L’incognita tedesca [di Nicolò Migheli]

 

Amundi: dalle elezioni tedesche possibili opportunità di investimento

Oggi si vota in Germania per rinnovare il Bundestag da cui verrà il nuovo cancelliere o cancelliera. Le prime elezioni senza la signora Merkel rappresentano uno spartiacque nella storia tedesca e anche in quella europea. Che lo si voglia o no, da quando esiste la Ue, le elezioni in un Paese membro diventano questione interna degli altri. Ancora di più la Germania, che per il suo peso demografico, industriale ed economico ha da sempre determinato le scelte e gli orientamenti dell’Unione.

L’addio di Angela Merkel rappresenta un’incognita. La sua politica e anche la sua figura sono state rassicuranti in anni di grandi contrasti tra Paesi “frugali” e quelli mediterranei. Nei giorni scorsi i frugali hanno inviato una lettera alla Commissione in cui si chiedeva per l’anno prossimo il ristabilimento dei trattati sulla spesa sospesi per la pandemia.

Il loro timore è che il risultato delle elezioni germaniche possa portare a una riforma dei trattati. Di sicuro però i vincoli di Maastricht, scritti in un’altra era, oggi sono diventati antistorici e possono essere il blocco per la crescita: l’unica via certa per poter ripianare i debiti pubblici.

Gli ultimi sondaggi secondo Politico.eu vedono favorito il socialdemocratico Olaf Scholz. L’Spd è dato al 25%, nettamente sopra Cdu/Csu al 21% (22, secondo il giornale Die Zeit) Grünen sono tra il 16 e il 17%. Mentre alle loro spalle i liberali di Fdp sono stabili al 12% da alcuni mesi. L’estrema destra dell’AfD è all’11% e Linke al 7%, al di sopra del 5% nazionale che garantisce l’accesso al Bundestag. È stata una campagna combattuta.

Scholz un primavera veniva dato come comprimario nello scontra tra la leader dei Verdi, in testa ai sondaggi, Annalena Baerbock e il democristiano Armin Laschet, invece con la sua politica centrista, l’essere stato ministro delle finanze durante la pandemia con la signora Merkel, ha fatto in modo che ne fosse, per certi versi, la continuità. Non sono mancati attacchi bassi, a Scholz viene imputata una scarsa vigilanza sulla bancarotta della società di servizi finanziari Wirecard. La Baerbock è stata accusata di aver ritoccato il suo curriculum, di non aver dichiarato dei bonus, il suo programma elettorale pare abbia parti tolte da quello della Cdu/Csu.

Laschet viene dal Nord Reno Wesfalia, la regione più industriale del Paese, con la Merkel ha portato avanti il programma della chiusura delle centrali nucleari. I Verdi in questo modo si sono visti togliere molti argomenti. Scholz è pragmatico sull’ambiente, non rincorre i Verdi su quel terreno. L’elettorato di sinistra dell’Spd si sente garantito da Norbert Walter-Borjans e da Saskia Esken, la coppia che ha ricostruito il partito. Scholz secondo i sondaggi è il candidato più qualificato in politica estera (39%), mentre gli intervistati sembrano avere scarsa fiducia nella capacità di Baerbock ma anche di Laschet nel gestire i dossier internazionali (16%); per una potenza come la Germania rappresenta un grosso limite.

Il governo si farà attendere per molto tempo. Le proiezioni secondo i sondaggi darebbero il 68% dei seggi a un governo Spd con democristiani e verdi, il 58% a quello tra Spd, Grünen e liberali, il 52% a uno tra Spd, Grünen e Linke. Ma quest’ultimo ha pochissime possibilità, troppe le differenze e sia Scholz che Baerbock hanno detto di no. Con i democristiani la divergenza è su come riformare il Paese, mentre Spd e Grünen sono per un ruolo dello Stato, Laschect punta sul libero mercato.

La coalizione più probabile sembrerebbe quella “semaforo” con gli imprenditori garanti dai liberali. Se i sondaggi ci avranno colto, dopo 16 anni ci sarà un cancelliere socialdemocratico, con quale governo non si sa. L’impressione però è che l’eredità della signora Merkel non verrà sprecata. D’altronde durante la pandemia lei ha realizzato una politica socialdemocratica.

Anche in Germania il tempo esige cambiamenti e, si passi l’ossimoro, purché sia nella continuità.

 

 

 

 

 

 

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