Verso un golpe economico mondiale? [di Raffaele Deidda]

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A leggere il giornale spagnolo Público si è colpiti da inquietudine. Riferisce di essere a conoscenza, tramite Wikileaks, di un negoziato segreto fra 50 paesi per realizzare un accordo commerciale mondiale, al di sopra di regolamenti e normative dei singoli Stati, ad esclusivo beneficio delle società multinazionali.

Se perplessità e opposizioni desta il Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti (Transatlantic Trade and Investment Partnership, TTIP), viste le richieste di aumentarne la trasparenza, di coinvolgere tutti i portatori di interesse, di inserire clausole vincolanti sul rispetto dei diritti umani, oltre a clausole di salvaguardia per la loro tutela, il realizzando TiSA (Trade in Services Agreement) costituirebbe un accordo ancora più antidemocratico di interscambi di servizi tra 50 paesi, che condiziona il 68,2% del commercio mondiale dei servizi. Anzi, sostiene Público, il TTIP è una sorta di cortina di fumo per celare la vera alleanza neoliberista planetaria costituita dal TiSA.

Riguarda le telecomunicazioni, il commercio elettronico, i servizi finanziari, assicurativi, di trasporto, postali, movimenti di persone fisiche, regolamenti nazionali interni, etc. I suoi contenuti sono ancora più segreti di quelli dell’accordo Trans-Pacific Partnership (TPPA) tra Washington e i suoi partner asiatici. Si andrebbe verso la creazione di una rete complessa di norme e di regole pensate per eludere i regolamenti dei singoli stati e aggirare i controlli parlamentari sul mercato globale.

I governi coinvolti nel negoziato segreto del TiSA sarebbero: Australia, Canada, Cile, Colombia, Corea del Sud, Costa Rica, Stati Uniti, Hong Kong, Islanda, Israele, Giappone, Liechtenstein, Messico, Nuova Zelanda, Norvegia, Pakistan, Panama, Paraguay, Perú, Svizzera, Taiwan, Turchia e la Commissione Europea, in rappresentanza dei 28 paesi membri della UE, pur essendo un organismo non eletto a suffragio universale. Tre di questi paesi (Svizzera, Taiwan e Panama) sono, fra l’altro, “paradisi fiscali”.

Inquieta l’intenzione di mantenere il trattato segreto per anni, così da impedire ai governi che lo applicano di rendere conto ai loro parlamenti e ai cittadini, in violazione della Convenzione di Vienna sulla Legge dei Trattati, che richiede lavori preparatori e confronti propedeutici fra esperti e accademici, Agenzie non governative, partiti politici e altri attori. E’ fondato il sospetto che si vogliano rimuovere gli ostacoli alla liberalizzazione mondiale dei servizi finanziari e le restrizioni sui prodotti come i derivati o CDS (credit default swap). Gli stessi che hanno generato la bolla del mercato azionario globale nel 2007-2008, che ha distrutto le basi economiche delle potenze occidentali. Col conseguente salvataggio delle banche coinvolte attraverso l’immissione di centinaia di miliardi di fondi pubblici.

Vi è un aspetto preoccupante, sostiene Público. Chi partecipa al negoziato non solo lo fa in segreto, ma pretende che gli accordi raggiunti lo restino, negando agli organi della sovranità popolare persino la conoscenza delle regole che applicano i governi nelle loro relazioni internazionali. Ciò al fine di soddisfare le esigenze dell’industria finanziaria di Wall Street e della City londinense, oltre quelle delle corporazioni multinazionali.

Il settimanale italiano L’Espresso, insieme a Publico, a The Age (Australia), Süddeutsche Zeitung(Germania), Kathimerini (Grecia), Kjarninn (Islanda), La Jornada (Messico), Punto24 (Turchia), OWINFS (Stati Uniti) e Brecha (Uruguay), in associazione con Wikileaks stanno sul “pezzo” del negoziato TiSA. Sarà per la loro capacità di informazione se il TiSA non avrà la forza di obbligare i governi firmatari a sostenere e ad ampliare la deregolamentazione finanziaria, ad accettare la circolazione di derivati tossici in virtù di accordi segreti. Sarà grazie alla mobilitazione dei cittadini se i loro rappresentanti istituzionali impediranno ciò che si preannuncia come un golpe economico mondiale.

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