Firenze, Venezia e altri luoghi [di Franco Masala]

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Venerdì 4 novembre 1966  – e quindi 52 anni fa – Firenze si risvegliava sommersa dalle acque dell’Arno e impotente in una giornata che allora era ancora festa nazionale. Sgomento rabbia disperazione senza avere cognizione reale di ciò che stava capitando: acqua, luce, telefono, tutto era bloccato. Soltanto la mattina successiva, a diluvio placato, si poté uscire e trovare una città in ginocchio, colpita da un evento “naturale”.

Poche vittime, fortunatamente, ma migliaia di case, di negozi, di esercizi pubblici con danni indicibili. Opere d’arte perdute o danneggiate “utili” per stimolare la ricerca di tecniche di restauro innovative e d’avanguardia.

Nello stesso giorno Venezia era quasi completamente sommersa dall’acqua del mare Adriatico in tempesta. L’alta marea destinata a decrescere secondo le consuete norme astronomiche non si ritirò, causando un travaso immane d’acqua dentro la laguna che non riusciva più a espellerla. La demarcazione tra mare e laguna non esisteva più e superava anche la fascia costiera facendo entrare acqua dappertutto. Era quell’”aqua granda” divenuta poi anche il suggestivo e tragico spettacolo di Filippo Perocco che aprì la stagione lirica della Fenice nel cinquantenario del disastro.

Tutto eventi eccezionali che come la tragica alluvione del Polesine del 1951 cadenzavano la storia del territorio italiano con lunghi intervalli. Intervalli che da anni a questa parte sono divenuti una continuità che come le macchie di leopardo colpisce ora questa ora quella zona del Bel Paese che, evidentemente, non ha ancora provveduto a mettere in sicurezza un territorio fragile e, in certi luoghi,  sovrappopolato.

E dobbiamo piangere altri morti, dobbiamo lamentare la mancata attenzione al territorio, dobbiamo “scoprire” la miriade di costruzioni abusive. Ciò che dimostra come la prevenzione rimanga ancora una priorità non risolta per catastrofi un tempo eccezionali e divenute ormai troppo frequenti.

Saprà il “governo del cambiamento” invertire finalmente la rotta e capire l’importanza del controllo e della cura del territorio?

 

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