Lettera aperta sulla proposta di un impianto ibrido solare termodinamico nel territorio di San Quirico (Oristano) [di Antonio Ignazio Garau- Portavoce Comitato San Quirico e di Tiria]

san quirico

Gent.mo Geom. Hochkofler, la sospensione fino allo scorso 3 maggio dei termini per la proposizione dei ricorsi nell’ambito del processo amministrativo, disposta dai vari decreti emanati dal Presidente del Consiglio dei Ministri per gestire l’emergenza sanitaria da Covid-19, sta verosimilmente alla base del fatto che ancora non ci sia stato notificato il ricorso al Consiglio di Sato preannunciato dai legali della San Quirico Solar Power da Lei rappresentata contro la sentenza del TAR Sardegna n. 118 del 26 febbraio 2020, con la quale i Giudici amministrativi hanno confermato il provvedimento R.A.S. di rigetto e archiviazione dell’istanza di A.U. per l’impianto ibrido solare termodinamico di San Quirico.

Approfittiamo dell’intervenuta sospensione dei suddetti termini per condividere apertamente con Lei qualche considerazione che va oltre le giuste motivazioni addotte dai Giudici amministrativi a conferma del rigetto dell’istanza di A.U. e per formularLe una proposta ragionevole.

 1) L’OBSOLESCENZA DELLA PROPOSTA PROGETTUALE ALLA LUCE DEL PROGREDIRE DELLA RICERCA SCIENTIFICA E DELLE INNOVAZIONI TECNOLOGICHE NEL CAMPO DEL SOLARE TERMODINAMICO.

Sono trascorsi ormai ben 8 anni da quando l’idea imprenditoriale ha mosso i primi passi (era il 2012!). Ora, i lunghi tempi di sviluppo del progetto definitivo (manca, ovviamente, quello esecutivo), unitamente alle sue innumerevoli criticità hanno determinato un allungamento a dismisura dei tempi per la valutazione di impatto ambientale nonché dell’iter per l’ottenimento dell’autorizzazione unica, ragion per cui il progetto mostra oggi una certa obsolescenza. Insomma, nel 2020 il progetto appare ampiamente datato sotto diversi profili. Ci limitiamo a citare qualche esempio a conferma dell’obsolescenza del progetto, che ne rende difficilmente sostenibile una sua ulteriore proposizione senza gli indispensabili e sostanziali aggiornamenti alla luce dei progressi della ricerca scientifica nell’ambito della tecnologia solare termodinamica negli ultimi anni:

 1a) Già dal luglio del 2018 gli organi di informazione e alcune riviste telematiche specializzate in tema di energia (per esempio, www.qualenergia.it) danno conto dell’imminente svolta relativa alla produzione di energia con la tecnologia del solare termodinamico a costi sempre più bassi. Ci riferiamo a un recente studio, firmato da Johan Lilliestam del Politecnico di Zurigo e Robert Pitz-Paal dell’Istituto di ricerca solare presso il Centro aerospaziale tedesco, che esamina le caratteristiche di due mega-progetti di CSP in Australia e a Dubai.

I progetti si caratterizzerebbero per “ottime condizioni finanziarie, tecnologia sempre più matura e, soprattutto, contratti PPA molto lunghi (fino a 35 anni) e flessibili, in modo da garantire possibili ricavi aggiuntivi”. Questi impianti, evidenziano i due ricercatori, “venderanno elettricità a costi incredibilmente bassi, soprattutto se paragonati con i valori medi registrati in precedenza: 6-7 centesimi di dollaro per kWh, circa metà di quanto osservato finora per le installazioni CSP di taglia analoga in altre parti del mondo”.

 1b) È ben noto che il solare termodinamico soffre ancora oggi di un enorme gap, a livello di costi, con le altre tecnologie rinnovabili. Ebbene, nell’aprile del 2019 ha preso avvio il progetto “Scarabeus”, coordinato dal prof. Giampaolo Manzolini del Politecnico di Milano e con il sostegno del programma europeo “Horizon 2020”, con l’obbiettivo di “abbattere i costi del solare termodinamico sviluppando un innovativo ciclo di conversione dell’energia termica in energia elettrica dove l’acqua è sostituita con miscele di anidride carbonica (CO2)”.

