Il generale Leonardo Tricarico attacca: inutili le manovre Nato [di Gianluca Di Feo]

Una esercitazione di truppe appartenenti a paesi NATO in una recente immagine. Una esercitazione su larga scala con centinaia di militari di nove paesi tra cui l'Italia è cominciata oggi tra Polonia, Germania e paesi baltici e proseguirà fino a lunedì prossimo. Lo rende noto la Nato. L'esercitazione 'Steadfast Javelin II' è disegnata per rassicurare i paesi dell'Europa orientale.    Sgt. Christina Dion / HANDOUT / ANSA

L’Espresso 30 ottobre 2015. Mentre in Libia, in Iraq e in Siria proseguono i massacri, in tutto il Mediterraneo la Nato dà vita a un gigantesco wargame chiamato Trident Juncture: per quasi un mese 36 mila militari, 140 aerei e 60 navi di 30 Paesi 
si daranno virtualmente battaglia.

Una colossale esercitazione con ogni genere d’armamento hi-tech che ha indisposto pacifisti e ambientalisti. E che non convince nemmeno un ufficiale di lungo corso. «È un inutile spreco di risorse, che non serve assolutamente a nulla», sentenzia il generale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa, il più autorevole think tank strategico italiano.

Tricarico è stato comandante dell’Aeronautica e poi consigliere militare dei premier D’Alema e Berlusconi. 
Ma soprattutto ha avuto la regia della campagna aerea Nato sul Kosovo nel 1999, l’unico conflitto vinto esclusivamente con l’utilizzo dei raid dal cielo. Un’esperienza che è stata superata dagli insuccessi di quattordici anni di 
lotta contro le insurrezioni islamiste.

«Un’esercitazione per essere definita tale deve operare su uno scenario realistico, quanto più simile a quello in cui ci si può trovare a combattere. È lapalissiano.Altrimenti si tratta solo di uno spreco di risorse ed energie», taglia corto il generale Tricarico. «Il piano di Trident Juncture conta 203 pagine ma non c’è nessun contatto con le situazioni concrete con cui ci 
si è confrontati. Si ipotizza un conflitto simmetrico che io non riesco a vedere all’orizzonte».

Insomma, una guerra tradizionale che può avere un unico avversario: la Russia di Vladimir Putin. «Quelli dell’esercitazione sono scenari ammuffiti, da guerra fredda, che mostra una situazione di sudditanza verso gli interessi statunitensi, a cui aderiscono totalmente i nuovi membri della Nato, come la Polonia e i paesi baltici, e a cui anche l’Italia continua ad accodarsi».

La rilevanza della questione è particolarmente seria per le nostre forze armate: i tagli ai bilanci hanno inciso soprattutto sui fondi per l’addestramento «mentre finiamo per sprecare le poche risorse per una manovra che non ci insegna nulla».

Perché il vero problema a cui la Nato non è ancora riuscita a dare una risposta sono le guerre asimmetriche, quelle combattute in Iraq, in Afghanistan e in Siria. Dove – e lo sostiene un pilota ed ex comandante d’aviazione – lo strumento aereo si è dimostrato inefficace. «Lo si vede anche con i bombardamenti russi a sostegno 
di Assad, non bastano i caccia per conquistare il controllo della situazione. Servono strategie e tattiche nuove, che nessuno sta sperimentando e provando sul campo. E un modello diverso per coordinare azioni militari e politiche, evitando di ripetere la lunga catena di errori commessi fino a oggi».

Tra questi errori Tricarico sottolinea anche l’operazione libica del 2011, dove i jet della Nato hanno spazzato via il regime 
di Gheddafi senza costruire un’alternativa e questo anche a causa delle decisioni autonome prese in quell’occasione da Francia e Gran Bretagna: «Anche oggi in Libia c’è il pericolo di azioni isolate e non concordate da parte di singole nazioni, che inseguono interessi propri. Ma non so a cosa possano arrivare. È una missione praticamente impossibile.

Il potere aereo ha dimostrato di non incidere nei conflitti asimmetrici. E invece di sprecare soldi 
e carburante contro nemici che appartengono al passato, bisognerebbe concentrarsi sulle sfide del presente».

One Comment

  1. fra

    Questo generale però non dice che le guerre oggi sorgono non per risolvere conflitti ma per suscitarli. Produrre e vendere armi è il più grande affare mondiale, che la politica non è in grado di governare, ma che anzi subisce se non favorisce. Vedi la cosiddetta “guerra umanitaria” in Kosovo di cui il generale sembra andare fiero, ma non ci dice a quali terribili conseguenze è stata esposta la popolazione civile.
    Noi invece sogniamo un’alleanza dei paesi del Nord Atlantico per la messa fuori legge della produzione e del commercio di tutte armi.

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