Novità e repertorio per il 2024 [di Franco Masala]

Nel giro di pochi mesi si potrà assistere all’opera omnia di Arrigo Boito, curata dal Teatro Lirico di Cagliari. Mefistofele è previsto per le prossime settimane mentre nel febbraio 2024 ci sarà Nerone. Ora Boito è noto essenzialmente come librettista dell’ultimo Verdi e molto meno come musicista, autore peraltro di due sole opere. Non sarebbe stato il caso di programmare un approfondimento, magari con una giornata di studi sull’argomento?

La stagione 2024 del Lirico, appena presentata, è anomala rispetto agli ultimi anni poiché terminerà nel mese di luglio allo scopo di riprendere l’antica cadenza delle stagioni a cavallo di due anni e quindi rimandare il resto al 2024-2025.

A parte la “novità” boitiana che cade a cento anni dalla prima postuma scaligera, sarà ricordato Giacomo Puccini nel centenario della nascita con due titoli del più vieto repertorio: Tosca e Madama Butterfly. Data la frequenza con cui Puccini viene rappresentato dappertutto, Cagliari compresa, sarebbe stato più opportuno virare sulle uniche opere del maestro lucchese mai rappresentate localmente: Edgar e, soprattutto, La rondine.

Un gradito ritorno dopo ventisette anni è invece L’ Italiana in Algeri, la “follia organizzata” di Rossini affidata allora al funambolico Dario Fo, mentre il balletto di turno sarà La fille mal gardée dovuta a una compagnia proveniente dall’Ukraina. Si tratta di un incunabolo del repertorio del balletto, datato 1789, presente a Cagliari soltanto una volta in una dimenticabile produzione del 1986 nell’Anfiteatro Romano.

Sono annunciate anche le compagnie di canto dove non brilla nessun nome di grido così che non resta che sperare nella professionalità degli interpreti, spesso al debutto cagliaritano.

Inframmezzata alla stagione lirica è quella concertistica con quattro concerti da camera non precisati e sei sinfonici dove spicca la curiosità del Jesus Christ Superstar di Webber o l’esecuzione oratoriale de Il segreto di Susanna, presente a Cagliari in una sola produzione nel lontanissimo 1958 (opera che richiede pochi attrezzi scenici: non sarebbe stato il caso di pensare al piccolo teatro inaugurando?) e, ancora, il ritorno gradito degli americani John Axelrod e Wayne Marshall.

Rimane il problema più vistoso: il recupero degli spettatori spariti dopo il Covid-19 e mai rientrati con i vuoti vistosissimi che purtroppo continuano a caratterizzare la grandissima parte delle rappresentazioni. Speriamo bene.

*Arrigo Boito (1842-1918)

 

 

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