La Misericordia di Emma Dante [di Franco Masala]

Misericordia scritto e diretto da Emma Dante luci Cristian Zucaro con Italia Carroccio, Manuela Lo Sicco, Leonarda Saffi, Simone Zambelli coproduzione Piccolo Teatro di Milano– Teatro d’Europa, Atto Unico / Compagnia Sud Costa Occidentale, Teatro Biondo di Palermo Piccolo Teatro Grassi dal 14 gennaio al 16 febbraio 2020 foto © Masiar Pasquali

Dopo l’opera al Lirico anche la grande prosa ritorna al Massimo si Cagliari con la debita liturgia che ormai ci accompagna da mesi e mesi: distanziamento, igienizzazione delle mani, mascherina.

L’occasione è ghiotta e riguarda lo spettacolo di Emma Dante – Misericordia –  che dopo il debutto immediatamente precedente il grande lockdown del 2020 ritorna finalmente a girare per l’Italia, coprodotto dal Piccolo Teatro di Milano.

La regista siciliana costruisce una vicenda asperrima, fatta soprattutto di suoni e di situazioni più che di parole. Al centro è un bambino menomato cresciuto da tre prostitute, compagne della madre morta di parto che sublimano in questo trovatello il loro innato desiderio di essere donne e madri.

Superato l’impatto iniziale con un grammelot che mescola il siciliano all’italiano, l’azione si dipana su una scenografia scarna attraverso gesti, bisbigli appena percettibili, dispetti accompagnati da musiche e luci (di Cristian Zucaro) provenienti anche dalla platea.

Lo spettatore è ampiamente coinvolto nella vicenda del bambino che finalmente partirà per una casa d’accoglienza dove avrà “finestra, sole, termosifone” tali da portarlo a quella vita “normale” agognata dalle tre prostitute, costrette in un basso angusto e buio. Quasi a dimostrare che la maternità non è solo biologica ma dipende anche da chi i figli li cresce. Insomma è la “misericordia” che diventa amore anche in situazioni precarie e marginali.

Le tre attrici, facenti parte della storica Compagnia Costa Sud Occidentale di Emma Dante – Italia Carroccio, Manuela Lo Sicco, Leonarda Saffi – sono strepitose nel rendere la sguaiataggine e l’aggressività ma anche la tenerezza delle tre donne alle prese con il danzatore Simone Zambelli, bravissimo negli scatti meccanici della sua disabilità o nella ritrovata infantilità, senza una parola che non sia soltanto e significativamente “Mamma”.

Uno spettacolo insomma da non perdere e tale da farci riflettere soprattutto a posteriori quando l’azione appena vista sedimenta e cova nell’intimo dello spettatore.

*foto MasiarPasquali ©

Lascia un commento