Declino di una cultura [di Pier Giorgio Testa]

Credavamo che l’intervento del Presidente….” …e… ” Il precedente direttore messe in moto un’attività….”: questi florilegi sono stati uditi in modo chiaro e difficilmente contestabile, nella nostra Televisione di Stato ad opera di un giornalista e di un dirigente di un’Associazione a diffusione nazionale; impossibile non associare questo tipo di eventi con l’aumento vertiginoso dei 100/100 agli esami di maturità, frutto di quel pensiero attuale secondo cui la scuola-azienda che conferisce voti alti è migliore delle altre, nelle quali insegnanti volutamente impreparati si impegnano a premiare alunni anche mediocri.

Fin qui, però, niente di strano, se non che, nel prosieguo, entrambi hanno infarcito i loro discorsi di parole in inglese, non inglesi si badi bene, ma italiane tradotte in inglese. Questa ostentazione di termini non nostri forse farà sentire costoro al riparo dall’ignoranza, grazie alla dimostrata capacità di compensare con l’uso di parole di lingua inglese, queste nefandezze che, in fine, faranno risultare l’Italiano la parlata de’ no’antri.

Qualcuno osserverà che questi fenomeni, quelli di un presunto arricchimento di una lingua che adotta termini di altre, sono sempre accaduti: è vero, ma l’impennata che questo fenomeno nell’ Italia di questi ultimi anni, sembra non aver uguali: pubblicità radio-televisive  interamente in Inglese, titoli di film in Inglese, citazioni costanti di scrittori in quella lingua, davvero gravemente scadenti rispetto ai nostri, Licei Linguistici dove la Storia viene spiegata e studiata in Inglese (perché, alla fine il vero scopo del liceo linguistico è quello di insegnare la Lingua per eccellenza), fino all’università, dove esistono corsi completi di laurea, per esempio in Medicina, in Geologia, in Fisica, da farsi in inglese, che vengono recepiti come corsi privilegiati.

Ma ancora si potrà dire: “Sono questi i tempi!”, cui fa riscontro , a proposito dell’attuale clima,“Il tempo cambia”, che lasciano supporre che sia il tempo ad essere il soggetto dell’azione su se stesso e che non siano le follie dell’uomo a cambiarlo: per esempio non è perché cambiano i tempi che in Italia si sta sostituendo la nostra lingua con quella inglese, ma perché nel 1945 l’Italia perse la guerra e gli americani trattano noi come dei conquistati e ci insegnano, nuove passioni (Rock, Blues e, al posto della musica classica, il Jazz) oltre alla nuova lingua, la cui conoscenza  favorisce l’ espansione dei loro mercati.

Qualcuno si chiederà perché in Germania, l’altra Nazione che perse la guerra, questo non succede, visto che i Tedeschi parlano la loro lingua, anche nelle loro Università, e nelle insegne delle loro attività commerciali. Si potrebbe pensare che, ciò dipenda dal fatto che, diversamente da noi, i Tedeschi avessero una lingua comune dal Reno al Baltico all’Adige da più di mille anni, ma soprattutto che la loro classe politica non sia corrotta come la nostra (dati alla mano) e non abbia chiesto debiti per il proprio vantaggio, per esempio agli Americani che, in contropartita, chiedono o impongono a noi, oltre alle basi militari, anche la rinuncia di quote di sovranità sul nostro stesso Paese.

Detta così forse si capisce meglio come Il trionfo obbligato della cultura detta liberista e fondata sull’unica libertà, quella della realizzazione del profitto, si vorrà sbarazzare di tutti gli ostacoli culturali che ne rallentano l’espansione, quali quelli che si operano per la difesa del patrimonio storico e naturalistico, negando la validità di quei patrimoni.

Sarà, quindi, sempre più frequente vedere oscenità architettoniche affiancare monumenti storici importantissimi, il cui valore viene in questo modo compromesso, così come succede con la diffusione di “produttivi” capannoni industriali su tutte le valli e colline dell’ex Bel Paese.

Si dirà anche che morta una cultura ne nascerà un’altra, ma sarà terribile assistere al venir meno della Cultura, cioè di quella trama, i cui nodi sono derivati dal logos dell’antica Grecia, dallo Jus dell’antica Roma, dalla Charitas del Medioevo, dall’Humanitas del Rinascimento e dell’Illuminismo, a vantaggio degli eventi devastanti del Mercato Libero, che di quella trama è solamente una smagliatura.

 

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