglie segni di secessione, un sentimento che si diffonde, non ti chiedi perché ci sia questo desiderio di fuga dall’Italia? Perché il 40% degli intervistati dalle università di Cagliari ed Edimburgo siano favorevoli ad una Sardegna indipendente dentro la Ue?

Ancora una volta qualcosa si è rotto, ma il PD non la coglie. Eppure con Sardegna Democratica negli anni scorsi abbiamo discusso sia sul web, che nelle piazze di cento paesi, anche di questo. Siamo stati spazio di riflessione e tentativo di rinnovamento della sinistra sarda, dialogo con il mondo indipendentista e sovranista. Un’eredità dispersa in più parti. Un’occasione che il PD ed i suoi dirigenti non hanno saputo cogliere. Neanche chi si presupponeva ne fosse il leader. Quante volte è successo dal secondo dopoguerra?

Ecco perché in  Sardegna Possibile non c’è nessuna “diversità antropologica” conclamata, anzi alcuni vedono il centro sinistra come “compagni che sbagliano,” persone da convincere. Se critica c’è lo è per i soliti noti, per quelli che non passano, per chi tiene il gioco. I settantaseimila voti ottenuti da SP sono un patrimonio inestimabile in questo tempo, la metà circa di quelli che ha ottenuto il PD. Se Michela Murgia e il suo gruppo sono stati capaci di attrarre persone che prima votavano per il centrosinistra o addirittura erano anni che non votavano, lo si deve non solo alla proposta politica, ma anche al modo partecipato con cui la si è costruita e fatta conoscere.

La domanda che si dovrebbe porre il centrosinistra è: perché nella competizione elettorale non è riuscita ad essere convincente per una parte di elettorato che un tempo era suo? Perché per questi elettori il mito del voto utile non ha funzionato? Perché dal 2009 ad oggi si sono persi decine di migliaia di elettori? Forse a chi ha in mano quelle formazioni politiche tutto ciò non interessa. Loro il risultato lo hanno comunque conseguito, anche per mezzo di una legge elettorale pensata per l’esclusione, che concede premi persino alla prima minoranza. Legge che sarà di sicuro subissata da valanghe di ricorsi. Ecco il perché della malinconia, forse in molti respirano aria di precarietà.

Sardegna Possibile, non sarà un fenomeno passeggero ma una modalità differente di fare sinistra in Sardegna; una modalità innovativa che il Manifesto aveva definito: “Sinistra e territorialità.” Quindi l’idealità e la visione politica esistono e sono forti. Nessuna malinconia. Malinconico è chi malinconico fa. Il centrosinistra di governo?

2 Comments

  1. Elisabetta Marras

    Un parere più obiettivo lo aveva già dato Vittorio Sgarbi
    http://www.youtube.com/watch?v=IRcq1Y6N4R4

  2. E pensa che io lavoro lontano dalla Sardegna, non votavo da anni, e mi sono sempre ritenuto uomo di centro destra. Eppure, secondo il mio modesto parere, le Vostre proposte erano le uniche sensate e meritevoli di fiducia. E infatti vi ho votato e non lo nascondo.

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