L’Italia che vince [di Franco Masala]

Passerà alla storia la fotografia che mostra un abbraccio tra due persone ricoperte dal tricolore italiano. L’evidente richiamo a Les amants di René Magritte (1928) non sposta di una virgola l’emozione che trasmette.

Sono, infatti, due ragazzi che sembrano nascondere pudicamente la loro gioia per il successo nelle gare olimpiche: Lamont Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi hanno vinto a una manciata di minuti di distanza l’uno dall’altro un titolo ambitissimo alle Olimpiadi di Tokyo 2020 alias 2021.

Jacobs è il primo italiano – nei 125 anni di Olimpiadi moderne – che non solo entra nella finale dei 100 metri, gara “regina dell’atletica” ma la vince con una sicurezza invidiabile. Si è abbastanza cresciuti per ricordare l’exploit del tedesco Armin Hary alle Olimpiadi di Roma 1960 (primo a correre la distanza in 10” netti) ma la presenza di un italiano sul podio anni e anni dopo per 9’’80 rende tutto ancora più esaltante. Che poi si tratti di un ragazzo nato nel Texas da padre afroamericano ma di madre italiana e italiano a tutti gli effetti quasi dalla nascita è la ragione in più per esultare sul risultato.

Più sofferta la storia di Tamberi che appena cinque anni fa dovette assistere – e non partecipare – alle Olimpiadi di Rio de Janeiro a causa dell’infortunio alla caviglia sinistra che lo mise fuori gioco per diverso tempo. E ha suscitato simpatia la presenza della sagoma di gesso portata in pedana quasi a testimoniare la rinascita di un grande atleta.

Poco importa che la medaglia d’oro sia condivisa – come da regolamento – con Mutaz Barshim (Qatar) per aver segnato la stessa misura nel salto in alto senza penalizzazioni (2,37 m). Rimane l’impresa che ha scatenato la gioia dell’italiano, incontenibile nel saltare, correre, urlare per comunicare al mondo ciò che aveva appena fatto. Ancor più commovente la dedica “ciao, mamma” che il labiale ha comunicato in diretta alla madre visibilmente emozionata.

Quanto risulta posato Jacobs (26 anni e già padre di tre figli!) tanto è più estroverso Tamberi (con i capelli e il look personalissimi, questa volta abbandonati) ma ciò che li accomuna è la doppia vittoria in una notte calda d’agosto a Tokyo per di più in una disciplina – l’atletica leggera – che spezza finalmente l’onnipresenza del calcio come sport nazionale (?) e porta l’attenzione verso campioni che giorno dopo giorno hanno messo in discussione se stessi fino all’esito finale.

Ciò chiude tutte le polemiche pregresse – Olimpiadi sì, Olimpiadi no. Rinvio sì, rinvio no. Pubblico sì, pubblico no. – e concede qualcosa alla retorica: è l’Italia che vince, soprattutto in uno dei momenti più bui della sua storia.

*foto Rai2 ©

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