Expo 2015 [di Franco Masala]

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C’è anche la Sala Settecentesca della Biblioteca Universitaria di Cagliari nella spettacolare sequenza di immagini che sfila nel Padiglione Italia dell’Expo 2015 di Milano. Su schermi a tutta parete che si moltiplicano nel soffitto e nel pavimento scorrono le straordinarie immagini del patrimonio artistico e naturale del nostro Paese provocando un tripudio di scatti da cellulare che – per una volta – sono ampiamente giustificati.

Il tutto dentro il Palazzo Italia, progettato da Nemesi&Partners e decisamente interessante. Si sviluppa su diversi piani in un continuo gioco di interni ed esterni che testimoniano gli aspetti innovativi di design, di materiali e di tecnologie adoperati, soprattutto nella grande vela che copre l’edificio. Vetro fotovoltaico e campiture geometriche d’acciaio, piane e curve, trovano così il loro apice nel lucernario della piazza interna.

È solo un aspetto della presenza ampia e diversificata dell’Italia alla grande esposizione milanese cui si può aggiungere l’Albero della vita, suggestivo di notte quando suoni e luci accompagnano zampilli e giochi d’acqua sotto il grande ombrello che ripete la pavimentazione stellare della piazza del Campidoglio romano.

Nel Palazzo Italia figura anche una aiuola con il sughero sardo, piccola sezione riferibile all’isola se si escludono le quattro serate di fine luglio decentrate in un locale cittadino e non si sa quanto partecipate dal vero popolo dell’Expo.

Certo la vastità e le sollecitazioni del grande recinto espositivo sono tali da non favorire un giudizio definitivo ma è sicuro che, al primo impatto, l’interesse verso i vari padiglioni privilegi quelli che a una forma attraente uniscono contenuti significativi. Così il semplice ma raffinato padiglione del Bahrain ripete un vero e proprio frutteto che si snoda in modo sinuoso e discreto; o il grande edificio dell’Angola dove un baobab rivela il presente di uno degli stati africani emergenti attraverso legni, immagini, dati statistici, giochi interattivi.

Non mancano momenti spettacolari come l’immenso alveare realizzato da Wolfgang Buttress per il Regno Unito con richiami ecologici, che tengono conto delle agrotecnologie e dell’ingegneria agraria; o le fantasmagorie mediatiche della Corea del Sud sulla tradizione culinaria del paese, richiamata dal gigantesco vaso di ceramica utile per la fermentazione di alcuni piatti tipici.

È ovvio che una tale abbondanza di soluzioni spinga ciascuno a percorrere un proprio cammino a seconda di inclinazioni e interessi. Sicuramente, però, non è possibile tacere della commozione che prende nel varcare il tempio-villaggio del Nepal, tutto in legno, ancor più struggente in quanto inaugurato un mese fa dopo il disastroso terremoto che ha distrutto il paese e interrotto i lavori milanesi.

*Foto di Franco Masala © luglio 2015

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