Il Coronavirus avrà conseguenze sulla nostra democrazia [di di Nicolò Migheli]

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Viviamo dentro un romanzo distopico. La segregazione domestica ci porta a scandagliare il web alla ricerca di risposte che chiariscano il tempo che stiamo vivendo. Si trovano molte analisi sull’impatto che avrà la pandemia sull’economia mondiale e sulla globalizzazione. Poche però sul momento cruciale che la democrazia occidentale sta vivendo e come le misure operate dai governi possano costituire un precedente pericoloso.

Sul sito Arianna Editrice a firma di Roberto Buffagni  è comparso un articolo in cui si confrontano le due strategie messe in atto per sconfiggere Covid-19. La prima, quella britannica e in parte tedesca, prevede il non contrasto dell’infezione. Si punta all’effetto gregge, alla possibilità che si crei una immunità di massa. Un modello fatto di analisi costi-benefici sulla reale capacità dei sistemi sanitari di rispondere alla domanda. Prevede una percentuale di individui sacrificabili: malati cronici, anziani, poveri che non potranno accedere alle cure.

Si ha coscienza di trovarsi in uno stato di guerra, salvare l’economia diventa prioritario, alla luce che i conflitti odierni sono ibridi, usano tutte le armi a disposizione. Il sacrificio dei deboli rafforzerà il Paese che si troverà a competere a tutto tondo con gli altri. La loro scomparsa allevierà i sistemi sanitari e pensionistici, riducendo le spese dello Stato. UK in Brexit entro il 31 di dicembre, vuole arrivare a quella data nelle condizioni economiche migliori. Il modello però è osteggiato nel Paese e Boris Johnson ha già corretto il tiro imponendo ai settantenni quattro mesi di quarantena.

Questo approccio prevede che la vita economica e sociale non venga interrotta che tutto funzioni come prima. Il secondo modello di derivazione cinese, applicato in Italia e progressivamente in Francia, Spagna e Israele punta a bloccare il contagio con la segregazione domiciliare delle persone, le attività economiche ridotte al minimo. La conseguenza di questo approccio è una grave crisi economica e un probabile indebolimento in termini di potenza verso chi adotta il primo modello.

Le ragioni di questa differenza- scrive Buffagni- sono essenzialmente culturali, per la Cina il carattere comunitario di quella società, il rispetto degli anziani dato dal confucianesimo. Per l’Italia, il fondo cattolico, per cui ogni vita umana è preziosa, il concetto di guerra espulso dalla cultura del Paese da 80 anni, il valore degli anziani rintracciabile fin dal culto dei Lari romano. Quale dei due modelli funzioni è presto a dirsi data la mutabilità del virus. In Giappone una signora guarita è stata contagiata di nuovo. Parrebbe che non vi sia alcuna sicurezza fino al vaccino.

A parziale contraddizione del primo modello sembrerebbe che la Cina abbia sconfitto il virus, o almeno così racconta la propaganda di Xi, a quali prezzi e quali costi non è dato sapere, visto che i giornalisti  Li Zehua, Fang Bin e Chen Qiushi, che raccontavano di Wuhan sono scomparsi. Però soprattutto in alcuni media occidentali e tra i politici si è restati ammirati dalla loro capacità di decisione, di imporre misure fortemente restrittive alla popolazione.

Il fascino discreto del totalitarismo che contagia le èlite occidentali. Stefano Epifani, docente universitario e presidente del Digital Transformation Institute, scrive: “Mi spaventa un po’ la facilità con la quale guardiamo a modelli come quello coreano nella gestione dell’emergenza. Mi spaventa – al di là delle decisioni che verranno prese – la facilità con la quale si è disposti ad immaginare di abdicare alla privacy dei cittadini con strumenti di controllo decisamente invasivi. Perché alcuni diritti si fa presto a perderli, ma passata l’emergenza di turno è difficile recuperarli.”

I coreani fattisi forti dell’esperienza della Sars hanno usato i big data per rintracciare ogni contatto del cittadino trovato positivo al tampone. La Procura Generale di Israele ha accettato la proposta del governo israeliano di usare il Gps dei telefonini dei positivi al Coronavirus per tracciare i loro movimenti risalendo alle persone con cui sono entrate in contatto per metterle in quarantena. La polizia e i servizi segreti si affiancheranno ai medici, infermieri e operatori sanitari nella guerra contro il nemico invisibile.

