L’espansionismo dei Sardi nuragici nel Mediterraneo occidentale (4) di Massimo Pittau

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Nuragici ed Etruschi nel Mar Tirreno In base ad antiche testimonianze storiche si possono ricostruire con notevole sicurezza le tappe dell’itinerario marittimo che i Sardiani della Lidia e quelli della Sardegna percorrevano nei loro viaggi di andata e di ritorno tra la madrepatria anatolica e la colonia sarda. Intanto è opportuno ritornare alla citata preziosissima testimonianza di Erodoto relativa alla grande trasmigrazione dei Lidi verso l’Italia e ricordare che essi acquistarono la denominazione di «Tirseni» dopo il loro trasferimento nell’Occidente. E noi abbiamo già detto altre volte che i Lidi acquistarono la denominazione di «Tirseni/Tirreni», cioè di “costruttori di torri”, dopo che si erano resi famosi per le numerosissime “torri nuragiche” da loro costruite in Sardegna.

Ciò premesso, si deve dire che abbiamo numerose testimonianze storiche che parlano di una presenza dei Tirreni lungo l’itinerario marittimo che collegava la Sardegna colonia alla Lidia sua madrepatria. Innanzi tutto è molto importante e molto significativa la denominazione del Mare Tirreno, situato tra la Sardegna, la Penisola Italiana e la Sicilia. Questa denominazione parla chiaramente della supremazia marittima o “talassocrazia” che i Tirreni vi esercitarono in lungo e in largo e per molto tempo. Se poi si considera che l’etnico Tirreni/Tirseni è praticamente sinonimo di Nuragici, siamo autorizzati ad affermare che nella sostanza «Mare Tirreno» significava anche «Mare Nuragico». Questa notazione trova conferma in due diversi riferimenti storici e in uno archeologico.

In primo luogo è da considerare che alcune testimonianze storiche antiche accennano al fatto che, prima dell’ingresso dei Greci nel Mar Tirreno e cioè prima della fondazione delle loro colonie di Ischia (Pithekoũsai) e di Cuma (rispettivamente negli anni 770 e 750 a. C. circa), quel mare era infestato dai “pirati” e più precisamente dai “pirati tirreni“. A questo proposito anzi è da ricordare che molti antichi autori greci hanno presentato i Tirreni come un popolo dedito in maniera particolare alla “pirateria“, con un giudizio che fu concordemente condiviso dai Greci in generale. Siccome però si tratta di un giudizio di “parte greca” e quindi di una parte interessata, noi moderni abbiamo l’obbligo almeno di attenuarlo.

E infatti tutti gli storici moderni sono d’accordo sul fatto che nei tempi antichi il commercio e la pirateria di un qualsiasi popolo – Tirreni, Liguri, Greci, Fenici, Cartaginesi – andavano di pari passo, con un continuo scambio di ruoli e strettamente intrecciati e confusi tra loro (StSN § 42). D’altronde, a distanza di tempo, a noi moderni riesce del tutto facile comprendere come e perché i Greci fossero piuttosto corrivi a chiamare e definire “pirati” quei popoli o gruppi di uomini che si opponevano al loro espansionismo marittimo e commerciale. Nel caso specifico del Mediterraneo centro-occidentale si intravede facilmente che quei “pirati” che si opponevano all’ingresso dei Greci nel Tirreno, erano appunto i Tirreni, sia quelli della Sardegna sia quelli dell’Etruria.

In secondo luogo un famoso trattato di amicizia fra i Sibariti da una parte e i Serdaioi o Sardi dall’altra (StSN § 22) dimostra in maniera chiara e certa che effettivamente i Tirreni, sia quelli della Sardegna sia quelli dell’Etruria, erano i padroni quasi assoluti del Mar Tirreno; tanto è vero che si era vista costretta a venire a patti con loro, per poter commerciare in quel mare, nientemeno Sibari, che all’inizio era la più ricca e potente colonia greca della Magna Grecia. Infine è pure molto significativa la circostanza che nell’isola di Lipari, che è nel Tirreno, proprio di fronte allo stretto di Messina e quasi a suo controllo, siano stati trovati numerosi vasi o frammenti di vasi di sicura matrice nuragica.