“L’aggiunta di piccole quantità di elementi selezionati alla CO2 pura (ovvero composti inorganici e fluorocarburi) consentirà di migliorare l’efficienza del ciclo di potenza riducendone le dimensioni e, appunto, i costi: il progetto ha l’obiettivo di ridurre del 32% quelli per l’installazione delle centrali solari termodinamiche e del 40% quelli di produzione dell’energia elettrica. Un risparmio di risorse che si tradurrebbe anche nell’abbattimento del costo finale dell’energia elettrica, arrivando potenzialmente a 96 euro a megawattora (-30%), così da colmare il divario tra il termodinamico e le altre tecnologie rinnovabili”.

Il progetto “Scarabeus” conta sulla collaborazione di vari partner istituzionali come le università di Brescia, Siviglia e Londra, l’Università tecnica di Vienna e su quella di diversi partner industriali, anche italiani.

 1c) Meriterebbero inoltre un particolare approfondimento i risultati di diversi altri progetti sperimentali riguardanti la tecnologia del solare termodinamico attuati, in Italia e in altri Paesi, successivamente alla messa a punto del progetto della San Quirico Solar Power e che promettono una particolare competitività sotto il profilo economico: dal cosiddetto STEM (Solare Termodinamico Megaldi), che permette di superare rischi e problematiche di oli minerali e sali fusi usando la sabbia come fluido conduttore (“meccanicamente il sistema è molto più semplice e sicuro degli altri tipi di solare termodinamico e quindi richiede minori costi di gestione e manutenzione, non avendo fluidi caldi e pericolosi da pompare fra tubi, caldaie e serbatoi, ma solo una “nuvola” di sabbia chiusa in una camera”, cfr. www.qualenergia.it);

alla nuova tecnologia che promette di ridurre sensibilmente i costi d’installazione realizzata da una start-up americana e basata su specchi riflettenti montati su un’unica struttura elastica con un solo motore, in grado di concentrare l’irraggiamento solare verso una torre centrale ricevente (cfr. www.qualenergia.it); alla sperimentazione dell’ENEA che punta al riutilizzo degli scarti dell’industria siderurgica opportunamente riprocessati per lo stoccaggio di energia termica negli impianti solari termodinamici, con il vantaggio di “ridurre i costi associati alla tecnologia del solare a concentrazione e ottenere un sistema di produzione di energia elettrica ancora più sostenibile” […], grazie a “una riduzione di materia prima utilizzata (20%), di energia consumata (fino al 20%) e di CO2 evitata (fino a 70 kg per tonnellata di acciaio prodotto)” (cfr. www.qualenergia.it); alla nuova tecnologia sperimentale proposta da Heliogen, una società statunitense attiva nel campo del solare a concentrazione, che ha messo a punto in via sperimentale un campo di specchi capace di generare temperature superiori a 1.000 °C (“attualmente, prima cioè di questo esperimento, lo stato dell’arte del solare a concentrazione arrivava a generare temperature di 500-600 °C.

L’esperimento di Heliogen sarebbe quindi riuscito più o meno a raddoppiare le temperature prodotte da un campo di specchi focalizzati sul suo ricevitore”) (cfr. www.qualenergia.it). Insomma, la ricerca di nuove tecnologie nel campo del solare a concentrazione ha fatto e sta compiendo passi da gigante, giungendo a dei risultati significativi e lusinghieri di cui – per ovvie ragioni cronologiche – il progetto della San Quirico Solar Power non tiene conto.

 2) L’IMPATTO DELLA CRISI DA COVID-19 SUL MERCATO DELLE ENERGIE RINNOVABILI.

La crisi da Covid-19 avrà un impatto fortemente negativo anche sul mercato delle energie rinnovabili e per diversi anni. Lo ha indicato a QualEnergia.it Catherine Robinson, Direttore esecutivo per il gas, l’elettricità e i future energetici della società di ricerche IHS Markit Global Power and Renewables, che prefigura un “mercato azzoppato fino al 2023 e un ritorno alla normalità entro il 2025”.

