Lettera aperta a Francesco Pigliaru, massima autorità della Sardegna [di Sergio Vacca]

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Signor Presidente,
da tempo, anche per onorare il mio passato di professore di Scienza del Suolo all’Università di Sassari, seguo con attenzione le attività di molte imprese nazionali ed estere che da alcuni anni invadono la Sardegna per realizzare impianti di energie rinnovabili, che tuttavia determinano un alto impatto ambientale tanto da essere mistificatorio continuare a chiamarle tali. Credo inoltre che non le siano sfuggite le polemiche relative alla proposta di realizzare, come opere di interesse pubblico, attività di esclusivo uso privato o le dichiarazioni del Procuratore della Repubblica di Cagliari sulle infiltrazioni in Sardegna della malavita organizzata nel settore delle rinnovabili.

Mi permetta, Signor Presidente, di citare testualmente, una frase contenuta nel parere pro veritate degli avvocati della società Energogreen Renewables SrL, che vorrebbe realizzare impianti di solare termodinamico nella piana di Campu Giavesu, di S. Lucia di Bonorva, a Gonnosfanadiga e a Villasor-Decimoputzu. “L’autorizzazione e la costruzione dell’impianto di Flumini Mannu e di quello gemello di Gonnosfanadiga, che sono le due prime centrali solari termodinamiche a scala commerciale da 55 MWe mai costruite in Italia è necessaria per poter partecipare alle gare internazionali che vengono bandite annualmente nel mondo per questo tipo di impianti per valori complessivi di miliardi di euro“.

Vede, Signor Presidente, questa affermazione è assolutamente emblematica della considerazione per la Sardegna di gran parte delle classi imprenditoriali italiane e internazionali  che con l’isola si relazionano, ma anche delle classi dirigenti e dei decisori della nostra isola. Mai come in questo caso è valida l’espressione che mi i permetto di riportarle “pitta la legna e portala in Sardegna”, che dà il senso di quale considerazione godiamo e di quanto poco noi stessi ci prendiamo sul serio.

Quale potrebbe essere l’interesse della Sardegna a far realizzare sul proprio territorio impianti che non hanno alcun significato per il soddisfacimento del fabbisogno energetico dell’isola? NESSUNO.

Non le sfugge certamente, Signor Presidente, che la produzione energetica della nostra isola è fortemente eccedentaria rispetto ai fabbisogni. E non è neppure il caso che le riporti le statistiche più recenti sul rapporto produzione/fabbisogni che potrà rilevare nella bozza di Piano Energetico Regionale che è dato di conoscere.

Ciò che mi preme sottolineare e, conseguentemente, portare alla sua attenzione è il danno che si creato e che si creerà, permanente ed irreversibile per il territorio, particolarmente per gli aspetti relativi ai suoli ed ai paesaggi. Una forma di Landscape grabbing per le speculazioni di società private, che intendono presentare il proprio pedigree industrial-energetico nelle gare internazionali del valore di miliardi di euro. Un costo che l’isola non può sopportare. Il tutto, peraltro, con arroganza e profonda ignoranza dell’ambiente in primo luogo, emersa in ogni punto dei progetti fin qui autorizzati e previsti.

Ma qualcosa di altrettanto subdolo, Signor Presidente, è rappresentato dalle cosiddette serre fotovoltaiche, sorte in numerose parti dell’isola in profondo spregio ai dettami del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio. Un vero ossimoro. Si sottraggono aree all’agricoltura per consentire a privati, spesso multinazionali, di fare profitti a nostro carico, senza nulla concedere ai territori nei quali insistono e alle rispettive popolazioni.

Non diversamente profondi per i nostri paesaggi sono i disastri derivati dalle autorizzazioni che vengono concesse dagli Uffici di tutela del Paesaggio ex articolo 146 del citato Codice per la realizzazione di impianti eolici da 59,99 Kw che dovrebbero essere sottoposti a VIA per una Sentenza della Corte Costituzionale. Risulta che gli Uffici siano subissati di domande di impianti che invaderanno i nostri territori ancor più di quanto è successo in questi ultimi anni. Il paesaggio sardo ne risulterà sfregiato per secoli. Che responsabilità signor Presidente!

