L’alleanza Italia Qatar la paga la Sardegna [di Nicolò Migheli]

Il finanziamento di 20 milioni di euro all’ospedale Mater Olbia ha riacceso le discussioni sul quell’ investimento, soprattutto perché la sanità territoriale ha avuto solo 500 mila euro. Finanziamenti aggiuntivi si è detto. Però la sproporzione cava gli occhi a un cieco.

La vicenda di quella struttura sanitaria è nota. I primi contatti stretti nascono intorno al 2012 tra Berlusconi e l’emiro al-Thani, poi intervennero vicende mai del tutto chiarite che portarono al fallimento del San Raffale di don Verzé. L’ospedale di Olbia di sua proprietà era ancora in costruzione. Durante il governo Monti con Cappellacci presidente della regione, il Qatar manifestò l’interesse per quella struttura. Il centro-sinistra allora all’opposizione, si mostrò contrario ai petrodollari del Golfo. Poi qualcosa cambiò.

Nel maggio del 2014, Pigliaru presidente e Renzi presidente del Consiglio dei ministri, firmarono gli accordi con Lucio Rispo responsabile per l’Italia della Qatar Foundation Endowement, il fondo sovrano dell’emirato. Erano previsti 260 posti letto, un centro di ricerca medica, 1000 occupati.

In quegli anni il Qatar acquisì la maison di moda Valentino, l’Hotel Four Seson di Firenze, il Gallia di Milano e l’ospedale Bambin Gesù di Roma, una quota del rigassificatore di Rovigo e il Consorzio Costa Smeralda, tanto da diventare il maggior investitore in Italia dopo gli Usa. Nessuno dei governi che si sono susseguiti ha mai voluto rivedere gli accordi con il Mater Olbia, nonostante si sia trasformato in una struttura della sanità privata convenzionata con la Regione.

Questo anche a discapito del nostro sistema sanitario regionale che ha dovuto ridimensionare i poli pubblici. Non solo, quell’ospedale ha attirato le professionalità migliori pagandole di più, ma sempre a carico delle finanze regionali.

I governi regionali non hanno mai voluto o non potuto rivedere quegli accordi? L’emirato è il secondo produttore di gas al mondo, la loro società la RasGas Company Limited, aveva già dichiarato che stavano lavorando ad un investimento nel Mediterraneo che aveva nella Sardegna l’hub gasiero. Progetto di cui ora poco si sa. Venne poi l’acquisto di Meridiana, rinominata Air Italy e infine fallita.

Perché tanta attenzione italiana verso quell’emirato? L’area degli interessi prossimi italiani denominata Mediterraneo Allargato, include il Golfo Persico-Arabico dove è situato il Qatar. Quella monarchia insieme al Kuwait sono gli alleati più importanti dell’Italia in quel quadrante geografico, specialmente dopo la crisi, in parte rientrata, con gli Emirati Arabi Uniti di questa estate. Paesi importanti per la loro potenza finanziaria e perché ricchi di petrolio e gas.

Presidiare la penisola arabica non è strategico solo per le fonti energetiche ma anche perché quei mari garantiscono l’accesso all’Oceano Indiano e quindi alle rotte di approvvigionamento di materie prime e merci. Nel rapporto con l’emirato vi è la Libia. Dopo la deposizione di Gheddafi, nel Paese nord africano è scoppiata una guerra civile. Per l’Italia l’ex Quarta Sponda è importante non solo per fattori economici, costituisce la profondità strategica per il controllo dei flussi migratori e del terrorismo jihadista del Sahel.

Italia con Qatar e Turchia è alleata del governo di Tripoli riconosciuto dall’Onu. Quando il generale cirenaico Haftar, appoggiato da Egitto, Eau, Arabia Saudita, Russia e Francia, ha tentato di conquistare Tripoli, la Turchia è intervenuta militarmente ma chi ne ha pagato gli sforzi bellici è stato il Qatar.

La politica estera non si realizza solo con la diplomazia anche le forniture militari giocano un ruolo decisivo. L’emirato è ottimo cliente del complesso militar-industriale italiano. Nel 2016 il Qatar ha firmato con Fincantieri l’acquisto di 4 corvette, due pattugliatori d’altura e una nave anfibia multiruolo. Il contratto vale 4 miliardi di euro. Nei giorni scorsi, alla consegna di Al Zubarah capoclasse delle corvette, il Sottosegretario di Stato alla Difesa, Stefania Pucciarelli ha sottolineato che quel contratto è frutto di accordi intergovernativi. Il Qatar come le altre monarchie del Golfo ha in atto un poderoso programma di riarmo.

Nel 2017 ha firmato con Uk l’acquisto di 24 Typhoon, caccia realizzati dal consorzio Eurofighter. Contratto di 6,8 miliardi di euro. Il consorzio è multinazionale, oltre ai britannici sono presenti Germania, Italia e Spagna. L’aereo incorpora molti sistemi prodotti da Leonardo, per cui la quota italiana è di circa il 33%. Non solo vendita di materiali, i rapporti sono stretti tra le FFAA qatariote e italiane. I marinai sono addestrati in Italia, così come i piloti che seguono i corsi di Galatina e presto anche quelli di Decimo, quando si finirà di adattare l’aeroporto.

Nell’ottobre del 2019 la Brigata Garibaldi con 800 donne e uomini si è addestrata con l’esercito dell’emirato nel poligono di Al Qualil.  Nel 2020 le esercitazioni si sono ripetute in Puglia. Se per l’Italia va bene, per noi sardi un po’ meno. L’operazione Mater Olbia è stata il salvataggio del San Raffaele, struttura sanitaria in cui, forse, erano presenti interessi di Silvio Berlusconi.

Posto che non si poteva fare diversamente, perché non si è riusciti a spuntare condizioni migliori? Perché deve essere il nostro sistema sanitario, quindi noi sardi tutti a pagarne le spese? Ancora una volta si dimostra che gli interessi italiani sono diversi da quelli della Sardegna.

One Comment

  1. Mario Pudhu

    … si teniaimus bisonzu de àteras “dimostrazioni” chi sos torracontos de s’Itàlia no sunt su torracontu de sa Sardigna!!!
    Mancu male chi sa Sardigna mandhat deputados e senadores a su Parlamentu italianu, ma no che a “su chiliru a s’abba” o a “issacare néula” (e cun profetu za si addestrant bene in Sardigna etotu a pistare abba, mancu male chi nos inghíriat a donz’ala su marre, chi est totu de abba): los mandhamus a si ndhe batire bàtoro sos sodhos personales, in númene de sa Sardigna.
    Sos Sardos tenimus totu su tempus, “provisorio” ma “illimitato” che a su congedo de sos militares de leva de unu tempus, pro noche emigrare o mòrrere ispetendhe.

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