Antigori e l’antica storia dei Sardi [di Maria Antonietta Mongiu]

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L’Unione sarda 11/03/2015. La scoperta di materiali micenei contribuì a cambiare i libri scolastici. Chissà se anche i Micenei chiamavano il “luogo” Cagliari nella versione indigena: Krly (“luogo dei bianchi colli”). Lo facevano le genti del Golfo degli Angeli. Vivevano in luoghi ricchi. Le aree umide regalavano sale e pesci in abbondanza; le foreste selvaggina; le cavità rifugio. I fiumi che alimentavano la laguna occidentale erano navigabili. Nei territori intorno nuraghi, luoghi di culto, tombe dei giganti, accoglievano sardi e mercanti d’oltremare.

Più in là, dalle miniere si ricavavano metalli per manufatti che impreziosiscono musei troppo provinciali, che non fanno ricchi i sardi di oggi perché chi decide sembra afflitto dalla sindrome della “costante resistenziale” che non era dei sardi antichi. La loro civiltà era in dialettica con il mondo e si lasciava contaminare dai fitti scambi culturali e commerciali. I lingotti di rame egeo-ciprioti trovati anche in Sardegna ne erano una spia.

Il primo riscontro, negli anni Settanta, in frammenti micenei da scavi clandestini del nuorese. La conferma eclatante da un nuraghe, accerchiato da ciminiere. Si trova a Sarroch e si chiama Antigori. Dopo interventi clandestini, vi scavò negli anni Ottanta Maria Luisa Ferrarese Cerruti. Vennero in luce molti materiali micenei che contribuirono a cambiare i libri scolastici. La scoperta trovò conferma in molti luoghi della Sardegna.

Un campionario di quella antica potenza sarda è visibile nel volume “La Sardegna nuragica- Storia e materiali”, appena edito. E’ il primo dei “Corpora delle antichità della Sardegna”, finanziati dalla Regione nel 2007 in onore di Giovanni Lilliu, insignito allora del titolo di Sardus Pater.

La SARAS, nel suo 50° anniversario, da lì dovrebbe ripartire. Il restauro di Antigori sarebbe un piccolo risarcimento per una storia troppo a lungo ignorata.

 

 

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