Il Centro di documentazione e studi delle donne, a rischio di chiusura per l’indifferenza delle Istituzioni [di Redazione]

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C’erano una volta due magazzini in via Lanusei a Cagliari. In quei locali di una piccola e poco frequentata strada della città fu aperta, nel 1978, la Libreria delle donne, la prima in Sardegna e una delle poche in Italia. Erano i mitici anni ’70, segnati dalla contestazione, dal confronto politico onesto e soprattutto, per noi e per il mondo, dalla rivoluzione femminista.

La Libreria delle donne si trasforma nel 1986 nel Centro di documentazione e studi delle donne, biblioteca specializzata e luogo di relazioni politiche. Il Centro era ed è l’unico in Sardegna: nel 2008, il suo archivio è stato formalmente riconosciuto “di interesse storico particolarmente importante” dal MIBACT (Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo).

La biblioteca, insieme ai documenti d’archivio, ha costituito negli anni un punto di riferimento speciale per ricerche e indagini individuali e collettive, in collaborazione con l’Università di Cagliari, con insegnanti e studenti di scuole superiori, con altre associazioni che lavorano nel nostro territorio.

Gli Enti Locali hanno sostenuto l’attività del Centro con finanziamenti di progetti specifici. Questo sostegno è stato indispensabile per il funzionamento del Centro, che è nato ed è vissuto soprattutto nella forma dell’autofinanziamento, del lavoro volontario, e per merito di contributi individuali di socie e amiche.

E adesso? Gli assessorati si dispiacciono, le persone chiamate a selezionare le richieste rispondono con gentilezza e garbo, con il risultato che il Centro di documentazione è in procinto di chiudere. E’ tempo di “eventi” e di effetti speciali: Cagliari, candidata per diventare Capitale europea della cultura per il 2019, privilegia le attività spettacolari e di breve durata, rispetto a quelle continuative e di lungo respiro.

E’ forse preferibile che quei due locali di via Lanusei ridiventino magazzini o autorimesse? Quali criteri politici orientano il programma di riqualificazione degli edifici e delle strade, se una realtà inserita da 35 anni nel paesaggio urbano e nel tessuto culturale di Cagliari non riceve alcun riconoscimento economico perché quel luogo così importante nel destino delle donne cagliaritane e sarde in generale continui a svolgere la sua funzione?

O in alternativa allo spazio di via Lanusei è davvero possibile che all’interno della nostra città che registra una grande quantità di spazi pubblici, scuole e strutture di varia natura, non si trovino due stanze che accolgano e difendano il patrimonio che il Centro di documentazione rappresenta? E’ possibile che quel luogo che ha vista studiose, scrittrici, filosofe, politiche, creative tra le più importante della nostra nazione e della nostra regione venga spazzato via dalla superficialità e dalla distrazione?

Quanti pubblicano in www.sardegnasoprattutto.com, uomini e moltissime donne, chiediamo fermamente che le istituzioni, regionali e comunali, in cui le donne presenti hanno avuto voce grazie anche all’attività che in via Lanusei si è svolta nei decenni, non si voltino dall’altra parte praticando l’indifferenza verso un luogo dove il primato è la relazione tra donne senza altre intermediazioni. Impongano nei luoghi delle decisioni la loro autorevolezza ed autorità. L’esistenza del Centro di documentazione e studi delle donne è il loro vero banco di prova.

38 Comments

  1. Silvana Manelli

    Che cosa possiamo fare? Io conosco l’ attività del centro sin dallasua nascita.

  2. Nora Racugno

    Ringrazio la redazione di “Sardegna Soprattutto”. Nora Racugno

  3. Annamaria Loche

    Conosco dall’origine il Centro; decine e decine di mie studentesse hanno usufruito del patrimonio che vi è conservato; ho partecipato, anche se molto saltuariamente ad alcune sue attività.
    Siamo in un momento difficile a livello pubblico e privato, ma “Il centro di documentazione” è un valore che non può essere tolto alla città. Io credo che sia venuto il momento di liberare le persone che se ne occupano da decenni dalla continua ossessione di dover chiudere: penso sia possibile garantire al Centro perlomeno i locali per la sopravvivenza “fisica”. Il resto, con la buona volontà di alcune che ci è sempre stato e che personalmente ringrazio, si potrà sempre fare.