L’autorità della privacy si è opposta alla disposizione definendola estrema. In Italia i non avvezzi alle cose giuridiche, io per primo, abbiamo scoperto che basta un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri per avere la vita rivoluzionata. Personalmente, pur nella disorganizzazione e improvvisazione cronica degli italiani, ritengo che in questo caso il governo abbia agito bene. Però si è creato un precedente, anche spostarsi fuori dalla nostra Sardegna con autorizzazione del presidente della Regione, pur giusta, ricade in quella fattispecie.

Nel caso, ad esempio, che lo Stato imponesse per ragioni di sicurezza e interesse nazionale il Deposito Unico delle Scorie Nucleari in Sardegna e che a seguito di ingenti finanziamenti ricevesse il nulla osta regionale, la cittadinanza che volesse protestare potrebbe essere confinata in casa con un semplice DPCM. Un caso estremo, ma non troppo. Ecco perché, finita la buriana occorrerà che non cessi la vigilanza. Corriamo il rischio di perdere il bene più prezioso, la nostra libertà. La Cina è vicina ed è capace di esprimere un softpower che conquista menti e cuori anche di sinceri democratici.

Per saperne di più:

Stefano Epifani,  Di Coronavirus, emergenze e sostenibilità digitale in https://www.techeconomy2030.it

Roberto Buffagni,  I due stili strategici di gestione dell’epidemia a confronto in https://www.ariannaeditrice.it

2 Comments

  1. umberto cocco

    Ah, grazie Nicolò! Si respira. Perché sopravvivremo, probabilmente, e rischiamo di trovarci in un mondo e in una Sardegna peggiori, assai peggiori. Con società e individui trasformati dal monopolio ‘salvifico’ della rete, il lavoro a casa, sicuro, protetto dalle infezioni, dai cattivi odori del vicino, dalle intrusioni sindacali; una disponibilità alla rinuncia al fastidio dei processi e dei tempi della democrazia, per abbracciare l’idea dell’uomo forte, come scrive Piero Ignazi oggi su La Repubblica, assai preoccupante se prende in Italia le forme di una maggioranza Salvini Meloni, con una spruzzata di simpatia per la Cina, Putin, Erdogan.
    Resterà pure qualche buona conseguenza delle pratiche e delle riflessioni che ci viene di fare in questi giorni, una traccia ecologica mentale e materiale che verrà lasciata dalle costrizioni dell’emergenza, l’amore per la vita e per la libertà che ci ha preso tutti, con intensità e a volte persino nell’euforia, e chissà cos’altro. Ma le paure non suscitano buoni sentimenti, si sa. Ne stiamo dando una prova noi sardi, con le reazioni assurde di chiusura mentale ancor prima che dei confini alle quali ci lasciamo andare di fronte a un altro panico, quello dei lombardi che riparano nel Mezzogiorno e nelle isole, a volte emigrati che tornano nella casa in paese per la quale pagano le tasse, o stranieri ai quali un sindaco ne ha regalato una, stendendo tappeti rossi e dicendogli questa è casa vostra.
    Fa impressione rileggere la promozione della Sardegna fatta dalla Regione nel 2012 con una sorridente Caterina Murino in costume che dice: “Al primo accenno di raffreddore, presto, Sardegna. Lasciatevi scaldare dal sole e cullare dal mare di una delle meravigliose spiagge”. Non vorrei che fossimo costretti noi ad andare via per farci curare in Continente, come già accade in tempi normali, per vedere subito all’opera la legge del contrappasso, che sta già rendendo giustizia di molte cose, mostrandoci impensabili capovolgimenti (l’ultima, i cinesi da untori a salvatori dell’umanità nel giro di pochi giorni).
    La soppressione dei voli e del trasporto in mare per i passeggeri è un fatto enorme, come se fosse scattata la trappola per i topi con noi tutti dentro. Bisognerebbe rifletterci, la continuità territoriale non dovrebbe spezzarsi mai per volontà nostra.
    Aggiungerei, se mi è consentito, ai materiali suggeriti da Nicolò Migheli,
    l’intervista di oggi, domenica 15 marzo, del neurologo Francesco Orzi a Radio Radicale (riascoltabile sul sito della radio, dalla rubrica La nuda verità, ore 19.30),
    un articolo di Carlo Melzi d’Eril e Giulio Enea Vigevani a pagina VI del Domenicale del Sole 24 Ore, titolo: Il Parlamento non sia assente;
    Piero Ignazi, La democrazia alla prova del virus, La Repubblica di oggi domenica 15 marzo, pagina 37

  2. Nicolò Migheli

    Grazie Umberto, ce la faremo se conserveremo lucidità e forza.

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