Toponomastica femminile. Memoria del femminile nella toponomastica antica della Sardegna. E’ curioso come i toponimi antichi celino informazioni altrimenti dimenticate sul piano storico-culturale. Spesso gli antichi nomi di luogo sono stati obliati, deformati, sostituiti, assieme alla loro portata linguistica e semantica. In questa spazio, mi riserverò di ricordare alcuni toponimi antichi della Sardegna, che serbano memoria del femminile in epoche remote, attraverso il nome stesso o nelle implicazioni culturali di cui sono rivelatori. Attraverso l’onomastica è infatti possibile ricostruire una flebile storia delle donne o un immaginario delle stesse, grazie all’indispensabile supporto e alla comparazione di dati storici, archeologici, geografici, antropologici o religiosi.
Il primo caso che esaminerò sarà l’antico toponimo Feronia, un nome “viaggiante”, che testimonia una rete di relazioni geo-storiche tra l’Italia e la Sardegna antiche, ed è portatore di valori religioso-cultuali al femminile. Tale nome si riscontra nell’opera geografica di Claudio Tolomeo, come poleonimo sulla costa nord-orientale della Sardegna: Φηρωνία (πόλις) (Phērōnía pólis) / Feronia (oppidum) (Ptol. III 3, 4). Il toponimo è stato identificato con un antico insediamento alla foce del rio Posada, ai piedi della collina su cui è sorto nel Medioevo il centro omonimo (Castello della Fava). Nella più recente cartografia storica della Sardegna – cf. Tavole di Licinio (1550), Blaeu (1640) e Levanto (1664) -, compare una seconda volta il toponimo Feronia, in caratteri latini, per una località genericamente segnalata sulla costa sud-occidentale della Sardegna, tra Nora e Chia, ma sempre presso un estuario fluviale, forse identificabile con Cala Ostia.
La presenza del nome di una divinità femminile italica nella toponomastica antica della Sardegna è un indicatore culturale interessante sulla presenza di tale tipo di culti sull’isola. La dea Feronia, infatti, era celebrata, nella penisola italica, come arcaica divinità della Natura, protettrice dei boschi e delle messi, preferibilmente presso sbocchi fluviali. Si tratta pertanto di un’antica divinità pre-cereale, passata a protettrice dei prodotti agricoli, garante dello scambio degli stessi attraverso le naturali vie di comunicazione, quali erano fiumi e mare. A questa sono associati simbolici riti di cambiamento, compiuti attraverso cerimoniali delle acque, quali erano quelli di guarigione, affrancamento e liberazione di rifugiati. La dea, onorata in ambienti etruschi e osco-sabellici, fu assimilata dai Romani alla Iuno latina, mentre in Magna Grecia più spesso all’omologa Hera, dee che erano spesso in confluenza funzionale con Venere e Afrodite.
In ogni caso, il nome di Feronia, d’etimologia oscura, appare come un teonimo d’importazione nella Sardegna romana. Lo stesso potrebbe essere stato trasferito come toponimo da gruppi italici, d’incerta provenienza. Il nome porta a ipotizzare una sua introduzione nell’isola da parte di membri devoti alla dea, forse appartenenti a classi sociali d’origine straniera, magari di condizione servile o mercenaria, approdati con finalità emporico-coloniali, in ascesa socio-economica e alla ricerca di una propria autonomia politica e civile.
Non è da escludere che il suo culto, pur introdotto in simili circostanze in Sardegna, potrebbe essersi innestato su quelli di divinità affini, precedentemente adorate nel territorio insulare, come la Gran Madre o la fenicia Ashtar. L’ipotesi è plausibile sulla base del fatto che, sia il sito di Posada, che la costa sud-occidentale dell’isola, presentino forti tracce archeologiche di frequentazione neolitica e nuragica, ma soprattutto fenicio-punica, motivo per cui non è da escludere la possibilità di un sincretismo di culti femminili analoghi, assai diffusi tra le comunità indigene e quelle semitiche, e senz’altro tra quelle italico-romane, come il nome analizzato rivela.
In conclusione, si potrebbe affermare che questo teo-toponimo è, a suo modo, un testimone dell’immaginario preistorico e storico, relativo al femminile, nelle società antiche del Mediterraneo, dell’Italia e della Sardegna. La donna appare concepita, oltre che come forza generatrice e nutrice, anche come negoziatrice e intermediaria, in quanto garante di importanti passaggi biologici e socio-economici. L’ubicazione di Feronia, preferibilmente presso località di passaggio delle acque, conferma simbolicamente il ruolo delle donne come mediatrici tra vita – morte – rinascita, tramite l’elemento liquido.
*Insegnante. Toponomasta
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