  4. letizia paolozzi

    Anche noi (io e Franca Chiaromonte) conosciamo il valore del Centro di via Lanusei. Va preservata in tempi tanto smemorati, la memoria, le immagini, le storie, i saperi che contiene e la possibilità per altre, più giovani, di riceve questo dono.Ma bisogna anche mostrare (alle istituzioni in primis) quanta politica è stato possibile tessere in quelle due stanze. Potremmo, potreste organizzare un incontro pubblico dei cittadini (e soprattutto cittadine) che nomini l’importanza delle relazioni? Vi abbracciamo Letizia e Franca

  5. Grazie alla redazione di sardegnasoprattutto per questo post. Alle amiche e compagne del Centro documentazione e studi delle donne di Cagliari va tutto il nostro sostegno. In questi anni, ciò che hanno creato e animato, politicamente e culturalmente, non appartiene al solo territorio cagliaritano ma alla Sardegna tutta, ponendosi come una sponda preziosa tra l’isola e il mondo. Le attività, i laboratori, gli incontri organizzati hanno consentito che generazioni di donne potessero trovare nel Centro un importantissimo luogo di scambio. Il fondo librario, così come la letteratura grigia e le migliaia di titoli presenti sono inoltre un patrimonio imperdibile al quale anche noi di collettiva_femminista Sassari non solo non vogliamo rinunciare bensì cercheremo in tutti i modi percorribili di non perdere.
    Essere protagoniste della scena politica e culturale sarda significa chiamare a responsabilità quante in questi anni, dentro e fuori le istituzioni, hanno frequentato il Centro e conoscono la qualità politica di quelle relazioni. Chiediamo anche noi la massima attenzione e una presa di posizione chiara ed efficace sul rischio di chiusura che non vorremmo neppure considerare come eventualità.

    collettiva_femminista

    Giulia Brianda, Lucia Cardone, Sara Filippelli, Irene Melis, Giuliana Ortu, Alessandra Pigliaru, Ivana Pintadu, Elisabetta Satta, Serena Sias, Federica Soddu

  6. Pingback: sosteniamo il Centro di documentazione e studi delle donne di Cagliari che rischia la chiusura | collettiva_femminista

  7. pia brancadori

    Sono arrivata a Cagliari da Roma negli anni 80 e la Libreria prima poi il Centro sono stati il luogo delle pratiche politiche e delle culture politiche autonome, luogo autorevole di incontro e di diffusione del pensiero evdei saperi. Una comunita’ che disperde le sue eccellenze non ha idea di futuro…non solo spreca il suo oassato

  8. Lilli Pruna

    L’ipotesi che il Centro trovi uno spazio adeguato all’interno della MEM non è più praticabile?

  9. Edi Romagnoli

    Che tristezza. Si potrebbero dire cento, mille cose sull’importanza del Centro di documentazione, sul lavoro eccellente che vi è svolto, ma non ci sono parole per la situazione politico-sociale che siamo costrette /i a subire.

  10. Questa è una riflessione fatta da me e dalla mia collega Anna Cotza, quando per conto del Rettore Pasquale Mistretta incontrammo Annalisa Diaz e Luisa Salis per rafforzare la collaborazione tra il Centro e l’Università.

    Le nostre risorse: il Centro di Documentazione e Studi delle Donne
    12 Luglio 2005 Blog (http://innovazioneunica.blog.tiscali.it/2005/07/12/le_nostre_risorse__il_centro_di_documentazione_e_studi_delle_donne_1641468-shtml/)

    Si potrebbe dire: le cose che già abbiamo e che non sappiamo valorizzare. E’ questa una delle considerazioni che mi sovviene dopo l’incontro che Anna Cotza ed io abbiamo avuto con due dirigenti della Libreria delle donne di Cagliari (Annalisa Diaz, che è la presidente e Luisa Salis). Ci hanno parlato della loro esperienza e, in particolare, degli intensi rapporti con l’università. Si tratta di un’esperienza interessantissima, ormai storica, tuttavia attualmente viva e vitale, di cui dobbiamo andare fieri. E’ in effetti un’esperienza di “università diffusa”, non in senso geografico, ma invece di “decentramento” nel contesto cittadino di attività con contenuti di alta e specialistica ricerca, nonchè di formazione, certamente di livello universitario. Per questo l’Università bene ha fatto a sostenerla e bene continuerà a fare, rafforzando il proprio impegno anche con apposita contribuzione finanziaria, perchè il rapporto diventerà ancora più stretto, come è negli auspici di tutti e nelle politiche del Rettore Mistretta. Si tratta di passare quanto prima da una logica di collaborazione ad una logica di integrazione, quella che porterà a dire che la Libreria delle donne (più precisamente l’attuale Centro di documentazione) in certa parte è università.
    Da segnalare che tra le moltissime iniziative il Centro di Documentazione delle donne ospita tirocinanti universitarie.

