Addio Montiferru! [di Pier Giorgio Testa]

Il Montiferru è caratterizzato dalla presenza di cospicue riserve idriche, sia superficiali sia sotterranee. I motivi di tale abbondanza sono legati alla posizione del massiccio e alla sua conformazione geologica. L’area viene infatti colpita dai venti umidi provenienti dal mare, in particolare dal Maestrale, che giunge frontalmente dalla valle del Rodano caricandosi di umidità nel suo tragitto sopra il mare. Queste condizioni determinano nella zona forti precipitazioni, tanto che alla quota sommitale del monte Urtigu la piovosità media annua supera i 1100mm. Ogni inverno sono abbastanza frequenti le nevicate con il manto nevoso che però riesce a mantenersi qualche giorno solo nelle cime più elevate. L’abbondanza delle sorgenti, e quindi il mantenimento dell’acqua anche nella stagione più secca, è invece direttamente legata alla costituzione geologica della montagna, costituita quasi esclusivamente di rocce vulcaniche che sono tanto più permeabili a seconda della presenza o meno di fessurazioni e dall’ampiezza delle stesse, andando ad alimentare i solitamente piuttosto grandi bacini sotterranei, falde acquifere che danno origine a sorgenti tra le quali si evidenziano le sorgenti di Sant’Antioco, vicine a Scano Montiferro, tra le più grandi della Sardegna, con una portata d’acqua che, in inverno e in primavera, raggiunge i 200 litri al secondo. Sono almeno due i principali corsi d’acqua che si generano nel massiccio.”

Questa descrizione di Wikipedia, non potrà più esserci. E’ bastato un giorno per distruggere ciò che era stato creato e mantenuto per secoli se non di millenni. Di una zona boschiva alla cui estremità diversi paesi hanno vissuto tenendo alta, amabile e amata la loro identità restano le lacrime di un pastore che, anziano, vede scomparire un punto di riferimento che lo ha accompagnato tutta la vita, insieme alla rabbia di quelle popolazioni e di quanti, temendo quello che è successo, avevano avanzato un suggerimento, totalmente inascoltato: la Prevenzione.

“Ma per fare prevenzione ci vogliono soldi e noi non ne abbiamo.” Noi chi? La Regione o lo Stato? O sono due diverse poli, utili solamente per  il rimpallo di responsabilità?

Oggi le arcinote disquisizioni se siano arrivati elicotteri che forse sono meno utili dei Canadair, se inviati in ritardo o che non agiscono al buio, sembrano totalmente inutili, anche perché elicotteri e Canadair non è mai risultato a nessuno che impediscano gli incendi, arrivano come è naturale spesso in ritardo rispetto alla distruttività del fuoco: questa non è prevenzione, ma solo un tentativo, spesso insufficiente, di riduzione del danno.

A questo glossario errato, anche in altri ambiti, siamo abituati da tempo. In Medicina, per esempio, dobbiamo dire che la lotta al cancro si realizza con i controlli sanitari frequenti, in quanto notoriamente “prevenire è meglio che curare”. L’errore è proprio lì! Quando una persona sana si sottopone ad accertamenti e gli viene scoperto per caso un cancro, non è stata fatta prevenzione, ma solo DIAGNOSI PRECOCE, che è certamente molto utile, ma non è prevenzione, per la quale bisognerebbe lottare contro interessi economici e politici, nazionali e non, per impedire lo sversamento di inquinanti nell’aria che respiriamo e nei cibi che assumiamo.

Un’operazione di vera prevenzione la fece l’Esercito forse 40 anni fa, presidiando il territorio con campi estivi nei boschi sardi e in quell’anno non si ebbero incendi. So che oggi alcuni “indipendenti” storcerebbero, come si è già sentito, il naso, ma si deve essere ancora grati ai militari di allora per quella importante esperienza.

Qualcuno penserà che l’Esercito italiano debba essere impiegato in Afganistan o in Iraq, con i bei risultati ottenuti, per cui da quando gli eserciti, per 20 anni occupanti, si sono ritirati, sono ritornati i Talebani. Per quelle missioni i soldi c’erano. Oggi a noi ci vengono lasciate diatribe se siano i pastori o gli speculatori o gli interessati ai rimboschimenti o gli stagionali a causare gli incendi, mai fortuiti; come si vede sempre di denaro stiamo parlando!

One Comment

  1. giuseppe delogu

    Mi spiace contraddire il suo interessante intervento, ma le vorrei sommessamente ricordare che, negli anni ’90, durante un campo di Forza Paris in quel di Abbasanta, nonostante i divieti all’uso di materiale infiammabile, un grande incendio che si spinse fino a Tanca Regia fu generato dal lancio di fumogeni per esercitazione e alimentato da un elicottero militare che, in hovering sul luogo dell’ignizione, cercava di capire cosa fosse successo. Partecipai in quell’evento per acquisire i dati relativi alla Comunicazione di Reato per la Procura di Oristano; non so se e come il processo si concluse, ma è importante non mitizzare la propaganda molto abile dei militari per sognare scenari inesistenti. E oggi quando l’esercito interviene lo fa a pagamento.

Lascia un commento