Land grabbing, Gabanelli, Piano Energetico Regionale della Sardegna e altro ancora! [di Sergio Vacca]

fotovoltaico

Domenica 17 ore 22: 45. In attesa delle dirette  sui risultati del Referendum seguo Report sul  risparmio energetico nelle abitazioni e la conseguente diminuzione delle spese di riscaldamento. La trasmissione non ha particolari motivi di interesse fino a quando, nella parte relativa alle fonti rinnovabili, non compare un campo fotovoltaico in Sardegna con intervista ad un industriale di campi di solare termodinamico che magnifica le doti degli impianti da realizzare nell’isola. Lamenta che la Regione non risponde o dà risposte in tempi eccessivamente lunghi. Smentisce l’Assessore regionale dell’Industria, che parla di tempi consoni e magnifica, a sua volta, centrali a carbone e metano.

Il Presidente del Gruppo di Intervento Giuridico, denuncia i danni prodotti dagli impianti fotovoltaici con l’occupazione di suoli, specie di quelli coltivati meno costosi delle aree industriali. Tutte da bonificare ma chissà quando. Un coltivatore dice di campare con gli aiuti comunitari e spera di migliorare la sua condizione  con i proventi dell’affitto dei suoi terreni alla multinazionale che vuole realizzare un impianto di solare termodinamico. Scorrono immagini del suo terreno incolto; cardi rinsecchiti; pecore vaganti; una mano che raccoglie un ciottolo. Il coltivatore demotivato vede nel futuro della sua terra allineamenti di concentratori solari, intervallati da strisce coltivate, larghe venti metri, dove le sue pecore potranno pascolare.

Visioni apocalittiche, che Milena Gabanelli commenta:” La Regione Sarda ha realizzato il proprio Piano Energetico Ambientale, che vorrebbe sviluppare la produzione energetica attraverso l’incremento di impianti basati sulle fonti  rinnovabile, ma  l’unico atto certo è quello della realizzazione di una nuova centrale a carbone”. Corretta osservazione di una contraddizione in termini. Peraltro riscontrata dal FAI, da altre associazioni ambientaliste e da molti esperti che hanno evidenziato i gravi limiti del Piano Energetico Regionale che in trasmissione venivano utilmente sottolineati dalla conduttrice e da un economista. Tra gli altri: centrali a carbone, metanizzazione, gassificatori. Questi, secondo la trasmissione, ad uso dell’Emiro del Qatar padrone della Costa Smeralda, di Meridiana, e di tanto altro che li userebbe per il gas prodotto nel suo paese da stoccare nei porti sardi già massacrati dai Petrolchimici.

La Gabanelli soggiunge “La Sardegna, che  torna al carbone, rifiuta, de facto, le produzioni energetiche  da fonti rinnovabili. Gli impianti una volta cessata la loro vita produttiva possono essere smontati e lasciano i terreni nella stessa condizione nella quale li hanno trovati”. Fine della trasmissione. Ore 22:45 di domenica 17 aprile. Giorno dedicato al Referendum.

Aver chiuso così una trasmissione che tratta un argomento fondamentale per l’isola, non è corretto!  Gli impianti fotovoltaici sono nell’isola land grabbing a fini energetici e non si può lasciare intendere che i sardi rifiutino i benefici che caritatevoli industriali propongono. Sul punto, d’obbligo alcune considerazioni. Le immagini trasmesse tendono a dimostrare, in primo luogo, che si tratti di suoli sassosi. Da quanto visto sono suoli generati su depositi alluvionali, il cui contenuto di scheletro è correlato alla morfogenesi delle formazioni geologiche. La pedogenesi (processi che generano un suolo)  è la sintesi di processi naturali basati sul materiale parentale (rocce o sedimenti) sul quale agiscono nelle diverse condizioni ambientali di una data area; per cui la presenza o assenza di scheletro alla superficie del suolo o nel profilo non è di per se stessa – come sembrava voler accreditare la trasmissione – sintomatico di condizione di degrado del suolo.