  11. Pingback: in giro con la lampada di aladin su… | Aladin Pensiero

  12. Letizia Tedde

    È tempo che l’importantissimo lavoro di conservazione della memoria storica collettiva portato avanti dal Centro di documentazione vada in carico, come è giusto, alla collettività. Lasciare deperire e scomparire questo patrimonio è impensabile. Troppe giovani donne e giovani uomini hanno bisogno di questi materiali per poter conoscere quale percorso è stato fatto dalle donne per favorire alcuni epocali mutamenti sociali, in Sardegna, in Italia, nel mondo, e crescere su quelle orme.
    Letizia Tedde, noidonne2005, Sassari

  13. Piano Maria Giovanna

    Il Centro di documentazione (già Libreria delle donne) appartiene alla nostra storia. Consegna al presente un patrimonio di saperi che risponde a una politica che ha cambiato le nostre vite e la nostra realtà. Luogo di relazioni, di presa di parola, di esercizio del pensiero : materia viva dell’agire politico.
    E’ memoria di un lungo e ininterrotto lavoro di civiltà. Per questo va sostenuto.

  14. Il centro di documentazione e studi delle donne costituisce un luogo importante di dibattito per la crescita democratica del nostro paese, oltre che un patrimonio di documenti , libri ed altre testimonianze che, riguardando il genere femminile attraversa e documenta anni importanti di lotte e relative vittorie sui diritti civili.
    Il centro non può e non deve scomparire se Cagliari vuole essere ancora un luogo in cui la cultura trova i luoghi in cui alimentare il proprio respiro.

  15. Francesca Desogus

    Ho frequentato il centro da studentessa e ho ripreso da adulta. Conosco le battaglie e le manifestazioni culturali che ha promosso. É un importante presidio culturale con una bella biblioteca specializzata , unica nel suo genere in città. Il suo archivio é stato riconosciuto di notevole interesse storico e , come tale , dovrebbe godere di tutela. Non disperdiamo questo patrimonio che é di tutti !

  16. valelai

    desidero che questo luogo rimanga ancora, non solo per me che l’ho frequentato negli ultimi anni, ma per tutte le persone che ancora non lo hanno scoperto.

  17. agnese onnis

    L’assenza di interesse da parte delle istituzioni verso tutto ciò che è studio e ricerca ce l’hanno ben dimostrato in tanti anni le operazioni ‘politiche’ dei Ministeri della cultura e dell’ istruzione cancellando fondazioni e centri in tutto il nostro gran Paese…
    Un’aura speciale intorno a questo luogo l’abbiamo sentita per decenni. La Libreria delle donne? un punto di riferimento per tante donne della città, per le giovani e per quelle della generazione che ne ha visto gli albori…Facciamo davvero scudo con la nostra difesa perchè resti quello che è sempre stato, un centro culturale di genere della città!

  18. Il Centro di documentazione e studi delle donne di Cagliari è un punto di riferimento per quante e quanti, non solo in Sardegna, hanno cuore il pensiero e il lavoro delle donne. E ciò significa non soltanto salvaguardare la memoria del passato e della storia che ci ha portate e portati fin qui, ma significa soprattutto avere presa sul presente e sul futuro che si intende costruire. L’ipotesi di chiusura del Centro deve essere scongiurata e respinta, giacché comporterebbe un impoverimento ferale per tutte e per tutti, una perdita che non possiamo assolutamente permetterci.

