Toh, chi si rivede! Il Galsi [di Raffaele Deidda]

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Nel mese di maggio dello scorso anno (http://www.sardegnasoprattutto.com/archives/3030) ci si chiedeva perché la Giunta regionale sarda avesse deciso di rinunciare al gas metano proveniente dall’Algeria in concomitanza con l’esplodere della crisi russo-ucraina, che faceva ritenere il progetto Galsi ancora più strategico. Ci si chiedeva anche se ci fossero alternative diverse dalle navi metaniere e dai rigassificatori. Non era sembrata particolarmente convincente la motivazione allora fornita dal presidente Pigliaru, che riteneva l’abbandono del Progetto Galsi un fatto obbligato per recuperare tempo prezioso in direzione della metanizzzione della Sardegna, “Iniziando un percorso più adeguato ai tempi, rispetto ad una tipologia rigida come quella di un tubo che arriva dall’Algeria”.

Avevano fatto eco al presidente alcuni assessori regionali. Quello dei Lavori Pubblici aveva ironizzato nel suo blog: “In questo momento la Sardegna non ha bisogno di lungaggini nelle decisioni sul futuro energetico. Le traccas di Sant’Efisio sono lente, ma le sonatrachas lo sono ancor di più”. Quello della Programmazione aveva dichiarato:“Una delle ragioni che ci hanno spinto a lasciare Galsi è proprio l’avanzamento della tecnologia. Oggi esistono metodi all’avanguardia, come l’acquisto di metano compresso, a costi molto bassi”. L’assessora dell’Industria aveva poi assicurato: “La metanizzazione, una priorità di questa amministrazione, sarà inserita nel Piano energetico regionale”. Ancora nel mese di gennaio 2015 l’assessora ha continuato ad assicurare di voler portare il metano nell’isola: “Abbiamo detto che nel giro di qualche mese avremo rivisto il piano energetico e, per fare bene questa scelta, occorre fare l’analisi della domanda energetica della Sardegna.”

Si ha però notizia della volontà dichiarata nel mese di dicembre 2014 dal presidente del Consiglio Renzi di aumentare la collaborazione in campo energetico con i paesi dell’area mediterranea, successivamente allo stop del gasdotto SouthStream che avrebbe dovuto connettere direttamente Russia ed Unione Europea. Quindi la collaborazione, in particolare, con l’Algeria e quindi la riproposizione del Galsi. Questo favorirebbe la società dell’ENI Snam, essendo previsti investimenti per circa 3 miliardi di euro e compenserebbe il danno subito dalla Saipem, società vincitrice della gara internazionale per la costruzione della prima linea del gasdotto SouthStream (2 miliardi di euro per realizzare e posare i tubi) che va dalla Crimea alla Bulgaria.

E’ stato il ministro degli Esteri Gentiloni a confermare l’opzione algerina per la fornitura di metano all’Italia passando dalla Sardegna, nel corso di una conferenza stampa tenutasi il 2 febbraio scorso ad Algeri insieme al ministro algerino Ramtane Lamamra.Ratificando, di fatto, quanto risaputo e cioè che nonostante le diatribe sul contratto di fornitura, il progetto riveste un interesse strategico per entrambe le parti. L’Algeria, già il maggior fornitore dell’Italia attraverso il gasdotto Transmed che attraversa Tunisia e Sicilia, ha interesse di aumentare le esportazioni di gas. L’Italia ha l’urgenza di diversificare i paesi fornitori, soprattutto a causa dell’interruzione delle forniture dalla Libia e dell’incognita del gas russo.

Mentre i decisori sardi, nell’ottica di evitare le lentezze delle “sonatrachas”, ipotizzavano alternative al “tubo che arriva dall’Algeria”, magari consistenti in impianti di stoccaggio del gas naturale liquefatto che avrebbero, incidentalmente, favorito il traffico del gas del Qatar verso il Nord Europa, a Roma si guardava alle evoluzioni del conflitto russo-ucraino e agli interessi delle società energetiche e di ingegneria italiane, poco attenti alle opzioni avanzate dalla Giunta regionale sarda.

Ecco arrivare, quindi, l’ipotesi di soluzione per i problemi energetici dell’Italia e della Sardegna: Il Galsi. E bando alle lungaggini, di cui la Sardegna non ha bisogno nelle decisioni sul futuro energetico!

One Comment

  1. Articolo interessante. Due considerazioni:
    – il prezzo del gas resta basso (per diversi motivi, ad es. la rivoluzione del gas di scisto – o shale gas – negli USA, la riduzione dei consumi) e costruire gasdotti costosi non e’ giustificato dal punto di vista economico, almeno al momento; vedi anche http://www.altd.it/2013/07/16/gasdotto-galsi/
    – il gasdotto South Stream, secondo i piani, sarebbe dovuto partire dal compressore di Beregovaya, nel Caucaso settentrionale russo, non dalla Crimea

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