Una sassarese colta, rigorosa, piena di passione [di Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu]

Dinamo

La Nuova Sardegna 5 novembre 2018. Simonetta Sotgiu è morta da attivista come è vissuta; stavolta  condividendo la battaglia del Comitato per l’insularità in Costituzione, fuori da schieramenti perché, pensava con noi, si potesse parlare con voce di sardi e così inerire di più nell’opinione pubblica.

Proveniva dal colto e consapevole milieu sassarese che ha espresso classe dirigente perché sapeva miscelare un alto senso delle istituzioni, solida cultura, impegno per gli esclusi, e un militante amore per la Sardegna. Un idem sentire che abitava, indistintamente, le diverse sensibilità politiche di quella Sassari che, fino ad avantieri, abbiamo conosciuto con un ruolo dirigente e una funzione di leadership per tutto il nord Sardegna.

Non di quell’altra autoreclusa nella cintura daziaria, tentata dalla trappola dell’antagonismo verso la città capitale, indizio di chi si esclude piuttosto che interrogarsi.

Simonetta Sotgiu ne parlava senza indulgere in rimpianti e nostalgie che pietrificano e inibiscono il futuro. Si trattava di una Sassari borghese e, al contempo, popolare in cui il sardismo era costitutivo. Sassari che non escludeva dall’istruzione quel merito che è stato formidabile ascensore sociale di una parte della sua classe dirigente. Comprese le donne.

Non aveva escluso Eva Mameli o Flora Sini, Franca Bergamini, o Caterina Virdis, tra le tante, colte e intelligenti, che la città ha espresso e di cui sono state la trama. Figlia di Bartolomeo, sardista convinto e in rapporti con Emilio Lussu, amava dire, citandolo, che lo Statuto era come scambiare un gatto con la tigre che sarebbe dovuto essere.

In attesa che venga riscritto ci auspicavamo insieme che il reinserimento dell’insularità in Costituzione venisse colto dalle classi dirigenti sarde come opportunità di ridiventare protagoniste, assumendosi, finalmente, la responsabilità di non autoassolversi sempre.

Donna rigorosa e determinata, capace di oltrepassare la superficie delle cose, aveva chiari gli obiettivi da realizzare. Sassarese ma senza sciovinismi, di solide basi storiche e filosofiche perché allieva di Eugenio Garin a Firenze, Consigliera di Cassazione e tra le prime a vincere il concorso in magistratura, inaccessibile alle donne fino al 1963 e pertanto cofondatrice dell’Associazione Donne Magistrato.

Avrebbe gradito che dicessimo che era femminista nel senso che agiva per eliminare le condizioni ostative all’affermazione delle donne nelle istituzioni, nel lavoro, nella società. Antesignana con Tina Anselmi, Tina Lagostena Bassi, Alma Capiello della battaglia contro la violenza sulle donne riuscendo a cambiare quel delitto, considerato contro la morale, in delitto contro la persona.

Riferimento delle donne impegnate a denunciare le molestie, comprese quante rubricate da alcuni in veniali degenerazioni del “corteggiamento”, e stereotipi di tal fatta. Memorabile l’opposizione alla “sentenza jeans”, da un paio di jeans indossati da una donna stuprata che sarebbe stata consenziente per la difficoltà a sfilarli senza il suo contributo attivo.

Come Nereide Rudas diceva che era necessario che le donne parlassero con voce di donna. Alcune, troppo poche, lo fanno prendendosi l’autorità necessaria senza aspettare che qualcuno glie la deleghi. Lei lo ha fatto sempre. Nel Comitato per l’insularità abbiamo avuto il privilegio di conoscere la qualità del suo pensiero e della sua azione. E’ stato facile discutere di identità, diritti, insularità ogni volta che ci ha messo a disposizione competenze, passione, e la memoria dei suoi preziosi ricordi.

La sua visione della Sardegna era consapevole dei limiti per uno Statuto debole ma pure per l’indebolimento e la scarsa selezione delle classi dirigenti. Le siamo grati per averci concesso un pezzo di strada insieme. La sua intelligenza e la sua persona  ci hanno arricchiti e il Comitato non la dimenticherà mentre, anche in suo nome, proseguiamo una battaglia che è solo all’inizio. Un pensiero alla sua famiglia e alle donne che l’hanno vista come maestra.

*Roberto Frongia Presidente Comitato per l’insularità in Costituzione  – Maria Antonietta Mongiu Coordinatrice Comitato scientifico per l’insularità in Costituzione

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