  19. giselle

    Il Centro di documentazione appartiene alla comunità ,è la storia della città e della politica delle donne . Fare chiudere questo importantissimo presidio culturale è una follia. Ma purtroppo da parte delle istituzioni sento solo il rumore del silenzio.Grazie a sardegna soprattutto

  20. Maria Giovanna Medau

    Parafrasando Winston Churchill “You can judge any society only on how it treats its prisoners” potremo sostituire il termine prisoners a donne e il significato non cambia .La libreria delle donne NON E’ SOLO UN CENTRO DI DOCUMENTAZIONE, essa è stata ed è un punto di riferimento per la formazione delle coscienza ,della consapevolezza sociale e politica delle donne . Questo è il punto .In un Governo dello Stato e della Regione dove si sbandierano ad ogni piè sospinto le donne presenti , quasi fossero panda in estinzione ,in realtà non si AMANO LE DONNE PENSANTI e questo la libreria delle donne prima e il centro di documentazione poi hanno fatto: aiutare le donne a pensare a prendere consapevolezza di sè .Certo non ad essere donne vetrina da mostrare negli eventi .Oggi tutto è immagine comunicazione effimera , la libreria con quelle sue grandi serrande chiuse , così poco fashion e glamour dall’esterno non rientrano nei piani delle amministrazioni ,siano esse comunali o regionali . Scrivere nei coloratissimi pieghevoli ( studiati da esperti per facilitarne la lettura) per Cagliari capitale della cultura ,che c’è un centro che testimonia le battaglie delle donne, non è “comunicativamente parlando” importante .C’è sempre qualcosa o qualcuno/a più importante della storia delle donne .Che fare per non cadere nell’oblio ? Suggerirei una mostra itinerante ,da mostrare nei luoghi pubblici fuori dagli eventi ufficiali , in cui le foto i manifesti ,le battaglie parlino al pubblico di donne e uomini( senza memoria) di noi . Contemporaneamente raccoglierei in quell’occasione le firme per chiedere il salvataggio della libreria .Bisogna usare i loro stessi strumenti ,per tentare di combattere ad armi pari .Durante questi eventi le3 donne ,che di quelle battaglie furono protagoniste , dovrebbero essere presenti e fare da guide super preparate .E chissà che i “personaggi importanti” testimonial per Cagliari capitale della cultura , con le loro firme non facciano più delle nostre amministrazioni distratte e poco lungimiranti.

  21. Giannina

    dei tanti locali disponibili di proprietà pubblica, uno adatto potrebbe ospitare il Centro per le sue attività e il suo ineguagliabile patrimonio documentario

  22. E’ con molto dispiacere che apprendiamo, dall’amica Pia, la notizia della minaccia all’esistenza del Centro di documentazione e studi delle donne di Cagliari.
    L’indifferenza delle istituzioni alla salvaguardia di “luoghi salvi”, sempre più spesso così vengono definiti i centri delle donne in Italia, lascia interdette tutte le socie dell’Ass. Orlando di Bologna che gestisce l’analogo centro donne nella città emiliana.
    Consapevoli del valore e dell’autorevolezza del luogo siamo disponibili a sostenere e promuovere le iniziative che riterrete più opportune.

  23. Maria Teresa Lecca

    Grazie alla Redazione di Sardegna Soprattutto per l’importante questione che pone e rende nota.
    Il Centro di studi e documentazione è un punto di riferimento culturale, politico, sociale, storico della comunità, e per la sua specificità rappresenta la memoria più importante.
    Continuiamo a frequentare “le due stanze” con immutato entusiasmo. Troveremo i modi e le risorse per conservare il Centro con tutto ciò che continua a rappresentare.

  24. IFOLD

    Il Centro di Documentazione è un riferimento prezioso per la sua storia politica e per l’importante funzione culturale che rende disponibile, alle/agli abitanti del nostro territorio, un vero e proprio patrimonio di saperi e di esperienze. Scongiurarne il rischio di chiusura è un impegno anche per tutte le Associazioni che negli anni hanno lavorato in attività diverse con obiettivi comuni.

  25. Cristina Pinna

    Cagliari si candida al titolo di Capitale europea della cultura
    Il Centro di Documentazione e Studi delle donne rischia di chiudere .
    Come possono stare insieme queste due notizie?
    Una delle due deve essere falsa. Quale?
    Io vorrei fosse falsa la seconda …
    La città non può perdere un pezzo così importante della sua memoria storica, né rinunciare a un’attività culturale sempre così vivace e impegnata.
    Io sogno che il velo d’indifferenza delle istituzioni venga lacerato dalle donne in esse presenti e che anche gli uomini più liberi e consapevoli facciano la loro parte.
    Spero che le serrande di via Lanusei si aprano ogni giorno per accogliere, come sempre, attività e dibattiti .
    Allora Cagliari avrà possibilità di candidarsi, senza arrossire, al titolo di Capitale europea della cultura e, comunque vada, le rimarrà il merito di aver preservato un’importante biblioteca specializzata e un presidio culturale che appartiene a tutta la comunità

  26. Adriana

    Perchè tanta indifferenza??E’ inspiegabile….

