Fanciulle abbandonate, sirene e traditori [di Franco Masala]

Cancellata per il Covid-19 la prima cagliaritana de La rondine lo scorso anno, classicalparco2021 mette in scena ora, nell’Arena del Parco della Musica, un’altra prima esecuzione di Puccini: Le Villi che nel 1884 segnò il debutto del maestro venticinquenne, fresco di conservatorio e pronto a spiccare il volo per una fama poi totale.

Su un libretto debolissimo Puccini costruisce la contrapposizione tra bene e male con una giovane tradita dall’amante irretito “all’orgia oscena” da una “sirena” secondo un cliché che il musicista riprenderà soltanto nella sua seconda opera, Edgar per abbandonarlo successivamente – da Manon Lescaut in poi – così da cedere al cinismo dell’eros in tutte le sue accezioni che diventa il suo segno stilistico, proiettato interamente nel Novecento.

Rimangono l’idillio romantico dell’abbandonata (vedi il celeberrimo balletto Giselle), il mistero, il sovrannaturale, la punizione dell’empio che sembrano un addio agli schemi ottocenteschi. Musicalmente il gioco può essere la ricerca del Puccini degli anni a venire con l’abbandono progressivo di quel “sinfonismo” che lo vide inizialmente affiancato incautamente a Richard Wagner. I richiami tematici garantiscono una continuità alla partitura e il tema delle “rimembranze di tempi felici” anticipa l’uso che Puccini ne farà nelle successive Manon Lescaut e Bohème, anche se qui il contesto è di vendetta. L’opera è separata da un intermezzo che Mascagni riprenderà sei anni dopo nella sua Cavalleria rusticana al pari della preghiera corale che in Puccini, rispettando la convenzione del concertato alla fine del primo atto, accompagna la partenza del futuro fedifrago.

Il debutto pucciniano è segnato da un abbondante spazio riservato alle parti danzate (non a caso Le Villi sono denominate opera-ballo) funzionali all’azione: a Cagliari sono state coreografate da Luigia Frattaroli con una tenuta che non viene meno per tutto lo spettacolo sullo sfondo efficacissimo di una messinscena giocata su nero, bianco e grigio e quindi “gotica” (regia di Renato Bonajuto con scene di Danilo Coppola, costumi di Marco Nateri e luci di Emiliano Pascucci).

Il maestro Giuseppe Grazioli dimostra vigore e grande tenuta nel sottolineare i pregi sinfonici di una partitura che concede molto alla strumentazione con raffinatezze palesi e poco consuete nel panorama musicale italiano dell’epoca (in tale occasione Puccini saccheggia ampiamente la propria produzione sinfonica precedente). Il coro, istruito da Giovanni Andreoli, è sistemato su una tribuna a destra del palco, a mo’ di commento da tragedia greca, e risente di un’amplificazione talvolta troppo forte.

Tra i pochi personaggi – tre cui tocca una scena ed aria per ciascuno – emerge il soprano Monica Zanettin che impiega la sua calda vocalità per delineare un’Anna validissima nel passaggio da fanciulla innamorata a donna vendicativa e vendicatrice. Roberto è il tenore Raffaele Abete che, dopo un inizio un po’ in sordina, conduce la complessa scena finale con impegno nonostante qualche piccola incertezza. Il baritono Andrea Borghini risulta adeguato al ruolo di un padre che discende in sedicesimo da quelli verdiani. Completa la locandina la voce del narratore fuori scena, Simeone Latini, che recita versi rimati non eccelsi.

Serata calda e umida con successo notevole per tutti gli artefici dello spettacolo che vale la visione anche per la rarità della proposta. 

Le Villi

opera-ballo in due atti

libretto Ferdinando Fontana

musica Giacomo Puccini

mercoledì 28 luglio, ore 21.30

giovedì 29 luglio, ore 21.30

venerdì 30 luglio, ore 21.30

sabato 31 luglio, ore 21.30

Arena all’aperto del Parco della Musica – Cagliari

 

*foto di Priamo Tolu ©

 

 

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