Ancora, l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) ha presentato il nuovo rapporto Global Energy Review 2020, con il quale fornisce una visione quasi in tempo reale dell’impatto straordinario della pandemia di Covid-19 sulle varie fonti di energia. Emerge che la domanda di energia diminuirà del 6% nel 2020, sette volte più che dopo la crisi del 2008. In termini assoluti, il declino è senza precedenti, “l’equivalente di perdere l’intera domanda energetica dell’India, il terzo consumatore di energia al mondo”, spiega l’Agenzia. A registrare le flessioni maggiori saranno le economie avanzate, con cali del 9% negli Stati Uniti e dell’11% nell’Unione europea (cfr. www.qualenergia.it).

 3) LA MANCATA VALUTAZIONE DEI LEGITTIMI INTERESSI CONTRAPPOSTI.

L’ex sindaco di Oristano, Guido Tendas, in un’intervista rilasciata al quotidiano LA NUOVA SARDEGNA lo scorso 10 marzo 2020, ha pubblicamente ammesso di aver scoperto solo di recente l’aspetto relativo alla svalutazione degli immobili (e delle attività imprenditoriali, aggiungiamo noi) esistenti a San Quirico e a Tiria, confessando anche “di non avere gli strumenti per una valutazione” di questo importante impatto.

Ciò significa che, quando la Giunta comunale di Oristano guidata dal sindaco Tendas, il 18 dicembre 2014, approvò lo schema di convenzione con la società San Quirico Solar Power senza peraltro coinvolgere preventivamente il Consiglio comunale (che appena due mesi dopo, il 20 febbraio 2015, avrebbe esplicitamente bocciato il progetto!), lo fece senza la necessaria e completa cognizione di causa sul pesante impatto del progetto sul territorio, anteponendo di fatto gli interessi (legittimi!) di una società privata a realizzare il suo business sul suolo oristanese a quelli (altrettanto legittimi, oltre che sacrosanti!) dei suoi amministrati a preservare il paesaggio rurale, una buona qualità della vita e, soprattutto, il valore dei loro beni immobili, acquistati e/o costruiti in anni di duri sacrifici, e a tutelare il valore delle loro attività economiche.

Geom. Hochkofler, il paesaggio rurale e gli insediamenti urbani diffusi di San Quirico e Tiria non meritano il peggioramento qualitativo che la realizzazione dell’impianto inevitabilmente comporterebbe, né gli abitanti della zona meritano di vedersi deprezzati i loro immobili in un range compreso tra il 18 % e il 9 % annui (la stima è prudente e da Lei stesso certificata). E dei danni che subirebbero le attività economiche (l’agriturismo, l’agrimacelleria, le aziende produttrici in biologico, etc.), che dire? E del consumo di suolo, del peggioramento complessivo della qualità dell’aria e, più in generale, della qualità della vita degli abitanti delle due borgate?

 4) L’INCOMPATIBILITÀ DELL’IMPIANTO CON LE NUOVE “LINEE GUIDA PER LA REGOLAMENTAZIONE E L’INCENTIVAZIONE DELLO SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE FINALIZZATE ALLA REALIZZAZIONE DI IMPIANTI A BIOENERGIE IN SARDEGNA”.

La R.A.S., con deliberazione n. 21/19, ha approvato lo scorso 21 aprile 2020 le “Linee guida per la regolamentazione e l’incentivazione dello sfruttamento delle risorse finalizzate alla realizzazione di impianti a bioenergie in Sardegna”. Tale documento vuole essere la risposta alle prescrizioni 1.4 e 1.5 del parere motivato della VAS del PEARS, di seguito riportate:

“1.4 nell’ambito delle attività preliminari alla redazione delle previste Linee Guida per la realizzazione di impianti a biomasse in Sardegna e delle azioni per la promozione ed incentivazione delle ipotesi di studio, si procederà, in collaborazione con i soggetti competenti in materia ambientale, alla redazione di un bilancio totale delle emissioni da biomassa da confrontare con il bilancio emissivo riconducibile alle fonti attualmente utilizzate (gasolio, etc. …);

1.5 in sede di aggiornamento delle previste Linee Guida per la realizzazione di impianti a biomasse in Sardegna sarà valutata l’opportunità di introdurre idonei criteri che tengano conto della ricaduta al suolo degli inquinanti atmosferici e conseguente rischio di danneggiamento delle coltivazioni limitrofe”.