  27. Associazione Nazionale Archivistica Italiana - Sezione Sardegna

    La Sezione Sardegna dell’Associazione Nazionale Archivistica Italiana sottolinea l’importanza di un presidio culturale fondamentale per la storia della città, con un archivio riconosciuto di notevole interesse storico e con una biblioteca unica nel suo genere. L’associazione si impegna a sostenere il Centro in tutte le iniziative che vorrà intraprendere

  28. Centro di documentazione e studi delle donne

    Le socie e le collaboratrici del Centro di documentazione e studi delle donne ringraziano la Redazione di Sardegna soprattutto insieme a tutte e tutti coloro che hanno inviato i loro commenti di sostegno al Centro.
    Ci riempie d’orgoglio sapere che la nostra attività pluriennale abbia costruito relazioni forti e la convinzione diffusa del ruolo che il Centro ha svolto nel panorama culturale della nostra città, nella nostra regione e non solo.

    Il Centro di documentazione non è soltanto una biblioteca, per quanto importante e unica nel suo genere. I due locali di via Lanusei sono abitualmente frequentati da gruppi, associazioni, laboratori che svolgono la loro attività in differenti giorni della settimana. Da questo luogo guardiamo la realtà e il mondo con occhi di donne che riflettono insieme sulla organizzazione e sulla gestione politica della vita sociale e individuale: nella scuola, nella sanità, nel lavoro e nella sua precarietà, nel cinema, nell’economia, nel mercato.
    In luoghi come il nostro hanno preso le mosse e si sono affermati cambiamenti irreversibili nelle relazioni uomo/donna e nella vita familiare. In luoghi come il nostro molte donne hanno trovato lo spazio per l’elaborazione politica della propria esperienza e la forza della presa di parola pubblica.
    Di tutto questo la biblioteca e l’archivio del Centro conservano la memoria, in collaborazione con la scuola, le Universtà, le Associazioni.
    Le domande poste dalla redazione di Sardegnasoprattutto sono anche nostre: una città che ambisce a essere Capitale della cultura, e che dichiara la centralità del pensiero delle donne, può limitarsi a un riconoscimento solo verbale e non tenere conto delle esigenze materiali e strutturali di attività come il Centro?
    Possono le Istituzioni regionale e comunale venire meno alle loro responsabilità nella politica culturale?

    Purtroppo iniziano le ferie per cui dovremo riprendere i nostri discorsi a settembre. Ancora grazie,

    Centro di documentazione e studi delle donne

    http://www.cdsdonnecagliari.it
    http://www.cdsdonnecagliari.blogspot.it

  29. Rosella Monni

    Ho scoperto e frequento il centro da circa due anni .Da subito mi son trovata in un ambiente veramente unico, con “l’ aria di cultura” che vi si respira grazie agli eventi e laboratori vari organizzati.
    …… centro vitale di conoscenze, di nuove amicizie !!!!
    Il centro non può e non deve chiudere.

  30. Momi Falchi

    Il Centro di Documentazione delle Donne non può e non deve chiudere. E’ importante continui a vivere e a svolgere la funzione, politica, sociale e culturale che l’ha caratterizzato in tutti questi anni. Non sono mai stata una frequentatrice assidua ma, da quando era Libreria delle Donne a oggi, ho sempre saputo di poter trovare in quelle due stanze un luogo di confronto e dialogo irrinunciabile. Due momenti sono particolarmente presenti alla mia memoria. Il primo, lontano, nel 1984, quando ho avuto l’occasione di incontrare per la prima volta Pina Bausch e ascoltare la narrazione della sua splendida esperienza artistica ed esistenziale. La seconda, recente, il 4 marzo 2013, quando alla presentazione del libro MEMORIA DEL MOVIMENTO DELLE DONNE DEGLI ANNI ’70, ho invitato due mie studentesse diciottenni a parlare di cosa è per loro, oggi, il femminismo. Sono stati entrambi momenti intensi, stimolanti per l’intelletto e coinvolgenti per le emozioni condivise da donne differenti per età ed esperienze. Vorrei avere la possibilità di viverne altri, magari insieme alle mie figlie.
    Cagliari Capitale Europea della Cultura nel 2019? Iniziamo oggi, nel 2014, a tutelare importanti pezzi della nostra cultura.
    MOMI FALCHI

  31. Pingback: Appello di SardegnaSoprattutto per la sopravvivenza del Centro di documentazione e studi delle donne. Anche i cittadini (singoli e organizzati) facciano la loro parte! Le proposte di Aladin | Aladin Pensiero

  32. pierluisa castiglione

    in presenza e in relazione, corpi pensanti e pensieri corporei per tessere le differenze e per ribadire che l’immaginazione alimenta mondi possibili: perché private tanta ricchezza dei suoi luoghi e dei suoi tempi ???

