Ma a Cagliari il problema è solo l’inquinamento? [di Gianni Corbia]

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Cosa accade a Cagliari? C’è un allarme inquinamento? Pare di sì. Lo dice Legambiente, organizzazione poco allarmistica. Che la situazione sia fuori controllo? L’inquinamento in quelle quantità è conseguenza di un’approssimativa organizzazione del traffico (esiste un Piano del traffico?) e di una pianificazione non esattamente ecosostenibile (è stato adeguato il PUC al PPR?). Sarà mai che l’allarme riguardi l’essenza stessa della città che l’amministrazione non capisce?

Nel registro degli allarme l’elenco è lungo. C’è un allarme periferie? Sì. Un giro veloce in auto o a piedi e uno sguardo alle cronache lo evidenziano. C’è un allarme centro storico? Sì. Lo ha detto il Prefetto che ha fotografato quello che i residenti sanno da anni. Invasione di tavolini in ogni buco anche negli ingressi delle case, topi, blatte, sporcizia, orinatoi dove capita, inquinamento acustico, lavori pubblici a caso e nel caos più assoluti, mentre le altre città europee stanno smontando la fasulla economia del cibo spazzatura, del turismo mordi e fuggi, dei B&B abusivi.

Uno sguardo a Barcellona dove il sindaco, vicino a Podemos, ha detto basta al sistema che stava minando la città più ricca della Spagna, in declino rispetto a Milano, Lione, Francoforte con cui formava un quadrilatero economico di eccellenza. Alle quattro si aggiunga Marsiglia che ha colto tutte le opportunità di capitale europea della cultura ed in cui l’investimento pubblico su grandi progetti, firmati da noti architetti, è stata la chiave di volta. Musei prestigiosi e qualità urbana ne fanno un esempio per l’Europa.

Cagliari ha perso con Emilio Floris quell’opportunità. Questo ha determinato la sconfitta della destra ma anche il fallimento dell’attuale amministrazione. La giunta Zedda poteva recuperare l’Accordo Regione e Comune che Floris non volle farsi ratificare. Non lo ha fatto, dimostrando di non conoscere la città e l’accordo che avrebbe emancipato Cagliari dalle dimensioni asfittiche di Delogu e di Floris. Zedda e la sua giunta, più realisti del re, si sono mossi nello stesso solco di mediocrità, ma per la poca esperienza sono stati meno efficienti e più pasticcioni.

Zedda e la sua giunta hanno preferito inoltre recuperare il peggio di quelle amministrazioni, persino quanto era stato accantonato. E’ il caso dei parcheggi nelle mura spagnole, del progetto del Poetto il cui esito è modesto, o della cosiddetta area concerti sant’Elia, dove si poteva rilanciare il Betile approfittando dei governi amici in Regione e a Roma, o dei lavori pubblici condotti con l’ansia da prestazione elettorale piuttosto che con uno scatto in avanti rispetto alla piazzetta Maxia, nei fatti modello per Zedda.

L’assenza di una visione è stata evidente nella vicenda Capitale europea della cultura, persa in partenza, ove si pensi alla testa del gruppo di progetto e ai temi proposti o agli attuali programmi di Cagliari, Capitale italiana della cultura 2015. Lo stato infine in cui versano i luoghi della cultura è all’ordine della cronaca.

Ridurre il tema dell’inquinamento, rimasto costante in questi cinque anni, ad un problema di centraline e di confronto “con l’amministrazione comunale con una posizione costruttiva che portasse alla definizione di un obiettivo credibile e raggiungibile, basato su interventi effettuati principalmente sul traffico motorizzato”, significa fare i gattini ciechi. In altri termini significa non disturbare mai il manovratore e non discutere il tema di fondo che è politico prima che ambientale o paesaggistico.

Significa ammettere che l’amministrazione che governa Cagliari e le forze politiche (quali oggi?) che la sostengono non hanno un’idea di Cagliari per oggi e per il futuro. La loro autoreferenzialità rischia di condannarci ad una giunta di destra o, al più, cinque stelle a meno che il Pd, partito di maggioranza, non si svegli e trovi una via di uscita magari al di fuori del gruppetto che in questi anni non ha percepito quanto stava accadendo.

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