Tuvixeddu, quale futuro per il colle? [di Maria Antonietta Mongiu]

L’Unione Sarda 9 febbraio 2023. La città in pillole. In questo giornale nel 1981 (11 marzo), Giovanni Lilliu, auspicava per Tuvixeddu “un grande parco archeologico. Una struttura pubblica, aperta, nella quale si possa fruire, armonizzandoli tra di loro […] del bene naturale (la forma e la bellezza paesaggistica e panoramica) e del bene culturale (il monumento archeologico)”. Fiducioso sulla riuscita “[…] se, nello “specifico” Comune, Regione, Soprintendenza, riusciranno a trovare l’intesa, mettendo a frutto il senso della loro funzione culturale e civile. Dal che nasce anche l’onestà della città”.

Medesimo invito alle stesse istituzioni, tempo dopo, approvati da tempo Codice dei Beni culturali e PPR, il Consiglio di Stato scripsit, mettendo fine alle furbizie offerte “dal mandarinato politico clientelare, per gettarsi sulla “preda” di Tuvixeddu” (sic! Lilliu). Questi gli ammonimenti, non solo ai decisori politici. Oggi sarebbero radicali e divisivi e forse, con quelli del Consiglio di Stato, percepiti come carta straccia, se, a manca e a destra, nulla, nel pubblico dibattito, è dato sapere sul futuro del “sacro colle”. Storia di Cagliari che è “parte delle “proprietà” della Sardegna e delle sue vicende secolari tra autonomia e resistenza”.

Ferruccio Barreca insisteva, allora, su una Legge speciale per Cagliari per salvare una densità storica senza pari nel Mediterraneo. La vexata quaestio sul colle non nasce, infatti, ieri, come qualche improvvido fa intendere. Era intrinseca al magistero dei padri dell’antichistica sarda da Antonio Taramelli, che scavò il Predio Ibba, a Doro Levi. Prezioso un documentario che vede, nel 1967, Lilliu che parla da una delle cave del colle. Ancora attiva, nel cuore della città, l’inquinante Cementeria dove, per dirla con Aquilino Cannas (Le bianche colline di Karel, 1972) ”si macella a cielo aperto”.

Tutti avvertiti, privati e pubblica amministrazione, prima dei patti scellerati e illegittimi. I misfatti accaduti sono la metafora del disprezzo del bene comune e della cultura; ma pure di come bellezza e interesse generale, alla lunga, prevalgono.

La vittoria del ricorso al Consiglio di Stato, promosso da Mibac, Regione Sardegna, diverse associazioni contro Comune di Cagliari e proprietari dell’area fecero diventare operativi su Tuvixeddu-Tuvumannu i vincoli paesaggisti del PPR. Misero in sicurezza valori, paesaggistici e storici. Una domanda su tutte: a che punto è la notte del “sacro colle”? In positivo, a che punto l’alba per attuare una Sentenza, figlia di un’isola consapevole?

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