  33. Valeria Patané

    Una comunità che non sa riconoscere i punti di forza della sua cultura e della sua storia è destinata a non avere futuro. Come si fa a puntare tutto su “Cagliari capitale della cultura” in Europa senza saper salvaguardare uno dei pochi luoghi che promuove il dibattito e produce cultura da decenni?

  34. Pierangela Pisu (Associazione SNOQ Cagliari)

    Piena solidarietà al Centro di Documentazione e Studi delle Donne di Cagliari. Ci auguriamo che il Centro non sia costretto a chiudere a causa dell’indifferenza da parte delle Istituzioni pubbliche nei confronti di una realtà che ha contribuito ad alimentare da quasi 40 anni la consapevolezza politica, la cultura di genere e tante battaglie per i diritti civili a Cagliari.
    Il Centro non è solo uno spazio fisico o una Libreria, è un patrimonio politico, storico e culturale dell’intera collettività e in quanto tale deve essere sempre tutelato. Fa parte della nostra storia e non può non fare parte del nostro futuro creando opportunità di confronto e di riflessioni inerenti il linguaggio, la politica, la società e tante altre problematiche femminili e non solo
    Se le Istituzioni pubbliche vogliono restare indifferenti, spetterà a noi cittadine e cittadini a darci da fare per salvaguardare una nostra ricchezza. Noi siamo pronte a fare quanto necessario.
    Associazione SNOQ Cagliari

  35. Franca Sini

    Il Centro Documentazione e Studi delle Donne è inserito nella Storia della città ed è una ricchezza per Cagliari e per tutta la Sardegna. Non possiamo lasciare che si perda per trascuratezza. E’ un punto di riferimento per chi studia e molti docenti possono testimoniarlo; per chi ha interesse per la cultura, nel senso pieno della parola non solo strettamente intellettualistico, ma che investe l’essere umano nella sua interezza. Cagliari che ambisce ad essere “Capitale della cultura” può trovare qui un vero tesoro da impiegare fruttuosamente.

  36. savina dolores massa

    1978. È il periodo dei miei vent’anni e di molti vent’anni, venticinque o trenta. È il periodo di una generazione di donne mentre imparano a voltarsi da un agire impostato e imposto, e fu sorpresa e anche botte materne in attesa dietro una porta notturna, per un ritardo esagerato oltre l’orario di decenza nel rientro a casa, per una ragazza. Botte, poi discussioni, minacce, ricatti, infine una specie di invidia in una resa di chi il treno della ricerca della libertà l’aveva perduto. Le nostre madri, avessero provato davvero a rinchiuderci, ci avrebbero spento la voce, e con la nostra, la loro. Finsero di arrabbiarsi ma ci lasciarono andare. Non ci dissero, Vai anche in nome mio, ma nel ’78 le ragazze sapevano leggere il pensiero. Ora non so. Non so cosa possono comprendere di noi e del nostro ’78, delle strade che abbiamo contribuito ad aprire loro, di altre che – può essere – abbiamo dipinto di confusione. Non posso neppure parlare della solitudine che di tanto in tanto colpisce tutte, ma della determinazione di alcune sì. Sapevo, nel ’78, che a novanta km. dalla sottoscritta un gruppo di ragazze aveva inventato la Libreria delle donne. Le immaginavo uguali a me, con gonne a fiori e intelligenze ridenti. Tra i libri e tra i sogni. Ho scoperto recentemente, cioè pochi giorni fa, che quelle donne da me stimate senza averle mai incontrate, negli anni avevano trasformato il loro coraggioso progetto nel Centro di documentazione e studi delle donne. Quelle donne “sconosciute” accanto ai miei vent’anni le ho incontrate fronte contro fronte adesso, e amate tanto, senza sapere che fossero loro. Sono donne pensanti che accolgono con volti di vent’anni, lo giuro, e con una gioia vitale che contagia e incatena benevolmente. Ogni giorno non ostentano sicurezze, ma insieme (che parola arcaica!) aprono a tutte e a tutti, come un dono, la porta del loro vissuto e di un futuro non temuto nella sua costruzione. Fare un torto a tanta bellezza attiva, e ricerca, e conservazione di memoria sarebbe danno irrimediabile. Come accoltellare un aquilone, come sparare al sole.
    Tutte possiedono un nome e un cognome: Centro di documentazione e studi delle donne. È un nome collettivo, frutto – come un grappolo d’uva – di insieme. Ora si vorrebbe radere al suolo una vigna? Che incauti, e in nome di che cosa? Di frutta insapore ma più appariscente? Di frutta che non lascerà ricordo di sé nella bocca di alcuno?
    Per un momento, uno solo e spero non ne occorrano altri, ricordo a voi che ora con disinvoltura minacciate potature, che di queste donne siete i figli. E se ne siete i figli dovreste solo ritornare alle loro gonne a fiori e inchinarvi, con vergogna.

