Un ricordo di Simonetta Sotgiu [di Antonietta Mazzette]

Simonetta

La Nuova Sardegna 5 novembre 2018. Ho conosciuto Simonetta Sotgiu all’indomani dell’approvazione della legge elettorale della Campania che ha introdotto la preferenza di genere per l’elezione dei Consiglieri regionali.

Questa legge è stata l’esito di un lungo processo di cui Simonetta ha fatto pienamente parte e, proprio per questo, voleva che la preferenza di genere venisse rapidamente introdotta anche nella legge elettorale regionale della Sardegna. Condividendo i presupposti culturali, oltre che normativi, insieme abbiamo organizzato un’iniziativa pubblica nella sede più prestigiosa dell’ateneo turritano, l’aula magna, naturalmente con l’appoggio incondizionato dell’allora rettore Attilio Mastino. Mi riferisco al lontano 2010, anche se nell’Isola la preferenza di genere è stata introdotta solo con l’attuale governo regionale

Da allora, ho avuto molte altre occasioni di incontrarla perché il tema della sotto rappresentanza delle donne nelle diverse sedi di governo, come si sa, è ancora ben lontano dall’essere risolto. Nonostante queste difficoltà, dei progressi ottenuti in Italia Simonetta è stata una delle protagoniste più importanti. Ricordo con quale soddisfazione abbia commentato l’approvazione della norma “concernente la parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle società, costituite in Italia, controllate da pubbliche amministrazioni”, entrata in vigore il 12 febbraio 2013 (d.P.R. 30 novembre 2012, n. 251).

Di quella norma è stata non soltanto ispiratrice, ma concreta sostenitrice – è andata in giro per l’Italia ad illustrarne anche in modo non tecnico-giuridico la necessità – perché era convinta che, senza sostegni normativi nel nostro Paese, fosse praticamente impossibile persino incrinare il cosiddetto tetto di cristallo. Prima dell’approvazione della L. 251, soleva ripetermi, è bene che non si accorgano di quanto possa essere dirompente l’introduzione delle quote di genere nei contesti economico-finanziari apicali. E così è stato.

Ora tutti convengono sul fatto che la presenza femminile nei consigli di amministrazione delle imprese a partecipazione pubblica, ha determinato benefici anche in termini di governance, resi evidenti nel corso dell’ultima crisi economica.

Simonetta era convinta che l’assenza delle donne ai diversi livelli di rappresentanza fosse una questione di democrazia, non in senso formale ma sostanziale, e che le conquiste via via ottenute, non sono mai date una volta per tutte, soprattutto in Italia. Non solo perché le specifiche politiche antidiscriminatorie in Italia sono arrivate piuttosto tardi – la prima legge italiana di pari opportunità è del 1991 e il decreto di attuazione è del 2000 -, ma perché, nonostante gli spiragli aperti con la modifica dell’art. 51 della Costituzione, gli arretramenti culturali sono sempre in agguato.

Basti pensare, ad esempio, ai diversi provvedimenti inseriti – all’apparenza in modo innocuo come mozioni – in molti ordini del giorno di consigli comunali (Verona e Roma in primis) contro la legge 194.

Chissà se Simonetta ha ascoltato le parole dell’assessora alla cultura del Veneto in una nota trasmissione televisiva che, difendendo la proposta di legge sull’affidamento paritario dei figli in caso di divorzio, ha sostenuto a gran voce che questa legge è la dimostrazione che il femminismo è stato sconfitto, dai promotori di questa legge of course

Peccato che questa donna si sia dimenticata che, se ora ricopre un ruolo di governo, ciò lo deve innanzitutto a persone come Simonetta Sotgiu. Ma sarebbe riduttivo da parte mia circoscrivere la sua attività al tema delle donne. Simonetta era, anzitutto, una donna curiosa del mondo e interveniva audacemente su molti argomenti, dalla legge urbanistica regionale alle inadeguate politiche sui trasporti, ed è stata l’unica voce pubblica ad esprimere contrarietà per la scomparsa di Scienze politiche di Sassari. Cara, ci mancherai.

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