Una parte significativa delle 15.500 tonnellate/annue di biomassa necessaria al funzionamento dell’impianto proposto dalla San Quirico Solar Power non solo non valorizza la filiera corta, ma risulta essere di provenienza extra-regionale. Ebbene, per quanto concerne le biomasse legnose, dopo aver sottolineato la necessità di verificare “la provenienza della biomassa solida consumata, in quanto il consumo di biomassa non disponibile localmente non soddisfa i criteri di rinnovabilità della risorsa stessa”, le Linee guida individuano le seguenti linee di indirizzo:

a)Limitazioni alla realizzazione di impianti che prevedano la sola produzione di energia elettrica. Tale tipologia di impianti risulta caratterizzata da rendimenti molto bassi (si vedano le valutazioni sui rendimenti degli impianti esistenti, riportate al termine del Capitolo 1 dell’Allegato I) a fronte di impatti emissivi significativi sul particolato atmosferico.

b)Promozione dell’impiego di biomasse autoctone derivanti dalla pulizia e dalla manutenzione delle aree forestali e del verde pubblico, facendo in modo che tali risorse siano utilizzate principalmente per la produzione di energia termica nel settore civile.

c) Efficientamento del parco impianti termici civili, attraverso la sostituzione degli impianti a biomassa solida esistenti con tecnologie più efficienti, e la diffusione di buone pratiche in tutti i casi in cui non sia possibile procedere con la sostituzione dell’impianto, con l’obiettivo di massimizzare lo sfruttamento delle bioenergie impiegate e ridurre l’impatto emissivo.

d) Installazione di nuovi impianti solamente in sostituzione di impianti fossili, […]. “La localizzazione di nuovi impianti alimentati a bioenergie deve innanzitutto tenere in considerazione le prescrizioni esistenti in merito alle aree non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili. A tal proposito si rimanda ai Criteri per l’individuazione di aree non idonee per la localizzazione e degli impianti a fonti rinnovabili (per la parte bioenergie), nel quale sostanzialmente viene ribadita la non idoneità all’installazione in siti quali aree di interesse culturale o pubblico, zone in prossimità di parchi archeologici, aree naturali protette e in generale in tutte le aree dove è impedita la realizzazione di nuovi fabbricati; difatti, una delle peculiarità degli impianti alimentati a bioenergie sta proprio nella necessità di depositi per lo stoccaggio e/o il trattamento della materia prima.

Al netto di quanto sopra esposto e relativamente in particolare al tema della filiera corta, la realizzazione di nuovi impianti è particolarmente auspicata in tutte le aree in cui la materia prima risulti già disponibile, ossia in quelle aziende agricole ove avviene già lo stoccaggio di scarti colturali e/o zootecnici.  Ferme restando le indicazioni sulle aree non idonee, al fine di limitare il rischio di danneggiamento delle coltivazioni limitrofe derivante dalla ricaduta al suolo degli inquinanti atmosferici, si ritiene opportuno fissare a 500 m la distanza minima degli impianti alimentati a biomassa.

In generale, l’analisi della filiera è un aspetto fondamentale per determinare la sostenibilità ambientale di un nuovo impianto alimentato a bioenergie, in quanto permette di evitare la realizzazione di impianti che necessitino di risorse non disponibili non solo a livello regionale, ma in un ambito ancora più ristretto, evitando così gli impatti emissivi legati al trasporto della materia prima, problematica quanto mai attuale in Sardegna, dove, come riportato al paragrafo 0 della PREMESSA, una parte significativa dei consumi attuali di biomasse solide e bioliquidi avviene sfruttando risorse extra-regionali”.

