Alla vigilia della nuova Perfetta Fusione [di Nicolò Migheli]

fusione

Bisogna dire che se la vendono bene. Il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani in una intervista su La Nuova Sardegna afferma: Sardegna prima isola green al mondo. Chi non sarebbe d’accordo? Sappiamo tutti che il mutamento climatico impone una transizione dalle energie fossili a quelle rinnovabili. Sullo stesso giornale Francesco Starace, presidente dell’Enel sostiene che il gas ormai è inutile, la Sardegna ha sole e vento in abbondanza.

Poi però rivela i veri motivi, l’isola a differenza delle Baleari o della Grecia che hanno programmi simili, ha dalla sua ampie superfici di territorio libere che possono ospitare impianti eolici e fotovoltaici. Bene ma non benissimo, in questi ultimi vent’anni abbiamo assistito a un assalto delle lobby elettriche.

Le nostre campagne sono già piene di impianti eolici fermi, con pale distrutte dal vento, impianti fotovoltaici dove sotto ci si sarebbe dovuto coltivare, invece producono solo energia, i cui proventi vanno fuori dall’isola lasciando ai padroni del terreno solo un affitto e spesso il costo dello smantellamento a fine produzione. Molti dei proprietari dei terreni non riescono neanche a farsi pagare. Un gioco di scatole cinesi.

La società con cui avevano firmato i contratti è scomparsa vendendo ad altri l’impianto. Alla fine una grande truffa. Se l’Enel con Terna persegue il green, l’altro braccio dell’energia di Stato: l’Eni, continua con le prospezioni e la ricerca di giacimenti di gas nel Mediterraneo orientale e in mezzo mondo con implicazioni geopolitiche di non poco conto come la rivalità in atto con la Turchia per i giacimenti ciprioti. Il gas è superato? Si mettano d’accordo.

Che quella fonte energetica non sia così vecchia lo dimostra lo scontro Germania Usa sul Nord Stram 2 che aumenterebbe la dipendenza europea dai giacimenti russi. La definizione per legge della Zona Economica Esclusiva del Mar di Sardegna e il confronto con l’Algeria a causa di giacimenti gasieri rinvenuti qualcosa vorrà dire.

Quindi cosa ci raccontano? La risposta la dà Starace con l’inizio della costruzione del Tyrrhenian link, un doppio cavo sottomarino che porterà l’energia prodotta in Sardegna verso la Sicilia e la Campania. L’Ad dell’ente elettrico lo giustifica con il fatto che l’isola potrà essere indenne da black out.

Il rischio non era stato annullato con il Saipem 2 che collega la Sardegna a Civitavecchia? È chiaro invece che si tratta di una nuova servitù, come non ci bastassero quelle militari e petrolifere. Che ci sia bisogno di una transizione verso le energie rinnovabili nessuno lo nega.

Il problema è nel controllo. Quale sarà il potere delle comunità locali, quale quello della Regione che ha competenza primaria in ambito ambientale? Nessuno. Lo sostiene chiaramente Cingolani, il Decreto sulla semplificazione abolirà di fatto ogni valutazione di impatto ambientale, ogni resistenza delle comunità locali che vedranno il proprio territorio preda di speculazione.

Certo resta la Corte costituzionale ma quanto influirà nelle decisioni dei magistrati l’esigenza di avere subito i fondi europei? Quanto peserà il debito pubblico italiano ormai al 160%? Assisteremo allo smantellamento del PPR, questo sarà una manna per i cementieri che da anni ne vorrebbero la revoca per poter costruire dove vogliono.

Assisteremo a una nuova Fusione Perfetta, con l’abolizione de facto dell’Autonomia Regionale. Il dramma della nostra terra è sempre lo stesso, la mancanza di una classe dirigente all’altezza delle sfide. Un ceto politico e imprenditoriale succube delle decisioni romane, incapace di capire che il proprio interesse nazionale è differente da quello italiano.

Eredi legittimi di Efisio Pintor Sirigu noto Pintoreddu. Per l’Italia noi siamo un luogo vuoto, abitato da una popolazione singolare, buona per il folk, per le vacanze. Il dramma è che questo guinzaglio culturale lega i sardi che non riescono a concepire un futuro differente, anzi ne hanno timore considerandosi italiani primigeni, Padri dell’Unità. Si disprezzano e si vergognano di disprezzarsi, intanto i padroni del vapore, pardon, dell’elettrico, potranno fare quel che vorranno. Tanto la fedeltà dei sardi è proverbiale.

One Comment

  1. Mario Pudhu

    Istimau Nicolò Migheli, «il dramma della nostra [???] terra» seus noso is Sardos, totus, de cudhos de sa «classe» digerente chi at ingúrtiu a satzadura e asuria totu is papares e ‘ideales’ (???) monàrchicos, fascistas, democristianos e “bodalistas” de totus is colores reatzionàrios e rivolutzionàrios,
    a sa ‘classe’ (de prima elementare? de iscola serale?) ‘autonomista’ de dónnia dipendhéntzia o ‘indipendhentista’ de dónnia fratzionismu macu chentza cabu e ne coa,
    a sa ‘classe intelletuale’ de manorbas impiegadedhos de un’istadu colonizadore, e peus puru, ca innoghe fintzes cudhos ‘in odore si santità’ o inderetura santos “proclamati” si faent serbire po iscallamentu, a nos’ispudare a pitzus ispudandho sa terra chi nosi sustenet o a chelu che gente chentza fide peruna, ne in Deus e prus pagu in noso, iscallaos in totu is iscallatórios, fusi, confusi, trasfusi, refusi ma iscallaos sèmpere.
    Epuru peruna istória, e sa nosta puru giai est istória, est chentza isperàntzia fintzes solu ca sa libbertade de totu su chi podeus fàere e sa responsabbilidade de totu su chi faeus dha teneus totus, de su primu a s’úrtimu, si calecuna borta provaus a èssere gente chi portat crebedhos e che fuliaus prus de una presuntzione e illusione.
    E ca is àterus, aprofitadores e ‘benefatores’ no funt pentzandho a noso.

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