    Savina Dolores Massa

  37. Luisa Milia

    Il Centro documentazione e studi delle donne è un luogo storico per la nostra città, anzi per la regione, incarna il percorso di ricerca e presa di coscienza di migliaia di donne dagli anni settanta ad oggi, è un luogo dove le donne elaborano pensiero politico e confrontano pratiche diffuse nel territorio.
    Voglio avere fiducia e pensare che le donne e gli uomini che ci governano ne conoscano o ne sappiano riconoscere il valore e l’importanza per tutti.

  38. marina virdis

    Marina Virdis: una testimonianza e un grazie

    Nel 1993 iniziavo la mia “nuova” professione come pittrice botanica e presentavo una mia ricerca sui fiori spontanei del Sinis. Ritornata da poco in Sardegna dopo tanti anni trascorsi a Roma, questa mostra era il risultato di un anno di girovagare tra Capo San Marco, la riserva di Torre e’Seu e le campagne che si affacciamo lungo le spiagge di quarzo del Sinis. Un girovagare lento, quasi quotidiano, per scoprire le specie botaniche spontanee da dipingere, molte endemiche, di questo territorio. Quel lavoro è stato anche un tempo di ritorno ai luoghi della mia adolescenza, riscoprire i profondi legami con la mia isola attraverso i profumi, i colori , l’ unicità dei luoghi che avevo abbandonato da anni per fare l’Accademia di Belle Arti prima e iniziare la professione di grafica pubblicitaria dopo, concedendomi grandi spazi di militanza nel movimento delle donne impaginando tutte le riviste del movimento: Effe, Quotidiano Donna, Noi Donne.
    Per questo, quando ho deciso di presentare il mio lavoro, ho pensato subito alla Libreria delle Donne di Cagliari. Ricordo perfettamente l’accoglienza e il loro entusiasmo per il mio lavoro. La mostra “ Fiori di Gaia” fioriture spontanee per acquerello, è stata ospitata nel bellissimo spazio di via Lanusei presentata in catalogo da Grazia Francescato e Luigi Mossa, e accompagnata una brillante conferenza di Bruno Paliaga sulla vegetazione spontanea della Penisola del Sinis.
    Sono passati venti anni. Il mio lavoro si è perfezionato e ora espongo nei Musei, in storici Orti botanici come quello di Padova e Kew Gardens a Londra , i miei lavori sono nelle collezioni di Istituzioni importanti per la pittura botanica internazionale, come la Royal Horticultural Society londinese o all’Hunt Institute for Botanical Documentatio alla Cernegie Mellon University a Pittsuburg, negli Stati Uniti.
    Dal Sinis a da via Lanusei – dalle amiche meravigliose del Centro- di nuovo in giro per il mondo. Sono grata a queste donne per avermi ospitato con affetto e generosità e penso che i loro apprezzamenti mi abbiano portato fortuna. Non posso nemmeno pensare che questo Centro possa chiudere, che il lavoro paziente, colto e amorevole di tutte le sue socie possa svanire nel nulla. La biblioteca delle donne e il suo Centro di documentazione devono poter continuare ad essere l’importante punto di riferimento per tutte noi e soprattutto per le nuove generazioni di donne.
    E’ arrivato il tempo di ricambiare. Se non ora, quando?
    Marina Virdis

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