Le immagini dei terreni incolti da anni e riarsi, per  condizioni stagionali, accreditano lo stato di terre marginali. Termine coniato da economisti e geografi per adattarlo alle condizioni di vaste aree del pianeta nelle quali si intenda introdurre la coltivazione degli agrocombustibili e fatto proprio dalle multinazionali e dalle classi politiche colonialiste, che praticano il land grabbing o che lo subiscono. Il concetto è prevalentemente legato all’economia, in quanto le motivazioni per giustificare la marginalità delle terre riguardano la presunta positività economica dell’introduzione di quelle coltivazioni (agrocombustibili) o degli impianti energetici, che costituirebbero una fonte di reddito per le comunità locali ed un’alternativa ai combustibili fossili per il mercato.

Peccato che in queste analisi non si tenga conto della biodiversità o dell’immobilizzazione del carbonio, ovvero della produzione alimentare o, nei paesi emergenti, della sopravvivenza di alcune popolazioni. L’obiettivo, nella trasmissione, è parso quello di introdurre il concetto di marginalità delle terre per  accreditare  la sostenibilità economica e sociale degli impianti energetici evidenziando il presunto degrado dei suoli,  certificato con le immagini presentate; e accreditando, in questo modo, l’insussistenza o la irrilevanza degli impatti sui suoli, essendo questi ultimi degradati o marginali.

“Per quanto riguarda l’uso temporaneo del suolo – è sempre la Gabanelli che commenta –  al termine della vita operativa dell’impianto, esso verrà rimesso nelle condizioni preesistenti, attraverso un’opera di  rimozione delle strutture, restituendolo agli usi originari”. Va osservato che l’asportazione del top soil per la realizzazione degli impianti, che richiedono superfici livellate, costituisce una grave forma di degrado in quanto: a) modifica la morfologia del profilo di suolo: b) asporta gran parte della sostanza organica; c) modifica la composizione del biota; d) modifica l’attività enzimatica.

Va inoltre considerato che il compattamento che si determinerà col passaggio ripetuto di mezzi meccanici sui suoli, ancorché ricoperti da strati di ghiaie, ha l’effetto di modificare la circolazione dell’acqua e dell’aria, oltre a gran parte delle funzioni metaboliche che si svolgono nel suolo. In merito, infine, alla realizzazione degli ancoraggi dei concentratori di energia solare, assolutamente necessari per contrastare la spinta dei venti che, spesso con grande intensità,  soffiano in tutta l’isola, si rende indispensabile la realizzazione di  palificate con plinti in cemento armato, profondi non meno di 5-6 metri e adeguatamente dimensionati ed in numero non inferiore a molte decine per ettaro investito.

Come potrebbe essere definita questa se non una radicale modifica della destinazione d’uso delle Terre? Si può considerare azzardato pensare che a fine vita dell’impianto saranno lasciate sul posto soltanto le macerie di un’ attività industriale?

Abbiamo diversi problemi oltre all’inadeguatezza della politica regionali in campo energetico e  dei decisori politici di cui è referente il Piano Energetico Regionale dell’attuale giunta. Intanto la superficialità di chi parla della Sardegna e delle sue servitù di cui quella energetica è tra le più gravi specie se riguarda le cosiddette rinnovabili che nell’isola sono un vero Far West. Spiace per Report e per la Gabanelli di cui tutti apprezziamo la grande precisione. Speriamo che voglia ritornare sul tema

 

9 Comments

  1. fra

    Concordo su tutto

  2. umberto cocco

    Complimenti. Per il disvelamento della trappola delle parole, dei concetti, dei luoghi comuni, anche quando appartengono a correnti radicali, o apparentemente radicali. Quanta letteratura ha rappresentato deserti, per accompagnare la marcia dei colonizzatori? E selvaggi, beduini, da civilizzare. Anche grande letteratura (ci dice Edward Said). E complimenti perché criticare così efficacemente la trasmissione non significa alleggerire le responsabilità della politica regionale, che ne era il bersaglio, anche a sentire gli amici “continentali” che l’hanno vista. Viva il pensiero critico. Che non ce la diano a bere, né il Qatar, né chi ci tratta, con i fondi “sovrani”.

