Trasporti in Sardegna: fermi in ordine sparso [di Francesco Sechi]

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Sono passati oltre 20 anni da quando, con la legge n.422/97, l’Italia recepiva le direttive della Comunità Europea che impongono, ai paesi membri, la cessazione degli affidamenti diretti “in concessione” per i servizi di Trasporto Pubblico Locale (quindi anche per le reti gestite dalle nostre aziende ARST, CTM, ATP Sassari, ATP Nuoro, ASPO Olbia e numerosi vettori privati), per passare alle procedure ad evidenza pubblica (gare) regolati attraverso opportuni contratti di servizio.

Otto anni dopo, la Regione Sardegna recepiva a sua volta la normativa nazionale attraverso la Legge Regionale n.21/2005, la quale, tra le altre cose, individuava le competenze in materia di trasporto pubblico da trasferire agli enti locali (Provincie e Comuni) per i servizi di trasporto svolti negli ambiti di propria competenza.

Ci pensino Province e Comuni (oggi anche la Città Metropolitana) a pianificare i propri servizi e ad espletare le gare per l’affidamento dei servizi alle aziende migliori sul mercato, si diceva sostanzialmente nella legge, la Regione trasferirà loro i fondi per finanziarli.

Nel 2007 l’Europa, pubblica il Regolamento (CE) n.1370 il quale stabilisce che l’aggiudicazione dei servizi di trasporto pubblico, attraverso le procedure di gara pubblica, debba essere fatta entro il 3 dicembre del 2019, dando quindi ben 12 anni di tempo alle amministrazioni per potersi gradualmente adeguare ad un regime molto differente da quello di oligopolio consolidato derivante dalle concessioni dirette.

Lo stesso Regolamento n.1370 lascia aperta la possibilità di poter affidare i servizi ad aziende cosiddette “in House”, ovvero quelle sulle quali l’ente concedente esercita un controllo analogo a quello che esercita sulle proprie strutture ma a condizione che tali affidamenti siano debitamente giustificati un anno prima (quindi almeno entro il 3 dicembre di quest’anno) secondo i principi di efficienza ed efficacia; è implicito dire che l’azienda a cui si dovessero affidare i servizi in house debba godere di piena salute ed essere in grado di gestire i servizi in maniera efficiente tanto quanto sarebbe  in grado di fare un’azienda presente nel mercato, a cui comunque spetterebbe l’obbligo di dover utilizzare il personale oggi impiegato.

Dei 12 anni previsti per il regime transitorio di preparazione ed esecuzione della gare ne sono oramai passati 11 e manca un anno alla scadenza fissata per dicembre 2019. Nel frattempo che cosa è successo? Come si è preparata la Regione a far fronte al cambiamento?

Stando alle notizie pubbliche e all’ultimo grido di allarme lanciato dall’ARST, verrebbe da dire che siamo grosso modo al punto di partenza; una società consulente della Regione ha studiato diverse ipotesi di Bacini di mobilità (propedeutici alla pianificazione dei servizi da affidare a gara) di cui non si è poi saputo più nulla, qualche consiglio comunale ha affrontato il problema in aula senza mettere alcuna pressione alla Regione, i 17 Sindaci della Città Metropolitana di Cagliari reclamano ciclicamente lo slogan “CTM per tutti” (salvo stringere accordi ‘pesantissimi’ con ARST per la rete tranviaria) ma non fanno alcuna battaglia per il trasferimento delle competenze previsti dalla legge 21/2005; la Regione continua ad avere in mano tutta “la grana” (sia nel significato di malloppo che di problema).

Ma se per la politica sembra che il tempo si sia fermato al 2005, nella realtà il tempo è inesorabilmente passato e sta inesorabilmente passando, gli autobus continuano ad invecchiare, le aziende sentono il peso del futuro ignoto e dei conti che non tornano.

L’azienda ARST ha appena resa pubblica la sua crisi operativa (oltre 9 milioni di perdita nell’ultimo esercizio) chiedendo a gran voce almeno 500 autobus nuovi che essa non è in grado di comprare con le proprie risorse, che opera con mezzi che in alcuni casi hanno raggiunto percorrenze di 5 milioni di chilometri e dove ci piove dentro, quando non si fermano in mezzo alla strada.

Un gigante in piena crisi, periodicamente rifinanziato dalla Regione con vagonate di milioni, unica azienda che, forse, potrà avere affidamenti diretti, ma che intanto ha il via libera da Regione e Comuni interessati per appropriarsi della “polpa” delle direttrici urbane più forti attraverso le linee di “metropolitana leggera” rischiando di affossare altre aziende in piena salute destinate così a scomparire (CTM in primis).

Tutti fermi in ordine sparso, verrebbe da dire, tanto poi la leggina che aggira le norme europee, nazionali e…..regionali….la troveremo, la leggina che, come già da molti anticipato, “metterà in sicurezza le Aziende” con tanti saluti alla volontà di garantire servizi di trasporto migliori a costi più bassi, e senza curarsi dei ricorsi che certamente pioveranno da parte di altre aziende, extra regionali, che da anni attendono di poter partecipare alle gare candidandosi a gestire i servizi di trasporto locali in maniera più efficiente ed efficace, così come vogliono i cittadini prima ancora che l’Europa.

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