Sant’Efisio e il vescovo pisano [di Maria Antonietta Mongiu]

Pula, Nora, il santo in processione presso la chiesa di Sant'Efisio

L’Unione Sarda 16 aprili 2020. La città in pillole. Non vi era dubbio che Efisio poderosu, uscisse comunque lunedì 13 aprile da Stampace, l’antico Municipium romano, per inerpicarsi fino al colle più alto che da suburbio i Pisani trasformarono in cittadella turrita, prima della caduta della Villa giudicale di Santa Igia, nel 1257 .

Forse consapevoli di uno spazio topografico, speciale da tempo remoto, vi edificarono, dopo l’acquisizione nel 1217 dello stesso dalla giudicessa Benedetta, una chiesa fulcro da allora del Castel di castro. Dal 1258 è primaziale dedicata a Santa Maria Assunta e a Santa Cecilia, memoria della capitale giudicale, già consegnata alla damnatio memoriae. La chiesa, altrimenti orientata dall’attuale, fu visitata da Federico Visconti, Delegato pontificio, nella primavera del 1263.

Nel viaggio il vescovo pisano documenta territori e persone. Densa geografia in cui plasticamente si visualizza quanto Marc Bloch ebbe a dire del destino, nel medioevo, dei territori romani interconnessi tramite il sistema stradale, la più imponente infrastruttura del mondo antico. Nata con stazioni di posta, ponti, fattorie grazie ai militari romani, una sorta di genio civile, per controllare il mondo, finì per essere la rete di relazione immateriali matrice dell’Europa di oggi.

Crollati impero romano e manutenzione centralistica, interi tratti di strada, diventati impraticabili o pericolosi, furono sostituiti da vie d’acqua che, totalmente alternative, rendevano vicine terre lontane e distanti quelle prossime, spiegando così consuetudini e pratiche altrimenti senza risposta.

Visconti riafferma stigmi terribili sull’isola ma smentisce l’inaccessibilità tra regioni. Sbarca a Civita/Terranova/Olbia e fa tappe intermedie, compresa Galtellì, in approdi mai dismessi ab antiquo.

L’imago urbis che il vescovo predilige di Cagliari è tutta nella traiettoria del sacro; un ricco catalogo stratificatosi dal Cristianesimo primitivo. Emergono le chiese di Stampace e in particolare quella di Sant’Efisio sub divo. Un sacello che dell’attuale chiesa occupava la porzione di fronte all’altare e che aveva accessi al cosiddetto “carcere” nei calatoi di forma troco conica scavati nella roccia, unitamente alla declinazione tripartita della cripta, nell’alto medioevo quando in città fiorì un vasto e articolato habitat rupestre.

La solennità e la festa della gente accorsa oltrepassano l’omaggio al prelato. Sono struttura della coscienza di un mondo che riprende a rinascere da tempo immemore subito dopo la prima luna piena della primavera. Anche quest’anno, malgrado tutto.

 

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