(cfr. https://delibere.regione.sardegna.it/protected/50413/0/def/ref/DBR50395/).

 5) SUL CONSUMO DI SUOLO NELLA PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO E NELLA REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA.

Il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, con il proprio decreto n. 13 dell’8 aprile 2020 sull’Uso dell’energia da fonti rinnovabili che entrerà in vigore il primo luglio 2020, ha previsto delle forti restrizioni per il fotovoltaico e per il solare termico a terra, prevedendo che i nuovi impianti possano essere installati solo sugli edifici e, in boschi, pascoli e aree alpine solo off-grid. L’obiettivo è quello di contenere il consumo di suolo (cfr. www.qualenergia.it e www.provincia.bz.it/).

Ecco, perché non applicare la condivisibile ratio del provvedimento che riguarda il territorio della Provincia Autonoma di Bolzano, in cui ha sede la società San Quirico Solar Power, alla borgata agricola oristanese che dà il nome alla società da Lei rappresentata? E perché, più in generale, non estenderla al territorio della Regione Autonoma della Sardegna?

Il rapporto dell’I.S.P.R.A. (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) intitolato “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” – Edizione 2016 fa registrare per la Sardegna, nel 2015, un incremento percentuale di consumo di suolo dello 0,7 % rispetto al 2012 ed evidenzia come, a scala comunale, colpiscano i notevoli incrementi connessi alla realizzazione di imponenti impianti solari fotovoltaici e termodinamici, come quello proposto dalla Sua società.

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Geom. Hochkofler, alla luce di quanto sopra, Le chiediamo di valutare la possibilità/opportunità che la società da Lei rappresentata rinunci alla presentazione del ricorso al Consiglio di Stato e ritiri la causa civile – di cui si è recentemente appreso dagli organi di informazione – intentata contro il Comune di Oristano relativamente alla legittima dichiarazione di decadenza della convenzione sottoscritta il 30 dicembre 2014.

Quanto sostenuto dall’ex sindaco Tendas in ordine alla non conoscenza fino a due mesi fa e, quindi, alla mancata presa in considerazione da parte del Comune di Oristano, nel dicembre del 2014,  degli aspetti legati alla svalutazione degli immobili (e delle attività economiche) presenti nell’area circostante l’impianto, sottoposto alle Direttive Seveso per rischio di incidente rilevante, costituisce già di per sé una motivazione più che valida che suffraga – fra le altre – l’opportuna e fondata dichiarazione di decadenza della convenzione adottata dalla Giunta Lutzu.

L’attuale Amministrazione comunale di Oristano, anche in ossequio alla chiara e coerente posizione espressa dal Consiglio comunale fin dal febbraio del 2015, agli interessi (legittimi) di una società privata ha anteposto, invece, quelli (altrettanto legittimi, oltre che sacrosanti) dei cittadini di San Quirico e di Tiria. La medesima valutazione degli interessi in gioco ha ispirato anche la chiara e ferma difesa dei beni paesaggistico-ambientali e degli interessi dei suoi cittadini da parte dell’Amministrazione comunale di Palmas Arborea, che è intervenuta nel procedimento di V.I.A. e in quello di A.U. per vicinitas all’area individuata per l’ubicazione dell’impianto.

Ora, giunti a questo punto e valutati attentamente gli aspetti dianzi succintamente esposti, non ritiene che sia meglio individuare in Sardegna un’altra area compatibile con l’ubicazione dell’impianto (abbondano le aree industriali e le zone P.I.P. inutilizzate e, purtroppo, anche quelle già degradate per via di precedenti attività antropiche!), aggiornando il progetto ormai datato alle più recenti innovazioni tecnologiche, oltre che al nuovo quadro normativo regionale, e condividendolo preventivamente con le amministrazioni comunali e con le comunità locali interessate?

