Apertura con Rossini sacro [di Franco Masala]

L’ossimoro – piccola ma solenne – rivela tutta l’ironia di Gioachino Rossini (1792-1868) quando compone la sua ultima fatica musicale: la Petite Messe Solennelle che dopo una prima versione con pochi strumenti (1863) ebbe una stesura finale che prevede un’orchestra nutrita di supporto a soli e coro (1867).

Pochi mesi prima di morire Rossini consegnò ai posteri un’opera di grande fascino in un campo, quello sacro, che aveva già praticato nello Stabat Mater tra il 1831 e il 1841 quando la sua intensa carriera operistica era già terminata. Se qui le reminiscenze liriche sono palesi soprattutto nell’uso di frequenti e spericolati abbellimenti vocali, nella Petite Messe la vocalità è più pacata e si mescola a una scrittura strumentale dove abbondano gli archi e i numerosi fiati che sostengono solisti e coro.

Risultano memorabili diversi numeri come il Kyrie iniziale, affidato al coro in pianissimo, o l’Agnus Dei finale cui si aggiunge la voce grave di mezzosoprano, oltre che il Prélude religieux per sola orchestra che intervalla la Messe all’Offertorio.

Per l’inaugurazione della stagione di concerti 2023 il Teatro Lirico di Cagliari ha scelto la seconda versione della Petite Messe, affidandola alle cure del maestro Maurizio Benini che, a parte qualche intemperanza negli ottoni talvolta sopra le righe, ha concertato l’opera con dedizione e capacità di tenere saldamente il nutrito organico.

Buona la scelta delle voci solistiche a cominciare dal soprano Giuliana Gianfaldoni dalla voce morbida e sicura. Il mezzosoprano Paola Gardina ha dato una prova in crescendo culminata nel lodevolissimo finale mentre il tenore Antonino Siragusa, specializzato nel belcanto, ha eseguito mirabilmente la sua non facile parte. Il basso Rafal Siwek ha completato il quartetto vocale con una buona prestazione. Il coro, impegnatissimo, era istruito da Giovanni Andreoli.

Il pubblico ha risposto con calore ma, ancora una volta, bisogna lamentare la scarsità dei presenti non si sa se per disaffezione o per l’inconsueto “sabato ore 19” contro l’usanza pluridecennale del venerdì sera del turno A.

Certo che occorre una buona campagna di abbonamenti anche per non disperdere il tesoretto di spettatori “catturati” dal Romeo e Giulietta di Prokof’ev e da West Side Story alla fine della stagione appena conclusa. Spettatori che meritano qualcosa di più del misero bigliettino con elenco delle serate e dei prezzi, mancando tuttora un dettagliato programma di opere e concerti da distribuire agli interessati.

*foto Numa Prosper Blanc, 1862 ©

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