  3. Molto interessante ancorchè specifico per i ” non addetti ai lavori “. Complimenti per aver affrontato con dovizia di elementi un argomento certamente “scomodo”

  4. Orlando Furioso

    Parlare di land grabbing per terreni che non sono coltivati e che i proprietari non vogliono coltivare sembra solo pretestuoso. Questo accanirsi contro le rinnovabili ci ha regalato un piano energetico che si basa solo sul carbone e sul metano. Ma tanto lo sport di dare addosso alle rinnovabili continua, sperando che l’energia arrivi da non si sà dove……….

  5. Pier Paolo

    …E succede di nuovo! Quante volte è già avvenuto questo saccheggio indecoroso della Sardegna? E quante altre volte succederà? E’ troppo facile trattare con persone in difficoltà che devono risolvere problemi di sopravvivenza. Ma la giunta che ha votato la realizzazione di una centrale a carbone è composta da sardi. Come hanno potuto? E’ forse l’unica regione d’Italia che ha progettato un sistema così pericoloso e inquinante.
    Ora tocca ai sardi ribellarsi e da ora in poi sempre più seriamente. Ma a proposito di fonti rinnovabili vorrei che non ci si limitasse sempre solo a criticare e trovare lati negativi, ma a proporre nuove soluzioni. Magari comincio io: e se provassimo con l’eolico ? Ma diffuso in ogni casa, nuova costruzione, palazzo, tetto o terrazzo. Anche alternato al fotovoltaico applicato perfino sulle grandi vetrate con buon risultato estetico. Esistono turbine di tutte le dimensioni, quelle più moderne sono quasi invisibili, silenziose, non inquinano, non richiedono manutenzione, producono di giorno e di notte e durano circa 25 anni. Dovrebbero diventare obbligatorie, almeno in Sardegna dove il vento non manca mai.

  6. Bruno

    Abbiamo chilometri di coste cementificate, centinaia di ettari di territori avvelenati e si rema contro un progetto innovativo che richiede il “sacrificio” parziale di un’area grande più o meno come il parcheggio di un supermercato..!

  7. Francesco Vacca

    Non ho intenzione di aprire una polemica con il nostro amico amante dei poemi cavallereschi, ma data l’accusa di praticare lo “sport del dare addosso” mossa all’indirizzo del prof. Vacca, questo ha acceso subito la mia curiosità.
    Forse il sig. Furioso saprà che non è la prima volta che il prof. Vacca si trova a dover affrontare dibattiti publici, dove sostiene la difesa del suolo contro alcuni lanzichenecchi al soldo di alcune società dell’energia prodotta dal fotovoltaico. In tali occasioni gli esperti pagati da queste società hanno asserito che i terreni identificati per la posa dei pannelli erano composti da un terreno non idoneo ne alla coltivazione ne al pascolo. Il prof. Vacca ha mostrato studi scientifici universitari che confutavano quanto affermato dagli esperti, che sono solo riusciti ad obbiettare contrapponendo i “secondo me” o “i nostri studi dicono che….” (ovviamente non palesati). Insomma nulla di scientificamente rilevante.
    Dunque, la mia curiosità nasce dal fatto che un commento generico, che non riguarda la qualità dei suoli citati, non cita studi sul basso impatto ambientale degli impianti foto voltaici, ma parla solo di presunti atteggiamenti del prof. Vacca, vengano proprio da una persona nascosta dietro l’evidente amore per Ludovico Ariosto. Non ci sarà per caso una persona al soldo delle società del fotovoltaico a brandire la Durlindana?

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