Un articolo 155 severissimo [di Eric Juliana]

minotauromachia

La Vanguardia 22 ottobre 2017. ll Minotauro il 1° ottobre ha dato una incornata nella sabbia. È stato male. Si sentiva umiliato. Tre settimane più tardi, il Minotauro è pronto a rompere le ossa di coloro che l’hanno sfidato.

Lo storico Jaume Vicens Vives ha identificato il Minotauro con il potere, e ha scritto in Notícia de Catalunya nel 1954, nel suo libro più conosciuto: “Il Minotauro è il potere. A volte il potere è mascherato e adotta forme benevolenti e pacifiche (…) Ma questa è l’eccezione. Quando si comporta così viene rispettato. In teoria astratto, è una realtà quotidiana che bisogna sapere come trattare. Ci sono persone che hanno familiarità con il Minotauro e altri che non sanno come gestirlo. Quest’ultimo è il caso storico della Catalogna“.

Durante la prossima settimana verrà messa alla prova la considerazione di Jaume Vicens Vives, intellettuale che avrebbe svolto un ruolo importante nella transizione se non fosse morto prematuramente. Il Minotauro ha un numero tatuato sulla sua fronte: 155.

Il Consiglio dei Ministri ha polverizzato ieri le previsioni di un intervento minimalista sulla Generalitat. Non sarà una laparoscopia indolore. Non sarà “un intervento minimo“, come ha detto venerdì scorso il segretario dell’organizzazione PSOE, Javier Ábalos. Non verranno indette elezioni il 28 di gennaio, come aveva detto, ancora venerdì scorso, la leader socialista Carmen Calvo, interlocutrice in questi giorni della vicepresidente Soraya Sáenz de Santamaría. Anche se Ábalos e Calvo sono persone ben informate sull’accordo PP-PSOE, le loro previsioni non sono state confermate.

Ábalos è il numero due del Partito Socialista. L’ex ministra Calvo, ha visitato in questi giorni i retrobottega della Moncloa perché si possa parlare di trance. Se il venerdì mattina ha annunciato l’applicazione minima del 155, significa che c’è stata una modifica dei criteri nelle ore successive. “Lo Stato non può attuare l’articolo 155 senza avere tutti i mezzi necessari per garantire la sua esecuzione“.

Questa riflessione attribuita in questi giorni a un deputato socialista con una vasta esperienza degli ingranaggi dello Stato e delle fonti dei programmi dei governi socialisti -coinvolto anche oggi alla cucina dei provvedimenti del 155-, può aiutarci a capire meglio la situazione. È stato scelto per rafforzare l’architettura dell’intervento, che avrebbe dovuto inviare un messaggio molto forte alla società catalana e quindi a tutta la società spagnola. La logica profonda dello Stato è stata avviata. È  Il Minotauro.

Non è un intervento minimo. Non ci saranno elezioni convocate dal governo spagnolo nel mese di gennaio. Il termine “massimo” di sei mesi è condizionato, secondo le parole del presidente Mariano Rajoy, al ripristino della “normalità istituzionale“. Ma che cosa è la normalità istituzionale? Chi la certifica? In realtà, l’autonomia catalana può essere sospesa per molto tempo.

La Moncloa ha progettato un intervento totale sulla Generalitat che include la sterilizzazione del Parlamento. Un intervento duro e puro, che il PSOE ha controfirmato. Tensione estrema nel PSC (Partito Socialista Catalano n.d.r.). Il sindaco di Santa Coloma, Núria Parlón, ha rassegnato ieri le dimissioni dalla carica. Il partito Ciudadanos applaude. Il partito di Albert Rivera si considera il vincitore (Ciudadanos, nato a seguito la comparsa di Podemos, è un movimento della destra post franchista n.d.r.). Podemos si schiera contro ed è critico nei confronti del leader socialista Pedro Sánchez, dichiara che sta nascendo il “blocco monarchico“.

Ovviamente, ci sono catalani che sono d’accordo con le misure governative annunciate. Non sono pochi. Ci sono altri catalani, molti, senza essere separatisti, che hanno versato lacrime prima del crollo imminente della Generalitat conquistata nel 1977. L’arena iberica non l’ha mai accettata. Il messaggio scritto nella sabbia è questo: la Catalogna sarà punita. La Catalogna ha sfidato il Minotauro e ne pagherà le conseguenze. Martedì prossimo è il 40° anniversario del ritorno a Barcellona di Josep Tarradellas (presidente in esilio della Generaliat durante il franchismo n.d.r.).

Carles Puigdemont, è un uomo tenace che ha sottovalutato il Minotauro, gli ha lasciato poco margine, ma può ancora evitare il peggio. Può andare al Senato per spiegarsi. Può indire le elezioni la prossima settimana. L’emotività indipendentista chiede una dichiarazione di indipendenza, sogna la resistenza, non si capacita che l’Unione europea veda nella Catalogna un rischio sistemico; ha difficoltà a leggere la realtà dopo cinque anni di propaganda efficace. Un ciclo storico che finisce.

*  Eric Juliana, editorialista e vicedirettore di La Vanguardia.

** Traduzione a cura della Redazione.

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