Un re in trasferta [di Franco Masala]

Da Cagliari ecco il Nabucco, già oggetto del Premio Abbiati 2012 per la regia di Leo Muscato, approdare a Bari per il primo spettacolo a teatro pieno dell’autunno 2021. Per il capolavoro verdiano, infatti, è stato ripreso l’allestimento del Lirico del capoluogo sardo, trasferito al Petruzzelli, splendente di ori e di tinte pastello dopo la ricostruzione seguita all’incendio del 1991.

Spettacolo convincente e tale da garantire un sicuro esito grazie anche alla parte musicale. Il maestro Renato Palumbo ha coordinato orchestra e palcoscenico con grande perizia, governando perfettamente solisti e masse con la giusta enfasi nei pezzi più “verdiani” e fornendo poi un Va’, pensiero rallentato ma efficacissimo, quasi a mettere in evidenza l’ineluttabilità del fato e lo svanire delle speranze degli Ebrei. Il coro, istruito da Fabrizio Cassi, ha svolto il suo lungo compito in modo esemplare.

Compagnia di canto perfettamente omogenea con in testa il protagonista, George Petean, re superbo e padre tenero, e l’Abigaille di Maria Josè Siri, del tutto convincente in un ruolo impervio che prevede salti di ottave, restituiti ottimamente. Entrambi hanno dimostrato capacità scenica e forma vocale ammirevoli. Il basso Riccardo Zanellato (Zaccaria) ha sviluppato la sua impegnativa parte con sicurezza vocale, capace anche di cantare a fior di labbra nella preghiera.

La coppia di innamorati, formata dalla georgiana Nino Surguladze (Fenena) e da Giulio Pelligra, (Ismaele, unico tenore verdiano non gratificato da un’aria solistica), si è ben disimpegnata nonostante lui sia apparso meno appropriato rispetto al suo abituale repertorio belcantistico. Nelle parti minori si sono fatti valere assai bene Andrea Comelli, ottimo Gran sacerdote di Belo, Saverio Pugliese e Marta Calcaterra.

La regia di Leo Muscato, ripresa da Alessandra De Angelis, ha gestito personaggi e masse con rigore all’interno di una scatola scenica dalle pareti scabre e variamente praticabili di Tiziano Santi e con i costumi di Silvia Aymonino, in prevalenza di colore sobrio tranne il rosso di Abigaille. Luci perfettamente gestite da Alessandro Verazzi.

Teatro gremito, finalmente senza distanziamento, ma pubblico piuttosto indisciplinato: numerosi ritardatari che hanno suscitato la muta riprovazione del direttore, borbottìi fastidiosi, display di cellulare illuminati…

Grandissimo successo con repliche fino al 27 ottobre.

*foto di Clarissa Lapolla ©

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