Deiana e Maninchedda si accorgono che la Convenzione Tirrenia lede il mercato [di Adriano Bomboi]

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Incredibile! A 12 mesi dall’insediamento della Giunta Pigliaru l’assessore ai lavori pubblici Maninchedda ha dichiarato di aver parlato con l’assessore ai trasporti Deiana sul problema causato dalla Convenzione Tirrenia, quella che assegna più di 70 milioni di euro l’anno alla compagnia di navigazione per assicurare i collegamenti fra l’isola e la penisola. Il mare di soldi pubblici riversati su Tirrenia impedirebbe ad altri imprenditori di entrare nel nostro mercato, costituendo un indubbio vantaggio alla posizione di Onorato, l’armatore del gruppo Moby Lines in procinto di sigillare la sua presenza con la piena acquisizione del sedicente vettore “privatizzato” (di fatto para-pubblico).

Da anni non manco di ripetere che la pesante iniezione di liquidità nella compagnia rappresenta il primo limite affinché altri imprenditori cerchino di investire sulle nostre rotte. Impedendo così una sana concorrenza capace di influire nel tariffario complessivo dei trasporti regionali (avventure unicamente tentate dai privati di Go in Sardinia e dal carrozzone pubblico della Giunta Cappellacci chiamato “flotta sarda”).

Chiunque abbia minime competenze di economia, di diritto amministrativo e di legislazione antitrust saprà benissimo che quest’ultima risulta inefficace laddove la regia imprenditoriale vada a spacchettare la proprietà dei vettori diluendola in diverse società. La concentrazione e la posizione dominante degli azionisti appare così “mitigata”, in realtà ponendosi come un invalicabile muro per terzi investimenti privati desiderosi di addentrarsi nel mercato, lasciando spazio a temporanee avventure imprenditoriali quali quelle sopra menzionate. La dinamica, sinora gravemente sottovalutata dai nostri professori prestati alla politica, conferma l’utilità di ragionare su soluzioni strutturali: sia revisionando l’attuale convenzione; sia recuperando lo spirito delle grandi riforme istituzionali che oggi a Roma hanno assunto preoccupanti derive centralistiche.

Abbiamo bisogno di una Authority sarda capace di porsi come garante della libera concorrenza, riscrivendo l’attuale Statuto regionale, e riformando il Titolo V° della Costituzione, nella fattispecie l’art. 117, lett. (e). Solo questo, cari assessori, significherebbe “ragionare da Stato”, e non da questuanti antigovernativi dediti a consacrare l’oneroso assistenzialismo pubblico nel settore, e la paternalistica convenzione che liquida qualsiasi concreta apertura della concorrenza. Ma oggi chi le porta avanti riforme simili?

All’opposizione consiliare in Regione, se non fosse composta da figuranti lautamente pagati dai contribuenti, spetterebbe il compito di formulare le seguenti interrogazioni:

A) Trasparenza: come vengono spesi i milionari contributi della Convenzione Tirrenia? Inoltre, è vero che l’importo della Convenzione Tirrenia vale il doppio dell’effettivo impiego d’esercizio?
B) Non sarebbe il caso di valutare se l’interventismo pubblico contestato abbia determinato, a prescindere dall’ultima istruttoria dell’Authority statale, un incremento dei flussi turistici verso terze Regioni tirreniche? Sarebbero attivabili opportune inchieste politiche e giudiziarie per appurare se siano state poste in essere manovre di crony capitalism lesive degli interessi sardi e della supposta eguaglianza costituzionale?
C) Possibile che solo nel 2015 degli assessorati dialoghino fra loro per avere una visione d’insieme dei problemi?

Appare infine preoccupante il silenzio dei numerosi movimenti indipendentisti sardi attorno a tematiche fondamentali per smantellare una politica assistenziale capace di strutturare costantemente il proprio voto sulla pelle dei nostri deboli ceti produttivi.

