Un’Italiana preunitaria [di Franco Masala]

Possibile che un capolavoro come L’Italiana in Algeri abbia dovuto aspettare 27 anni prima di tornare a Cagliari a fronte dell’inflazione di ripetute Bohème, Tosche e Traviate, talvolta in produzioni anche poco riuscite? Meglio tardi che mai e così l’opera di un Gioachino Rossini appena ventunenne è adesso nel Teatro Lirico per diverse rappresentazioni.

Basterà ricordare per l’ennesima volta la frase di Stendhal – “una follia organizzata e completa” – per capire il perfetto meccanismo musicale e teatrale che contraddistingue la gioiosa partitura. Superando gli stereotipi dell’italiana capricciosa, del sultano credulone, del cavalier servente sciocco o della moglie rassegnata, si segue la divertente trama non esente da qualche pesantezza, perfettamente adeguata però alla situazione di ogni momento. La commistione tra registro buffo e serio è al servizio dell’ennesima “turcheria” che annovera esempi illustri da Gluck a Mozart e gioca anche su irresistibili onomatopee come nel corso del finale indiavolato del primo atto.

Il maestro Massimo Zanetti predilige tempi dilatati mancando talvolta di mordente nei passi più effervescenti con una lettura in chiaroscuro della brillante partitura. Orchestra e coro (maschile, istruito da Mirca Rosciani) si adeguano alla bacchetta mentre al cembalo si fa valere Francesco Massimi, in buca, che si disvela soltanto alla fine nel costume orientale con tanto di turbante.

Protagonista è Teresa Iervolino, a suo agio nella vocalità di Isabella, incline più al versante patetico del personaggio che a quello della donna scaltra. Il Mustafà di Fabrizio Beggi rivela qualche difficoltà nelle colorature, certo non facilissime per un basso, risolvendo il personaggio soprattutto nel canto spianato. Abusa eccessivamente del parlato Bruno Taddìa nel ruolo buffo di Taddeo, fornendo però una perfetta resa attoriale. Nel ruolo dell’amoroso Lindoro il veterano Antonino Siragusa, pur non favorito da un timbro accattivante, si segnala per una tenuta decisamente ammirevole nell’ambito di una lunga carriera di rossiniano doc.

Completano la locandina le due donne del bey, Chiara Notarnicola (Elvira) e Antonella Della Croce (Zulma), in parte defilate come cantanti, ottime per presenza scenica. Sicuro l’Haly di Alberto Patricca, che interpreta efficacemente l’arietta “Le femmine d’Italia”, peraltro apocrifa.

La messinscena di Vittorio Borrelli, proveniente dal Teatro Regio di Torino, è didascalica, rassicurante e di tutta tranquillità, rinunciando a voli astrusi, spesso consueti in allestimenti “moderni”.

Così ogni aspettativa viene rispettata – dai pali aguzzi al cammello alla pastasciutta per Pappataci – con l’aggiunta di una finezza filologica nello sventolio della bandiera tricolore dell’effimero Regno d’Italia napoleonico (1805-1814) durante il quale si ebbe la prima rappresentazione dell’Italiana in Algeri (Venezia, Teatro di San Benedetto, 22 maggio 1813).

Lo spettacolo scorre dunque grazie anche alle scene arabeggianti di Claudia Boasso, mobili e veloci nei cambi, e ai costumi fantasiosi di Santuzza Calì, ripresi da Paola Tosti, mentre le luci di Andrea Anfossi sono riprese da Vladi Spigarolo. Successo cordialissimo che speriamo aumenti nelle numerose repliche.

*foto Teatro Lirico ©

L’Italiana in Algeri

dramma giocoso in due atti

libretto Angelo Anelli

musica Gioachino Rossini

Teatro Lirico di Cagliari

venerdì 3 maggio, ore 20.30 – turno A

sabato 4 maggio, ore 19 – turno G

domenica 5 maggio, ore 17 – turno D

martedì 7 maggio, ore 11 – Ragazzi all’opera!

mercoledì 8 maggio, ore 20.30 – turno B

giovedì 9 maggio, ore 19 – turno F

venerdì 10 maggio, ore 11 – Ragazzi all’opera!

venerdì 10 maggio, ore 20.30 – turno C

sabato 11 maggio, ore 17 – turno I

domenica 12 maggio, ore 17 – turno E

 

 

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