Il primo archeologo che si è interessato di questo vasellame nuragico di Lipari, ha messo in risalto che esso riguardò un arco di tempo che andava dalla seconda metà del secolo XII a. C. fino al X e alla prima metà del IX (StSN § 42), cioè – diciamo noi – al periodo della massima potenza dei Sardi Nuragici.

Da queste due considerazioni a noi sembra che si possa trarre questa assai verosimile conclusione: che i Sardi Nuragici si fossero installati a Lipari e nelle isole Eolie, sulla rotta diretta che portava, attraverso lo stretto di Messina, dalla Sardegna alla Lidia e viceversa. E queste isole servivano ai Sardi Nuragici sia come tappa intermedia nella lunga rotta fra la Sardegna e la madrepatria anatolica, sia per controllare lo stesso stretto di Messina, esercitando nella zona adiacente anche la pirateria.

Sempre con molta verosimiglianza si può anche ipotizzare che i Sardi Nuragici delle Eolie fossero i 500 misteriosi abitanti indigeni di queste isole, della mitica stirpe di Eolo, quelli che in séguito, attorno agli anni 580/576 a. C. (50ª Olimpiade), accolsero i coloni greci di stirpe Cnidia e Rodia. «Ebbero una benevola accoglienza», afferma Diodoro Siculo (V 9), ma c’è da dubitarne parecchio; ed infatti Pausania (X 11, 3-5) dice invece che i nuovi coloni greci cacciarono via gli antichi abitanti delle Eolie, probabilmente costringendoli a ritornare in Sardegna.

In periodi successivi per i nuovi coloni greci delle Eolie si hanno notizie di scontri con i Tirreni, senza però che si possa chiarire se questi fossero Tirreni della Sardegna o Nuragici oppure Tirreni dell’Italia o Etruschi. Assai probabilmente si trattava sia degli uni che degli altri, a seconda dei siti, delle circostanze e dei tempi (Diodoro V 9; Strabone VI 2, 10; Pausania X 11, 3-5; 16, 7).

È importante considerare che, nel periodo che va dalla metà del X secolo a. C. alla metà dell’VIII, i Tirreni della Sardegna o Nuragici controllavano tutta la costa occidentale del Mare Tirreno, con l’importante stretto di Bonifacio compreso, e probabilmente anche le isole Eolie e lo stretto di Messina, e che i Tirreni dell’Italia od Etruschi erano padroni della parte settentrionale dello stesso mare, col possesso dell’intera costa della Penisola Italiana fra il Tevere e l’Arno e inoltre dell’isola d’Elba e di una porzione della costa orientale della Corsica, ad Alalia o Aleria.

Per conseguenza di tutto ciò si può ben vedere e comprendere come e perché in quel periodo il Tirreno abbia acquistato la caratteristica di un mare chiuso, sotto il quasi totale predominio dei Tirreni, sia di quelli della Sardegna sia di quelli dell’Etruria, e come in quel periodo quel mare abbia per l’appunto preso la sua molto significativa denominazione di Mar Tirreno. Non è certamente a caso il fatto che – come abbiamo già visto in precedenza – esiste in Sardegna, a stretta vicinanza della costa sud-orientale e cioè “tirrenica” dell’isola, il villaggio di Tertenía, il cui nome corrisponde quasi perfettamente alla Tyrsēnía = «terra dei Tirseni», citata da Stefano di Bisanzio.

A maggior ragione vale questa considerazione, quando si consideri che – come abbiamo pure visto in precedenza – Mare Tirreno era chiamato anche il mare posto tra la Sardegna e la penisola iberica (StSN § 56). Le isole Eolie e lo stretto di Messina dunque erano due punti obbligati di approdo e di passaggio per i Sardi Nuragici nel tragitto di andata e di ritorno alla e dalla loro madrepatria anatolica, la Lidia.*
*Sento il dovere e pure il piacere di ringraziare il collega ed amico Mauro Maxia, professore associato di “Linguistica e dialettologia italiana”, perché ha accettato di revisionare, con piena competenza, questo mio studio e perché mi ha fatto conoscere un suo studio, che prima non conoscevo: “Toponimi ricorrenti nel Mediterraneo occidentale”, pubblicato negli Atti del convegno “La toponomàstica de les illes del Mediterrani occidental”, L’Algher, maig del 2008. Questo importante studio mi ha consentito di arricchire il mio materiale toponomastico.
Bibliografia e Sigle

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