Alla Giunta Pigliaru, se non fosse così occupata nella scoperta dell’acqua calda, vorremmo gentilmente chiedere quali iniziative pensa di mettere in campo contro la doccia fredda che i sardi continuano a subire.

4 Comments

  1. Nuccio Monello

    Se i 72 milioni di euro l’anno fossero stati destinati dalla RAS ad acquisire una porzione consistente del pacchetto azionario di Tirrenia, oggi avremmo più voce in capitolo nel calmierare i costi di trasporto.

  2. Fabrizio Steri

    Il contributo pubblico per la o le compagnie che possono garantire la nostra continuità territoriale è fondamentale in quanto economicamente servire la Sardegna in tutto il periodo invernale è assolutamente antieconomico per via degli scarsi flussi. D’altra parte ciò avviene anche con altre realtà isolane come la Corsica. Altra cosa è ragionare sul fatto che solo una compagnia debba usufruirne. In Corsica, per esempio, il contributo viene riconosciuto a tutte le compagnie in ordine ai passeggeri trasportati e non con cifre una tantum ad un solo vettore. Con il solo traffico passeggeri, se si eliminassee la contribuzione pubblica la Sardegna, verosimilmente resterebbe isolata perché coprire le rotte risulta antieconomico. Cosa che cambia d’estate. Il mercato in realtà è già aperto a chi voglia operare, soltanto che a costoro va riconosciuto un contributo perché si sostenga, come viene riconosciuto alla Tirrenia. Se Go in Sardinia avesse visto riconosciuto questo diritto forse avrebbe scritto un’altra storia.

  3. Esistono isole nel Mediterraneo con meno risorse della Sardegna ma che d’inverno non hanno contribuzioni pubbliche. Non bisogna solo osservare la Corsica che rappresenta un diverso esempio di assistenzialismo.

    Se il privato non investe è perché esiste la concorrenza di un monopolio para-pubblico, e perché la nostra isola non ha saputo valorizzare al meglio nel corso degli anni il suo brand complessivo. Trovo assurdo pensare che si sarebbe dovuto persino pagare con soldi pubblici Go in Sardinia. Vorrei inoltre ricordare che le Baleari hanno 17 milioni di turisti l’anno solo nel comparto aereo, magari la Sardegna dovrebbe puntare maggiormente anche sull’aria e meno sul settore marittimo (si alimenterebbe di più anche l’indotto dei servizi di trasporto autonomi).

    Se fosse realmente antieconomico connettersi a delle isole allora la Gran Bretagna nella storia non avrebbe mai costruito un impero di proporzioni planetarie. La non economicità di una località è funzionale alla qualità del capitale umano che può migliorarla. Il concetto è che se si vuole parlare di sviluppo non si può ragionare in termini di “esistente” ma di “potenziale”.

  4. Condivido molte cose lette qui sopra, altre decisamente meno. Una su tutte è che non si tratta di assistenzialismo quanto sostenuto con soldi pubblici se sono a favore di una primaria necessità, come lo sono i trasporti. E bene ricordere che la stragrande maggioranza dei servizi pubblici, nelle città ad alta densità urbana ma non solo, hanno tra i costi perennemente in rosso proprio quello dei trasporti interni, ma si tratta di un servizio al quale la pubblica amministrazione non può prescindere. vero è che vi sono realtà dove tali costi vengono azzerati o, addirittura, sono in positivo, e qui si parla di biuona o cattiva gestione. Pertanto credo che lo scandalo non alberghi nel fatto che la Regione Sardegna finanzi Tirrenia, ma che Tirrenia mantenga tariffe che nulla hanno a che vedere con la continuità terriotriale. e se Tirrenia e la lobby dei trssporti hanno drasticamente abbassato le tariffe nei due anni di esistenza di Goinsardinia, un motivo ci sarà… il capitale umano in Sardegna c’è, come anche c’è un potenziale turismo che tornerebbe ad ingrassare quelle vacche magre che oggi sono ormai alle ossa. ciò che manca è la capacità (volontà) politica di dare sostanza a questa risorsa.

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