Si temono inoltre ulteriori sfregi dalle ventilate infrastrutturazioni derivate dalla sbandierata metanizzazione dell’isola con navi gasiere e “riconversioni” in aree già profondamente offese nel paesaggio e nella salubrità per le popolazioni residenti.

Mi permetto di domandarle, Signor Presidente, la Regione Autonoma della Sardegna, che tante importanti battaglie ha fatto nei confronti dello Stato per riaffermare la propria autonomia, per rivendicare il ruolo del Governo regionale su tutte le materie che caratterizzano la specificità della Regione, la cui autonomia è sancita e garantita dalla Carta Costituzionale, perché non rivendica il proprio fondamentale ruolo nella gestione del territorio e nella tutela del Paesaggio? Perché non agisce le competenze che ha e che disattende tanto palesemente?

Metta su questo tema le stesse energia e competenza che mette nel rivendicare la diminuzione delle servitù militari o il no alla servitù del nucleare.

Le strade vi sono, occorre percorrerle. E’ ancora in tempo. I territori e le popolazioni la sosterranno in questa battaglia. Altrimenti procederanno con le organizzazioni di cui sono capaci e che già oggi stanno dando risultati nella presa di coscienza che l’energia, il paesaggio, la salute riguardano l’attuale comunità regionale ma anche le future.

Pertanto signor Presidente è necessario adire ad una visione futura della Sardegna in cui Piano Energetico Regionale, Progetto Industriale, Progetto di Sviluppo Agricolo, Piano Paesaggistico Regionale procedano all’unisono avendo il paesaggio e l’ambiente a fondamento dello sviluppo

*Geologo già professore di Scienza del Suolo, Università di Sassari. Esperto del Fai Sardegna

5 Comments

  1. giuseppe anedda

    Tutto condiviso su quanto dettato da dottor sergio vacca,e mi auguro che il presidente pigliaru ne faccia tesoro e trovi tutto quel coraggio per mettere in atto.Una piccola considerazione su un’osservazione da lui fatta circa le serre fotovoltaiche ,che prendono terreno all’agricoltura e che nulla hanno dato in cambio alle zone.le faccio un esempio,quando a ORROLI VENNE COSTRUITA LA DIGA SUL FLUMENDOSA E CREATO L’INVASO DEL MULARGIA,vennero confiscati(termine giusto) per una miseria tantissimo terreno che prima era sempre coltivato a cereali ed erano le fonti di sussistenza per la maggior parte delle famiglie orrolesi.Ebbene cosa ha avuto in cambio Orroli,un po di lavori e qualche morto,oltre ad un impatto ambientale,che in quel periodo era dato per soddisfacente,ma che invece si e rivelato un vero boomerang.La regione sarda si e impegnata per farci avere l’acqua di irrigazione per la piana orroli-nurri e dopo 20 anni non e ancora ultimato,anche grazie ai sindaci che si sono succeduti,in modo molto compiacente con l’ente flumendosa,,,e lei lo sa essendo stato commissario di quell’ente,oltre che aver partecipato con altri suoi colleghi alla redazione del piano delle aacque e lo studi dei suoli..Orroli meriterebbe di avere l’acqua,e uno sconto sul prezzo dell’energia elettrica,che la regione tanti soldi intasca nella produzione di energia,ed uno sconto sul consumo dell’acqua.Se un giorno avremmo amministrazione capace di pensare gli interessi del paese ,forse riusciremo a vincere una battaglia che non è stata mai iniziata

  2. Salvatore Angelo Todde

    Quello che racconta il Prof. Vacca ( il mio caro amico Sergio) é tutto vero.

    Stanno continuaando a scippare la Sardegna delle sue risorse per biechi scopi.

