Gloria al Lirico [di Franco Masala]

Un tempo le chiamavano “riesumazioni” e han dato luogo, spesso, a recuperi definitivi di opere liriche un tempo dimenticate. Bastino pochi esempi per Verdi (Macbeth, Maggio Fiorentino 1951),  Donizetti (Anna Bolena, Scala 1957), o Rossini (Il viaggio a Reims, Pesaro 1984) rientrate felicemente nel repertorio corrente.

Da qualche anno il Teatro Lirico di Cagliari ha cominciato a scandagliare il teatro musicale italiano del primo Novecento, presentando così due Respighi, un Marinuzzi, un Refice che sono durati lo “spazio d’un mattino” e ora si riprova inaugurando la stagione 2023 con Gloria di Francesco Cilea.

Nell’esiguo catalogo del musicista calabrese – con la validissima Adriana Lecouvreur a fare da vessillifero – Gloria è l’ultima opera (1907 alla Scala) prima di un silenzio durato fino alla morte del compositore avvenuta nel 1950. In mezzo musica vocale e strumentale e il rifacimento di Gloria nel 1932 a Napoli che però, nonostante nomi anche grandissimi di interpreti, non ha mai decollato.

E forse le ragioni stanno nel carattere sperimentale della partitura che oscilla tra il desiderio di rinnovamento con occhio alla musica francese di Massenet e Debussy e cascami ancora veristi, estranei a chi aveva composto le melodie non banali di Adriana. Certamente l’uso di leit motiv di reminiscenza wagneriana o l’orchestrazione raffinata destano interesse e basti il cenno all’inizio dell’opera con il tema dell’acqua che raggiunge anche un’espressività di sapore Liberty in certi melismi vocali del coro femminile e della protagonista; o le frequenti oasi strumentali alternate ad ariosi utilizzati come flash back per ricordare vicende passate fino alla conclusione sommessa.

La truce vicenda, tratta da fonti diverse come Sardou e Maeterlinck in un libretto di Arturo Colautti che si colloca tra il “gotico” di D’Annunzio e di Sem Benelli, non aiuta così che le intenzioni si perdono in un insieme non sempre coerente.

Fortunatamente la concertazione del maestro Francesco Cilluffo – autore anche di un ottimo intervento durante il precedente incontro con il pubblico – è stata capace di rendere al meglio la partitura complessa e di governare il frequente uso dell’orchestra dietro le quinte e la presenza di un coro efficace, istruito dal maestro Giovanni Andreoli.

La protagonista Anastasia Bartoli ha voce piena e sonora ma, purtroppo, fa capire raramente ciò che canta, inficiando parzialmente la sua bella prova. Il tenore Carlo Ventre ha voce stentorea e vira su stilemi veristi eccessivi, un po’ come il baritono Franco Vassallo che ha volume da vendere rendendo il ruolo del “fratello cattivo” ancora più malvagio. Corretti i comprimari Ramaz Chikviladze, Alessandro Abis, Elena Schirru e, in particolare, Alessandro Frabotta nel breve intervento del banditore.

Ciò che sembra funzionare di meno è la messinscena di Antonio Albanese che ha dato luogo ad una regia statica e oratoriale anche perché la scenografia di Leila Fteita, richiamante, peraltro gratuitamente, un pozzo sacro della Sardegna ancestrale, impediva movimenti a un coro imbalsamato nelle proprie posizioni.

Anche i costumi femminili di Carola Fenocchio alludevano a certi abiti della tradizione sarda, tutti però con colori smorti ad eccezione di quello finale della protagonista, bellissimo e rosso. Gli uomini invece erano infagottati in ”cappottini” che da un po’ di tempo sono diventati parola d’ordine nelle regie (vedi i recenti Boris scaligero e Don Carlo fiorentino) con risultati discutibili quanto a movimenti e slancio della figura. Le luci appropriate sono di Andrea Ledda.

Successo cordiale per un teatro un po’ più “pieno” delle ultime volte ma ben lontano dal sold out. Due parole sulla “comunicazione”: continua ad essere assente un dépliant che riporti dettagliatamente le stagioni lirica e concertistica mentre gli enormi cartelloni per la città non riportano il nome del compositore di Gloria ma soltanto alcuni degli interpreti! Inoltre il new look dei programmi di sala con l’eccesso del nero che talvolta rende difficile la lettura non sembra il massimo dei risultati auspicabili per l’informazione.

*foto di Priamo Tolu ©

 

Gloria

opera lirica in tre atti

libretto Arturo Colautti, dalla commedia La Haine di Victorien Sardou

musica Francesco Cilea

Casa Musicale Sonzogno – Milano

versione 20 aprile 1932

Teatro Lirico di Cagliari

 

venerdì 10 febbraio, ore 20.30 – turno A

sabato 11 febbraio, ore 19 – turno G

domenica 12 febbraio, ore 17 – turno D

martedì 14 febbraio, ore 11 – Ragazzi all’opera!

mercoledì 15 febbraio, ore 20.30 – turno B

giovedì 16 febbraio, ore 19 – turno F

venerdì 17 febbraio, ore 11 – Ragazzi all’opera!

venerdì 17 febbraio, ore 20.30 – turno C

sabato 18 febbraio, ore 17 – turno I

domenica 19 febbraio, ore 17 – turno E

 

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