I custodi della memoria [di Maria Antonietta Mongiu]

Archivio

L’Unione Sarda 10 Dicembre 2020. La città in pillole. Più volte questa Rubrica si è occupata dell’Archivio di Stato di Cagliari, per le finalità istituzionali che sono, concretamente, quanto di più culturalmente operabile esista, in quanto attengono al vissuto esistenziale comunitario. Senza, si perde la dimensione di senso perché si tratta della memoria collettiva che, formalizzata, fonda la storia con le implicazioni pedagogiche e le conseguenti traiettorie.

L’Archivio nacque nel 1332 grazie ad Alfonso IV, re d’Aragona, sbarcato nell’isola nel 1323. Lo ubicò nel Castello di Cagliari perché ogni documento dell’amministrazione venisse custodito nel luogo che già i Pisani nel 1217 avevano scelto come fulcro politico e religioso. Potere che si alimentava su quanto vi si custodiva, dall’esemplare carattere fiscale e patrimoniale, che ha permeato gli archivi a venire.

Solida cultura archivistica quella sarda, appannata dall’utilizzo del digitale che imporrà forme di archiviazione probabilmente differenti ma non meno interessanti. Nel mentre, nell’isola, esistono diffusamente archivi cartacei di qualità ma a rischio per la cattiva conservazione o per i disastri naturali come hanno acclarato le recenti alluvioni. Successe a Villagrande. Oggi a Bitti.

La sciatteria nella cura del territorio mostra la necessità di liberarlo dal cemento che vi è stato spalmato ma, contestualmente, di lodare istituzioni e persone che hanno messo in sicurezza l’archivio di quel comune, caro a molti di noi.

Sembrava un’iperbole affermare che la rinascita sarebbe partita dall’Archivio di Stato, ma così è stato. Ha fatto il miracolo la sinergia tra Segretariato regionale; Soprintendenza archivistica; Archivio di Stato, studentesse e studenti della Scuola di Archivistica che hanno trasformato in opportunità formativa una sciagura, tutti della geografia del MiBACT in Sardegna; Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale; 151° Fanteria “Sassari” e più in generale Forze armate; Sindaco di Bitti.

Il Laboratorio di restauro dell’Archivio ha mostrato di avere le competenze per gestire i danni che accadono ai beni cartacei e pergamenacei ma anche quelli delle emergenze che, per Bitti, dati da acqua e fango, sono stati scongiurati per la rapidità degli interventi delle forze in campo. Sarde e sardi, forse non “famosi” ma dirimenti nei momenti decisivi.

Nel chiedere alla Regione Autonoma della Sardegna, prima che al Ministro Franceschini, di rinforzare questi decisivi presidi dell’identità sarda e nazionale, bisogna dirgli, pubblicamente, grazie.

*Foto. Enrico Trogu: Archivio Storico di Cagliari. Carte dell’Archivio di Bitti

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