    Sulle battagle fatte per l’ autonomia della nostra Isola avrei qualche perplessità; Quelle vere non sono state mai fatte. Posso accennare alla fiscalità, alle servitù militari, alla svendita delle industrie decotte preda sempre dei soliti furbi, ai trasporti e in ultimo alle quote d’ aria dei nostri boschi ( protocollo di Kyoto). Chi le gestisce? Chi le commercializza?
    Il fatto é che la Sardegna ha sempre abbaiato ma non mai morsicato nessuno. Perché? Siamo sempre stati servi e anche dopo “l’ Autonomia” abbiamo fatto finta di incazzarci ma il giorno dopo andavamo a Roma a piattire le elemosine. Suvvia….. la classe politica sarda é sempre stata asservita ai poteri centralistici dello Stato che nessun Presidente e Consiglio regionale hanno mai messo in dubbio. Purtroppo quelli lì li abbiamo messi noi… Teneteveli !!

  3. Michela Pilicchi

    Grazie

  4. Francesco Mura

    Il proff. Vacca ,con la competenza e le capacità professionali che lo distinguono, lancia un allarme assolutamente fondato e urgente.
    Capita , ad esempio, di leggere sulla stampa la pubblicità di una ditta Spagnola ,la quale pubblicizza il suo investimento nelle fonti rinnovabili in Sardegna ,come l’ impiego meglio remunerato per
    l’ impiego di capitali puri.
    Costa niente venire in Sardegna e occuparne il territorio per i propri fini speculativi . Fini quasi sempre contraddistinti dal saccheggio del territorio e dall’eredità di una devastazione ambientale inaccettabile . E’ una storia vecchia di secoli purtroppo, viva oggi più che mai.
    In Sardegna sono finiti gli impianti industriali rifiutati nelle altri parti del mondo.
    Polo industriale del Sulcis, raffinerie di Petrolio, risorse minerarie a Furtei , polo industriale di Macchiereddu e del Nord Sardegna tanto per fare degli esempi a braccio .Sul polo industriale di Ottana, mi sorregge il ricordo dell’intervento del Dr.Gino Morosi ,responsabile del settore inviato da Bruxelles , con il compito di scongiurare l’impianto di Ottana in quanto destinato a sicuro fallimento .Causa dell’eccedenza produttiva europea e mondiale delle fibre . Non venne ascoltato dai politici locali di allora che ne imposero la realizzazione. Di questi errori ,di queste profonde ferite ambientali, i Sardi dovranno pagare le conseguenze per generazioni.
    Non parliamo poi delle decisioni imposte sulle servitù militari . La Sardegna le subisce in ragione del 63% su scala Nazionale. Anche questi territori presentano delle allarmanti conseguenze ambientali e sanitarie.
    Proviamo ora ad immaginare se tutto ciò venisse imposto al Trentino o alla Sicilia .Cosa succederebbe?
    Noi sardi dovremmo seriamente riflettere su cosa siamo. Accettiamo ogni ingiuria dai venditori di perline colorate consentendo loro di occupare la nostra terra . Continuiamo ad ammazzarci tra di noi per un confine incerto di un tancato o per uno sconfinamento di un gregge al pascolo. Accettiamo che persone discutibili monopolizzino i trasporti tra la Sardegna e il continente senza tentare una anche pallida difesa. Accettiamo pavidamente che i politicanti Nazionali escludano la Sardegna come territorio metropolitano dell’Italia. In pratica viene sancito (confermato) il fatto di
    una colonia Sarda .
    Un popolo senza terra non è più nulla , e, questa terra e le sue indubbie bellezze e potenzialità di produrre ricchezza sarà di giorno in giorno più ambita .
    Per i Sardi si prospetta l’asservimento ,l’espulsione e la diaspora ?
    Personalmente credo solo nel cambio culturale l’evento salvifico di un destino prossimo venturo
    non certo allettante. Sarebbe splendido vedere una unità di intenti dei sardi sulle cose che riguardano il loro presente e il loro futuro.
    Magari una nuova idea della politica ,con una direzione ispirata dalla famosa massima di W.Curchill: “il politico ha come orizzonte le prossime elezioni, lo statista guarda alle future
    generazioni”.

    Grazie per il suo intervento Prof. Vacca.

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