La R.A.S., con deliberazione della Giunta regionale n. 5/25 del 29 gennaio 2019, ha autorizzato l’incremento del limite di utilizzo del territorio industriale per la realizzazione al suolo di impianti fotovoltaici e solari termodinamici nelle aree brownfield definite “industriali, artigianali, di servizio” fino al 20% della superficie totale dell’area, prevedendo anche degli ulteriori eventuali incrementi fino a un massimo del 35 % della superficie totale dell’area. E i bandi emanati da Comuni e da Consorzi industriali sardi in relazione alla disponibilità di queste aree si susseguono.

Geom. Hochkofler, Le chiediamo infine di valutare la possibilità/opportunità di destinare una parte delle ingenti spese legali necessarie per la preannunciata causa amministrativa nanti il Consiglio di Stato e per quella civile avviata presso il Tribunale di Oristano all’emergenza sanitaria da Covid-19, nello specifico all’Ospedale San Martino di Oristano (per l’acquisto di attrezzature medicali e di DD.PP.II. per il personale, da concordare con la Direzione sanitaria del nosocomio) e/o alla Caritas diocesana di Oristano (per far fronte alle vecchie e nuove povertà).

In tal caso, il nostro Comitato per la salute e la qualità della vita di San Quirico e Tiria, i cui componenti hanno già generosamente risposto in misura diversa e a vario titolo agli appelli avanzati da istituzioni pubbliche, dall’Ordine dei medici e dalla Caritas diocesana per fronteggiare la situazione di emergenza, rinuncerebbe ben volentieri a riscuotere dalla San Quirico Solar Power i 1.000 euro di cui alla condanna disposta con la sentenza del TAR Sardegna n. 118/2020, con l’impegno inoltre di contribuire con una cifra di pari importo alla suddetta nobile causa emergenziale.

Fiduciosi in un benevolo accoglimento delle nostre proposte e in attesa di riscontro, porgiamo i più distinti saluti.                                                                                                    

IL PORTAVOCE  Antonio Ignazio Garau – San Quirico – Tiria, 7 maggio 2020

Egregio Geom. Hans Peter Hochkofler, Amministratore della società San Quirico Solar Power S.r.l., Via Leonardo da Vinci, 1239100 BOLZANO PEC: sanquiricosp@pec.it

 

2 Comments

  1. Mario Pudhu

    Bene meda, Antonello! Fortza paris!

  2. Antoni Nàtziu Garau

    Gràtzias, Màriu!
    Comente amus naradu milli bortas, nois non semus contras de is impiantos pro prodùere energia dae fontes annoàbiles. Custu est su benidore de su produsimentu de s’energia, si non la cherimus agabbare cotos comente a oos a tostadu pro more de s’efetu serra.
    Sa chistione est chi impiantos de calidade industriale, sutapostos a is Diretivas Sèveso pro more de s’arriscu de intzidente mannu e perigulosu, bolent fatos in zonas industriales, non a tretu 500-600 metros dae un’agriturismu, dae un’agripanga, dae siendas chi produent in biològicu, dae domos in ue bi bivet gente dae cando sa R.A.S. aiat fatu sa reforma cun s’ETFAS. Est un’afracada mala a su paesàgiu agràriu (77 ètaros de terra bella pro sa laurera: in is annos Duamìgia bi semenaiant arrosu!) e a cussu antròpicu. Pensa chi chi b’at 24 domos chi su valore immobiliare issoro at a ismenguare intra de su 18 e su 9 % onni annu. Pro ite totu custu? Solu pro permìtere a una sotziedade boltzanina de incungiare unos 15 milliones de èuros a s’annu, pro prodùere energia chi non serbit ne a sa Sardigna, ne a is Sardos (ca nde produimus giai prus de su chi nos serbit)?
    B’at zonas industriales desertas, sena de impreu perunu, e b’at Cunsòrtzios industriales (comente a su de Nùgoro, pro nde mentovare unu) chi fatu fatu bogant bandos pro pònnere a disponimentu terrinos pro bi pònnere custa calidade de impiantos. Pro ite is impiantos industriales non los faghent in is zonas industriales?
    Custu est su chi, dae su 2014, semus proende a fàghere a cumprèndere a s’impresa de Boltzanu. Chi ddu fatzant in un’àteru logu prus adatu s’impiantu!
    Saludos bellos!
    Antoni

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